L'associazione persegue finalità di solidarietà sociale, civile e culturale, con l’obiettivo di informare e tutelare i cittadini delle zone incluse nel cratere sismico del 6-4-2009, per ottenere il pieno riconoscimento dei nostri diritti di procedere alla ricostruzione e riqualificazione partecipata delle zone danneggiate, secondo i criteri della massima trasparenza e della maggior efficacia, scongiurando il rischio di smembramento e dissoluzione socio-culturale delle popolazioni colpite.

TESTO INTEGRALE DELLO STATUTO

IL NUOVO SITO INFORMATIVO




ULTIMO AGGIORNAMENTO 10 Gennaio 2011



TAVOLO PER COLLEMAGGIO

In quel luogo si è sofferto moltissimo.


Collemaggio è una grossa area verde ed è stata un'area che per moltissimi anni ha ospitato l'ospedale psichiatrico con tanti edifici (ben 27) dei primi del '900
La ASL ha recuperato solo una piccola parte di quel comprensorio con ristrutturazioni costose ma efficaci.

Da anni si parlava di recupero per Collemaggio. Una vasta area con la sua storia, che la legge impone di tutelare, per risarcire i malati delle sofferenze subite negli anni, e per educare noi, i "sani", affinché non si ripetano vecchi errori.

C'era stato anche un progetto, nel 2006, che la Regione Abruzzo aveva approvato e finanziato in larghissima parte.

Ci volevano 5 milioni di Euro. Ne avevano stanziati 4,3.

Con quei danari le strutture sarebbero state risanate, si sarebbero costituiti punti culturali, centrati sul tema della malattia mentale, e una casa famiglia gestita dai malati di mente. Perché anche se non c'è più un ospedale psichiatrico, loro ci sono ancora e Basaglia ce l'ha insegnato che ognuno può fare qualcosa di concreto ed utile a sé e gli altri. Ma negli anni, quei fondi sono stati via via distratti, destinati ad altre cose, ritenute più urgenti. Collemaggio così è rimasto appeso in un tempo indefinito. Fino al terremoto. Moltissimi edifici non hanno subito gravi danni. La maggioranza sono classificati B, alcuni persino A. Eppure la Regione vuole vendere Collemaggio, per ripianare il debito sanitario regionale. Ignorando che, per legge, non si può. Tutti i fondi derivati dalla loro vendita, vanno usati per la salute mentale, e non per sanare i danni di un' amministrazione da decenni incapace.

Per questo siamo andati a Collemaggio, ed abbiamo ripulito i locali della ex-falegnameria del vecchio Ospedale. C'erano carte datate 1986, buttate lì.
E' un edificio agibile classificato A.
La Regione, anziché far ristrutturare altri edifici, ha preferito far posare delle platee di cemento armato nei parcheggi, e spendere 40, 50.000 € per spostare i servizi in container. Ogni container, costa quella cifra: pensate quanto denaro buttato.

Per questo, con queste considerazioni a monte, diciamo di no alla vendita di Collemaggio. Dopo quello che abbiamo subito, non svendiamo le nostre potenzialità. Il prezzo di inefficienze altrui, non dobbiamo pagarlo noi. Il terremoto arriva solo ultimo, in questa lista di disgrazie, incapacità degli amministratori, inefficienze e miopie in genere.

PROPOSTA DEL TAVOLO TASSE

In parte, l’approvazione dell’istituzione della Zona Franca Urbana da parte del CIPE, alleggerisce gli effetti del problema almeno nel suo aspetto fiscale, ma ne sospendiamo il giudizio in attesa del regolamento attuativo e della definitiva consacrazione.

Restano in piedi alcuni grossi aspetti, alcuni corollari alle tasse altri autonomi, che riguardano tutti i cittadini aquilani Il gruppo di lavoro ne ha evidenziato alcuni ritenuti più importanti per la loro portata e per l’impatto che potrebbero avere sulla città che viene da un anno ad economia ridotta, ed ha stilato la seguente

PIATTAFORMA DI RICHIESTE



1) Detassazione e decontribuzione dei redditi dei residenti nel cratere e successiva restituzione in dieci anni al 100% senza maturazione d’interessi. Questa parte potrebbe essere in parte soddisfatta dall’introduzione della Zona Franca, a condizione che quest’ultima preveda una pari dignità di agevolazioni per le imprese di nuova istituzione e per quelle esistenti al 6 aprile 2009, una pari dignità per i nuovi assunti e per quelli che già lavoravano ante sisma, in uno che non crei una scorretta concorrenza interna a favore delle nuove aziende e a discapito delle già martoriate aziende pre-esistenti e che sia estesa anche ai pensionati, ai lavoratori dipendenti siano essi di aziende pubbliche che private, ai professionisti, agli artigiani, ai commercianti ed alle piccole imprese.

