Gli sfollati della tendopoli del Globo: "Vogliamo rimanere nel nostro territorio"
L'Aquila 12 set 09 - L’assemblea si è aperta con un intervento di Sara-Vegni( comitato 3e32), che ha rimarcato che il famoso mese di Settembre è arrivato e che i nodi stanno venendo al pettine. Sara ha parlato dei fatti di Piazza d’Armi, delle 48 ore di preavviso sullo smantellamento del campo e sull’arbitrarietà e confusione che hanno caratterizzato l’assegnamento delle nuove destinazioni. Nel contesto di una resistenza allo spopolamento dell’Aquila, e del fatto che molta gente sta venendo mandata fuori dal comune, Sara ha sottolineato l’importanza della comunicazione e della necessità di fare fronte comune per evitare che ciò che è successo si ripeta al Globo.
A questo punto, un partecipante all’assemblea ha chiesto a gran voce, e con l’approvazione di molti altri, quali fossero le proposte concrete che i comitati erano venuti a portare all’assemblea. La risposta di Sara è stata: le soluzioni bisogna trovarle insieme, e i comitati in quanto tali non hanno le soluzioni in mano. Lo spopolamento va resistito, anche a costo di occupare le case sfitte.
La reazione dell’assemblea è stata di continuare a chiedere “proposte concrete”, e al contempo di denunciare la presunta “strumentalizzazione politica” che animerebbe l’azione dei comitati. “Voi venite qua a fare i maestrini e dirci cose che già sappiamo”, ha detto una signora, “che avete fatto fino ad ora” ha chiesto un altro, e “se voi foste gente seria avreste portato il sindaco”, ha aggiunto qualcun altro ancora.
Mentre la situazione degenerava, Ettore( comitato rete Aq ) è riuscito a prendere la parola e a fare due “proposte concrete”: richiedere un calendario preciso dei tempi di smantellamento del campo e di essere informati sulle destinazioni future con almeno due settimane di anticipo, in modo da avere il tempo da organizzarsi e eventualmente contestarle. Ettore ha anche proposto, in caso di assegnazioni fuori dal comune dell’Aquila, di richiedere moduli abitativi removibili. “Non ci si sposta dalla tendopoli finché non si trovano sistemazioni all’Aquila per tutti”, ha concluso Ettore, rimarcando l’importanza del coordinamento fra campi e di un’azione comune.
“Aspettiamo prima di muoverci, vediamo cosa succede” ha urlato qualcuno, accompagnato da un generale mormorio di fiducia per l’operato della Protezione Civile. Ettore ha ripetuto il riferimento all’esperienza di Piazza d’Armi, consigliando di non farsi trovare impreparati.
Roberto Aloisio ( comitato 3e32) ha rimarcato l’esigenza immediata di ufficializzare la volontà di restare all’Aquila attraverso un documento comune firmato da tutti gli abitanti dei campi da inviare al sindaco, alla Protezione Civile, alla regione, alle autorità, e alla stampa. “I problemi grandi devono essere in qualche modo risolti, quelli piccoli vengono semplicemente ignorati”, ha aggiunto Roberto, sottolineando come nel fronteggiare la Protezione Civile, i cittadini debbano agire in gruppo invece che farsi spezzettare, un po’ qua, un po’ là, e un altro po’ da qualche altra parte, non importa nemmeno dove.
“Perché non è stata fatta una politica per incentivare la riparazione delle case B?”, ha chiesto una signora dall’assemblea, aggiungendo che se ciò fosse avvenuto, per lei che ha una casa E forse adesso ci sarebbe un posto per rimanere all’Aquila. Al che Enrico ha proposto di occupare le case sfitte, tra le risate generali del pubblico e qualche timido cenno di approvazione.
Roberto Tinari ( comitato espropriati territori nordovest)
ha spiegato come la contestazione vada diretta non verso i volontari della Protezione Civile, ma verso la gestione dall’alto del Dipartimento Nazionale, e ha aggiunto che il piano C.A.S.E. andava integrato ad altre soluzioni per far fronte in modo completo all’esigenza abitativa.
Marco Mannetti ha sottolineato come a monte di tutta la gestione del dopo-terremoto ci siano state delle scelte strategiche di fondo sbagliate, e che la disgregazione sociale che ne è risultata abbia portato a decisioni prese dalle autorità senza alcuna partecipazione da parte dei cittadini, sottolineando la necessità di recuperare l’unità del tessuto sociale e della creazione di nuove strutture per permettere alla cittadinanza di fare riferimento a tecnici preparati e slegati dalle classi politiche.