2) Congelamento per cinque anni (senza maturazione d’interessi o sanzioni) delle imposte e dei contributi iscritti a ruolo (Equitalia) a qualsiasi titolo e pagamento nei successivi 10 anni al 100% delle somme iscritte antecedentemente al 6 aprile 2009. Questo aspetto, assolutamente non previsto da nessuna normativa, sarà il più impattante e doloroso per molti operatori economici dell’Aquila ed anche per tutti coloro che hanno iscritte a ruolo cartelle a vario titolo – ICI, TOSAP, TARSU, Contravvenzioni, INPS, INAIL, Imposte e tasse, Contributi ai Consorzi di Bonifica, etc. – ai quali gli agenti riscossori di Equitalia cercheranno di recuperare, a volte con strumenti coercitivi quali il fermo amministrativo o l’ipoteca sugli immobili, somme che pare assommino a decine di milioni di euro – sarebbe opportuno che qualcuno ci dicesse quanti sono.

3) Cancellazione delle iscrizioni nelle banche dati interbancarie (CRIF, CRIC, CAI, Centrale Rischi Banca d’Italia, etc.) delle segnalazioni successive al 6 aprile 2009 e cancellazione dei protesti dal registro delle CCIAA. Questo problema, sorto a seguito dell’impossibilità di poter pagare in mancanza di alcun reddito, crea un problema diretto – impossibilità di accedere al credito per riattivare l’azienda – ed uno indiretto –essere inseriti in banche dati che poi vengono conservate per anni e che vengono utilizzate nella valutazione commerciale dell’azienda, anche dopo aver regolarizzato la posizione.

4) Congelamento dei mutui immobiliari fino alla data di riutilizzo del bene. È oltremodo immorale pagare le rate di un mutuo immobiliare garantito da un immobile non utilizzabile e, in alcuni casi, a tutt’oggi con futuro incerto in relazione alla sua riparazione, ricostruzione o demolizione, sempre in considerazione del fatto che molti operatori non hanno un reddito per poter pagare e non dimenticando che spesso il sistema bancario ha fatto ricorso al mutuo garantito da ipoteca per “chiudere” posizioni commerciali, ovvero per acquisire una garanzia reale a fronte di debiti aziendali.

5) Congelamento di finanziamenti, prestiti, mutui chirografari e castelletti commerciali di ogni tipo fino ad un massimo di 5 anni con possibilità di rinegoziazione proposta da entrambi i contraenti (non unilateralmente da parte delle Banche). È corollario di quanto detto per i mutui immobiliari ma inserendo anche le società finanziarie, le società di leasing e gli operatori finanziari che a vario titolo ruotano intorno alle aziende. Questo problema, come anche il precedente, deve essere portato all’attenzione del Prefetto in quanto responsabile dell’Osservatorio anti usura e del credito, altrimenti scoppierebbe una piaga che solo in parte a L’Aquila è contenuta.

6) Creazione di un “confidi di stato” (FINTECNA) per agevolare l’accesso al credito. È il logico ultimo passo per consentire alle aziende di poter accedere al credito ed autofinanziarsi per ripartire, con una forma di prestito garantito da soggetto esterno in una percentuale dell’80%, sulla base di un business plane e di una capacità restituiva congrua.

7) Sospensione per 5 anni del versamento dei contributi INPS e loro accreditamento figurativo, con restituzione nei successivi 10 anni senza maturazione di interessi o sanzioni e con rilascio del DURC per chi sottoscrive il piano. Questo aspetto, delicato per alcune aziende, consentirebbe di poter pianificare il versamento dei contributi che non dovessero godere delle eventuali agevolazioni previste dalla Zona Franca: si pensi al paradosso per cui le nuove assunzioni godrebbero dell’esonero del versamento dei contributi, e le aziende che, nonostante il terremoto, non hanno licenziato i propri dipendenti, si vedrebbero costrette a pagare tutto!

8)Normativa comunale sugli affitti e le locazioni. Questo aspetto è necessario in quanto gli operatori economici hanno grosse difficoltà a trovare locali con affitti “normali” per cui, pur di ripartire, stanno pagando canoni molto più alti di quanto pagassero prima ed inoltre è in aperto contrasto con lo spirito della Zona Franca, perché i nuovi investitori non hanno l’anello al naso: chi pagherebbe capannoni o locali commerciali ad un prezzo superiore ai 10 euro/mq? Basterebbe che il Comune, sulla base dei dati rilevati dall’Osservatorio dei prezzi presso la C.C.I.A.A. dell’Aquila nel trimestre precedente il sisma, emanasse una normativa.)

9) Sospensione della riscossone da parte del Comune dei tributi locali. Dando l’esempio il Comune, non solo non perderebbe il credito, ma avrebbe la certezza della riscossione in un periodo più lungo: cinque anni di congelamento e riscossione, certa, nei successivi dieci anni.

10) Rivisitazione e modifica del correttivo territoriale degli Studi di Settore. L’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di rettificare il parametro del Cluster territoriale degli Studi di Settore e quindi rendere più veritiera la situazione economica dei paesi del “cratere”, senza dover obbligare i contribuenti a strane cabale per far capire che non c’è un soldo.

11) Censimento dei disoccupati, inoccupati e posizioni precarie o soggetti che godono di ammortizzatori sociali temporanei. È necessario sapere l’effettiva consistenza della situazione occupazionale della città dell’Aquila, oltre i dati aggregati, per capire cosa è successo ai cittadini a seguito del terremoto: chi ha smesso di lavorare come dipendente ed ha aperto un’attività, chi se ne è andato, chi è riuscito a “riciclarsi” magari nell’edilizia, etc.


Alla luce di quanto sopra,si è deciso di aprire uno sportello informativo dove verranno raccolte le firme sulla piattaforma di richieste, ma dove vengono anche raccolti, nel rispetto della privacy, i dati e le problematiche, e laddove opportuno, attivate forme di tutela collettiva dei diritti. Lo sportello sarà di volta in volta nei nuovi quartieri e raccoglierà le firme anche in alcuni punti vendita che verranno comunicati.

Per martedì 25 maggio stiamo organizzando un incontro con il Prefetto, il direttore dell’INPS, dell’INAIL, dell’Agenzia delle Entrate, di Equitalia, dell’ABI, della CCIAA dell’Aquila, con il Sindaco, il Presidente della Provincia e della Regione. Speriamo anche con il ministro Tremonti.


Queste richieste possono essere estese a tutto il “cratere”, al contrario della Zona Franca che prevede i suoi benefici solo al territorio del Comune dell’Aquila, sbattendo la porta in faccia ai nuclei industriali di S. Demetrio, Fossa, Poggio Picenze, Scoppito ed a tutti gli abitanti e gli operatori commerciali dei comuni limitrofi all’Aquila, che hanno subito, quanto noi, il terremoto.

Come si può vedere, non si chiede elemosina o stravolgimenti dello stato di diritto, ma una moratoria di cinque anni, necessari per ripartire autofinanziandoci e senza far perdere allo Stato, agli Enti ed alle Banche nessun credito, ma solo posticipandone la riscossione; riscossione che oggi sarebbe mortale per l’economia locale. (Luigi Fabiani)