A ciò è seguita una lite furibonda alquanto misteriosa.
Seguita a sua volta dall’esternazione abbastanza evidente di un certo “disagio”, per così dire, verso “quelli sulla costa”, che a quanto pare stanno benissimo, al mare, non gli manca niente.
Mannetti ha risposto che il terremoto è un’esperienza che colpisce tutti gli Aquilani, e che prendersela uno con l’altro distoglie dalle vere problematiche che la cittadinanza si trova ad affrontare. “Io sogno una manifestazione silenziosa a Piazza Duomo, senza striscioni e senza slogan politici, con lo scopo di dimostrare l’unità degli Aquilani, e la loro volontà comune di partecipare alle decisioni che determineranno il loro futuro”, ha continuato il Mannetti, aggiungendo come lo spostamento degli Aquilani al di fuori del comune abbia mantenuto le economie di Teramo e della costa, mentre L’Aquila corre il rischio di perdere attività importanti.
Cesidio, della comunità ’24 Luglio’, ha spiegato che il terremoto ha portato tutti a pensare ai propri problemi, e che quindi vi è un bisogno di rincominciare a pensare in termini di solidarietà comune, a prescindere dalle singole soluzioni che ognuno pensa siano più adatte per se e per la propria famiglia – bisogna trovare un fattore comune, e questo può essere la volontà di rimanere all’Aquila. Cesidio ha proposto di invitare il sindaco alla tendopoli del Globo, e di presentargli delle soluzioni condivise.
Ettore( rete Aq) ha sottolineato nuovamente la necessità di ufficializzare la volontà di rimanere all’Aquila attraverso un documento condiviso, mentre Fabio ha ricordato l’azione svolta dai comitati nell’offrire servizi alla cittadinanza, e ha posto tre domande riguardanti la ricostruzione. Assumendo che servono 12 miliardi per ricostruire L’Aquila, di cui solo 4 sono stati stanziati: gli altri 8 ci sono? Se ci sono, quando si inizia a ricostruire effettivamente la città? E perché per L’Aquila non è stata prevista la tassa di scopo? La risposta a questi interrogativi, ha aggiunto Fabio, deve essere trovata dagli Aquilani.
Piero de Santis ( comitato ARA) ha sottolineato nuovamente il bisogno di unità, e dell’evitare la creazione di una frattura tra quelli all’Aquila e quelli sulla costa. “Noi non ce l’abbiamo con quelli sulla costa”, ha risposto una signora, “ma con quelli che hanno creato questa divisione”. Applausi.
Piero ha continuato parlando della necessità di individuare immediatamente soluzioni abitative temporanee – in 45 giorni sarebbe possibile fare le case in legno.
Si è conclusa con la stesura di un documento per non essere spostati dal territorio.
DOCUMENTO
Siamo cittadini dell'Aquila che da mesi vivono nella tendopoli del “Globo”.
Da giorni sentiamo di un imminente smantellamento del nostro campo.
E' nostro diritto conoscere per tempo (almeno 15 giorni prima):
- La data di chiusura del campo
- La destinazione di ciascuno di noi (nome, cognome, sistemazione) e durata della sistemazione momentanea.
Sono informazioni minime necessarie per pianificare il nostro futuro a breve.
Affinchè la nostra terra e comunità possano rinascere, riteniamo che nessun cittadino debba essere costretto a trasferirsi in diverso territorio da quello di residenza.
Chiediamo misure concrete per il rilancio economico, come per esempio la zona franca, lo stanziamento immediato di fondi adeguati per la ricostruzione che tutt'ora è lentissima anche per gli edifici con lesioni meno gravi e inesistente nel centro storico.
AVVERTIAMO LE AUTORITA' COMPETENTI CHE NON PERMETTEREMO CHE NESSUN RESIDENTE DEL CAMPO VENGA TRASFERITO FUORI DAL TERRITORIO.
In questo tutto il campo è solidale e determinato
Chiediamo un incontro nel nostro campo con i rappresentanti delle istituzioni, a partire dal Sindaco, e con la Protezione civile.
Invitiamo tutti gli altri campi ad assumere la nostra stessa posizione ed a darci, all'occorrenza, reciproco mutuo soccorso.