COMPLETATO L'ORGANIGRAMMA DELLE STRUTTURE COMMISSARIALI

L'Aquila, 28 maggio 2010 - Con il decreto n. 11 del 20 maggio 2010 si completa l'organigramma delle strutture commissariali. L'atto firmato dal Commissario Gianni Chiodi ufficializza la Segreteria del Commissario Delegato per la ricostruzione, operativa dal momento in cui il Presidente della Regione Abruzzo è diventato Commissario Delegato per la Ricostruzione. La Segreteria si occuperà del delicato compito di raccordare le azioni di tutte le strutture commissariali quali la Struttura Tecnica di Missione, la Struttura per la Gestione dell'Emergenza e il Provveditorato alle Opere Pubbliche nella sua funzione di soggetto attuatore, fungendo da cinghia di trasmissione tra il Commissario e le stesse. L'Ufficio fornirà supporto al Commissario per la redazione degli atti commissariali e per la proposta di eventuali norme da inserire in apposite Ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri. La Segreteria del Commissario Delegato per la Ricostruzione sarà diretta dall'Avvocato Antonio Morgante, già Coordinatore della Struttura per l'attuazione del programma di Governo del Segretariato Generale della Presidenza.
Con il decreto del 20 maggio è stata istituita anche la Struttura di Coordinamento Esterno che si occuperà di raccordare le istituzioni locali, gli enti rappresentativi dei lavoratori e datoriali, le associazioni professionali, i diversi soggetti portatori di interessi legittimi e tutti gli altri organismi rappresentativi che saranno coinvolti nei processi decisionali propri della ricostruzione. Il responsabile della Struttura sarà l'attuale Segretario Generale della Presidenza, Avvocato Enrico Mazzarelli.
Al fine di contenere la spesa, il personale della Segreteria del Commissario Delegato per la Ricostruzione e della Struttura di Coordinamento Esterno è quello già in forza presso il Segretariato Generale della Presidenza, con il supporto di altro personale regionale o già in servizio presso le strutture commissariali. Le sedi e le dotazioni strumentali sono quelle già previste per gli uffici del Segretariato.
Per i Responsabili delle strutture il decreto non prevede alcuna maggiorazione economica, mentre per il restante personale potrà essere disposta l'erogazione delle ore di straordinario effettivamente prestate in relazione al maggior impegno richiesto rispetto ai compiti ordinari d'ufficio. (SGE) gizzi
_________
Commissario Delegato per la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 6 Aprile 2009 (OPCM 3833/2009)
SGE - Struttura per la Gestione dell'Emergenza
Area Comunicazione - mass media - urp - informatica
tel 0862/308566 - 0862/308569
fax 0862/308564
e-mail comunicazione@commissarioperlaricostruzione.it

COS' E' L'AQUILA SI MANIFESTA ?

“L’Aquila si manifesta” è un contenitore di iniziative, volto principalmente a funzionare come momento di catalizzazione e aggregazione delle diverse realtà operanti sul territorio del sisma all’indomani del 6 aprile 2009, e tutte coinvolte non solo nella tutela del patrimonio e dei soggetti aventi diritto ma, in qualche modo, a ricostruire una coscienza pubblica e civile che ancor oggi mostra tutta l’evidenza delle ferite inferte dal terremoto ad uno spazio culturale che già prima del terremoto viveva una sua fase di disorientato allentamento.
suoi tre aspetti
1)CONSAPEVOLEZZA 2) PIATTAFORMA DI AGGREGAZIONE cittadina 3) SPAZIO web INFORMATIVO
“L’Aquila si Manifesta”
Nasce per rispondere ad un bisogno di espressione cresciuto in seguito all’azione non trasparente e spesso impositiva della protezione civile sul territorio aquilano in collaborazione con le autorità locali.
Alla paura del terremoto si sono aggiunti proibizioni, colpevolizzazioni, paure e incertezza.
L’assenza di difesa, i pressappochismi, i favoritismi e le elemosine hanno di fatto reso la popolazione dipendente dai poteri.
L’Aquila si manifesta è un tentativo di tornare in piazza, farla finita con l’emergenza, riappropriarsi del concetto di cittadinanza, e cercare di agire proattivamente.
E’ solo un inizio, intanto la necessità di informazione, di avere accesso agli atti, di ripristinare anche a L’Aquila i diritti elementari previsti dalla Costituzione Italiana, tra cui quello alla partecipazione, tutelato anche dalla Comunità Europea
COME FARE ?
- maggior coinvolgimento possibile della popolazione e dei mass-media nazionali e locali –

2) L’AQUILA SI MANIFESTA – piattaforma di aggregazione per le diverse realtà cittadine all’indomani del sisma del 6 aprile 2009 volta insieme a permettere la più ampia riflessione sulle reali condizioni socio-economico-culturali in cui versano oggi la città e i paesi limitrofi e a far sì che, attraverso la predisposizione di spazi e piattaforme per la discussione e di manifestazioni,il momento di riflessione diventi insieme testimonianza ed occasione per realizzare una nuova consapevolezza rispetto a strategie e tattiche necessarie alla ricostruzione della città e alla restituzione ai suoi abitanti di una dimensione di reale vivibilità e fruibilità del territorio. Al suo interno prevede l’attivazione di un Gruppo di lavoro come raccordo utile per condividere le iniziative e renderne partecipi tutti appoggiando di volta in volta quelle ritenute valide e prioritarie, per creare un’unica grande forza capace di trasmettere messaggi chiari e trasparenti all’intera cittadinanza. Il gruppo può essere formato da due o tre partecipanti per ciascuna realtà. In questi incontri vengono relazionate e studiate insieme le singole proposte di iniziative e di volta in volta vengono rilevate le diverse adesioni.
Tale modalità è stata usata anche per la raccolta di firme per la Petizione”UNA sede Comunale Unica”che ha non solo l’obiettivo di evitare il disagio di doversi recare su diverse sedi del Comune dislocate sul territorio, ma soprattutto vuole riaffermare un principio: l’accessibilità degli uffici amministrativi, la velocità e completezza delle informazioni devono essere un vero esercizio di trasparenza e, quindi, di democrazia.
3) Per rendere maggiormente partecipate le future iniziative si ha intenzione di promuovere la realizzazione di uno spazio web, trasversale tra le associazioni , con uno spazio di discussione dove inserire di volta in volta le proposte e pubblicarne le modalità di realizzazione: Una “Piazza Telematica” della città. Intanto mettendo insieme, mediante aggregatori, tutta l’informazione “altra” che dagli aquilani viene prodotta su blog e su web, facilitando una operazione si specializzazione, miglioramento e di finalizzazione ad obiettivi comuni dell’azione di manifestare.
Un’opera di ricostruzione non può farsi senza la partecipazione, la partecipazione non può attivarsi senza trasparenza, la trasparenza reale non può aversi senza conoscenza degli atti, delle modalità di venirne in possesso, della tecnologia necessaria per farlo in modo agevole.
Con una città diffusa su un territorio raddoppiato e senz’anima, con un centro storico inutilizzabile al momento, una cosa proponibile per attenuare il disagio e favorire la partecipazione, è proporre un progetto di piazza telematica che possa davvero funzionare.
Attivare molte strutture tecnologiche pubbliche o disponibili , di facile utilizzo.
Avviare un piano di formazione informatica ( e civico partecipativa) generalizzato verso tutta la popolazione residente , professionalmente ben strutturato ma che veda giovani che insegnano ad anziani nei vari quartieri o complessi.
Possibilità di conoscere le realtà abitative delle varie piazze e facilitare l’incontro – confronto tra esse.
Attivare forum su argomenti di interesse collettivo.

STRANIERI NELLA PROPRIA CITTA’

intervento di M. Angelica Maoddi.
Il vissuto di “doppia assenza” .
Il disagio di una duplice inadeguatezza dei terremotati de L’Aquila: la condizione di estraniamento degli sfollati, crisi di presenza e d’identità.

PENSARE ATTRAVERSO
La riflessione, come taglio teorico significativo, per una lettura transculturale dei tragici avvenimenti del terremoto dell’Aquila scaturisce dalla partecipazione diretta alla mobilitazione di volontari di varie provenienze. Alcuni Psicologi dell’emergenza (EIIEP) hanno promosso interventi di aiuto tra i terremotati aquilani sfollati nel territorio costiero abruzzese suggerendo che l’intervento nelle tendopoli della città militarizzata fosse inopportuno. Si è ritenuto possibile partire per la costa abruzzese come volontari autofinanziati senza alcuna copertura istituzionale.
Nessuno sapeva offrire soluzioni immediate risolvibili in una confusione dettata dagli eventi.
L’approccio di aiuto professionale è stato non specialistico, guidato da atteggiamenti flessibili e prontamente adattabili alle varie situazioni. Si è reso subito necessario costruire una rete sociale tra le persone terremotate anche per reperire risorse umane su cui fondare l’intervento psicologico: stabilire idonei contatti e significative relazioni interpersonali da dove poteva scaturire un rapporto di fiducia, di reciproca costruzione e di vicendevole influsso.
Nell’approccio, il metodo privilegiato è stato infatti la ricerca–azione. Stare in situazione da psicologi dando senso a quello che si poteva fare, con un atteggiamento di continuo riadattamento, un metodo strategico che si strutturava nell’operare.
Di fronte a difficoltà estreme mai vissute prima, bisognava reinventare strategie nuove.
Si è privilegiato di costruire rapporti interpersonali con un approccio del “medium”, la giusta strategia d’aggancio, per trovare il filo di comunicazione tra le persone coinvolte dal terremoto. atto a movimentare il clima psicologico di rassegnazione, di depressione e di disagio che si è ipotizzato (e verificato poi) tra i terremotati.
Nell’approccio della psicologia transculturale si parla di dottrina della contaminazione dell’incontro, della lettura del trauma come sindrome dell’esperienza e della costruzione di quell’area intermedia per far scaturire consapevolezza della condizione individuale e collettiva di difficoltà utile per gestire ed organizzare i cambiamenti per la ricostruzione.

PLURALITA’ DI INCONTRI: nomadismo di pensiero / azione.
I primi interventi hanno avuto 3 fasi: esplorativa, conoscitiva-informativa ed elaborativa
Come primo lavoro bisognava mappare il territorio dove risiedevano gli sfollati, informarsi sul numero delle persone e contattare alcune cariche istituzionali che avrebbero potuto rappresentare una risorsa locale di intermediazione.
Inizialmente abbiamo osservato che gli sfollati terremotati delle zone costiere di Alba Adriatica, Tortoreto e Martin Sicuro, si sono sentiti decentrati, abbandonati rispetto ai terremotati delle tendopoli aquilane. Alcuni manifestavano di avere dei sensi di colpa in quanto si sentivano dei fuggitivi e sradicati. . Le condizioni di disagio sociale ed esistenziale infatti s’intrecciavano con altre richieste varie.
Complessivamente tra gli aquilani sono emerse difficoltà relazionali ed instabilità emotive. Le esigenze eterogenee dovevano essere articolate per segmenti. Nasce la richiesta ad esempio d’intervenire in aiuto ai soccorritori della C.R.I. con un intervento di prevenzione per il rischio di Burn-out. Altre richieste sono: di organizzare interventi di sostegno mirato per le insegnanti e per gli alunni aquilani ospiti nei paesi costieri.
Si è dovuto continuare ad intervenire sui singoli casi, privilegiando incontri da persona e persona e tra persone dando una continuità nella presenza, rispettando le identità diverse nell’ottica che non bisognava indurre i bisogni.
Abbiamo scoperto di essere divenuti un collettore di bisogni sociali diversi.
Siamo stati sommersi dalle richieste di aiuto anche materiale alle quali abbiamo risposto di non poter risolvere con una soluzione magica e di non poterci assumere deleghe. Le soluzioni immediate a tutti i problemi non erano realisticamente possibili, le richieste sono state orientate nella direzione di voler aiutare ad aiutarsi. Si è inoltre osservato un contagio psichico ansiogeno evidenziato in un generale sconforto esistenziale tra i giovani e le persone di media età e si è quindi sottolineato dialogicamente come le crisi rappresentano pericolo ma anche cambiamento e nuove opportunità da valorizzare

LA LUNGIMIRANZA DEL POSSIBILE

Il disorientamento e le fragilità osservate fra gli sfollati facevano ipotizzare all’esame clinico una conclamata sindrome Post-Traumatica da Stress ( DSM IV) che necessitava di una presa in carico di natura emergenziale. Decidiamo di collaborare con gli Psicologi della Croce Rossa Italiana di Alba disponendo colloqui clinici individuali e familiari.
Il nostro atteggiamento è stato quello di avere una “lungimiranza del possibile” di operare in modo prammatico nel senso che “si fa quel che si può” senza avere fretta: il percorso sarebbe stato lento ed ampio
Tutti nelle varie riunioni organizzate esprimevano un generale stato di estrema precarietà, riferivano di vivere in una situazione stuporosa data dal trauma vissuto, alcuni di loro, avevano avuto lutti di parenti e amici e poi la perdita di tutti i beni. La condizione dei residenti negli alberghi era di passività estrema che si accentuava dando la percezione di vivere con un senso di precarietà e di dipendenza. L’assistenza agli sfollati, per le rigide regole dell’alloggio alberghiero, induceva in alcuni all’inibizione, in altri al riserbo o alla vergogna. Notiamo allora anche nei racconti delle persone interpellate, che esisteva disparità nel trattamento tra alberghi di serie A e B. Insieme si è concordato che alcuni fra noi psicologi avrebbero dovuto non solo perlustrare ma anche stabilizzare le relazioni avute in precedenza per far superare l’isolamento a cui si sentivano sottoposti i residenti. Si è cercato di coinvolgere gli sfollati stabilendo i contatti con i loro portavoce o con quelle persone che risultavano più attive in alcuni alberghi e i camping.
Sono presenti tra gli aquilani interpellati nelle riunioni anche professionisti quali medici, insegnanti, infermieri che si sono resi disponibili a collaborare. Ogni spazio comune favoriva la comunicazione ed confronto di gruppo.
Tutta la sequenza dell’intervento postumo da maggio a settembre ha riconfermato e rinforzato la necessità di allargare e curare le situazioni di disagio psicologico dei residenti degli alberghi.

LE MACERIE INTERNE E LA RIPARAZIONE CORALE
I gruppi di maggio sono stati all’insegna di Interventi di aiuto psicoterapici mirati alle comunicazioni profonde ed alla continuità. Riflettiamo come le persone negli alberghi siano state inoperose per la maggior parte del tempo della vita quotidiana: non lavoravano, non cucinavano. Bisognava trovare un modo per raccogliere le persone in uno spazio comune per interagire e provocare un confronto. Perlopiù la maggioranza dei residenti all’inizio erano riservate e diffidenti, rintanate nelle stanze, oppure alcuni passavano il tempo a camminare senza sosta e senza meta, Come primo approccio ci soffermavamo a parlare durante la distribuzione dei pasti invitandoli alla partecipazione del gruppo programmato dopocena. Hanno subito risposto all’appello alcuni anziani. Fortunatamente la stagione calda aveva poi inciso favorevolmente sull’umore delle persone. Spontaneamente era cambiata la concezione dello spazio: non più uno spazio ristretto, dall’abitacolo della macchina, alla stanza d’albergo, si aveva lla possibilità di vivere lo spazio esterno e di ricaricarsi.
In particolare da maggio e per 3 mesi Angelica, Sara ed Elisabetta ci siamo dedicate alla sperimentazione di 2 interventi integrati nel residence Tortorella in Tortoreto alto della provincia di Teramo:
Il laboratorio di teatro creativo che ha coinvolto soprattutto bambini e ragazzi curato da Elisabetta : La rappresentazione“Le Cronache di Tortorella” è stata una drammatizzazione narrativa del gioco con uso di disegni, favole e racconti che come esperienza è stata ripetuta anche in altre strutture
La presenza al resort Tortorella a Tortoreto Alto ci è stata richiesta dai gestori responsabili per un supporto psicologico per le 250 persone residenti che potevano aver subito traumi, inoltre la posizione isolata non permetteva il confronto con altre realtà territoriali. Psicologi e medici che visitavano la struttura lasciavano recapiti ed inviti a recarsi negli ambulatori di zona. Un grande problema erano i circa 40 bambini molti dei quali tra i 7 e i 12 anni, poco socializzati e difficili da contenere;
Il gruppo d’incontro: “Raccontiamoci”
(conduttori del setting gruppale: Angelica e Sara);
l’obiettivo era di poter elaborare i propri vissuti con gli altri e di poter costituire delle interazioni che avrebbero permesso il dialogo. La comunicazione delle angoscie erano sostenute dal gruppo con l’intento di trovare la stimoli ad provocare delle strategie di fronteggiamento oltre che favorire un migliore scambio di informazioni tra i partecipanti;
La prima volta che siamo andati eravamo in 6 e per l'aggancio abbiamo approfittato del momento della fila per la consegna della cena. Le interazioni tra di loro erano poche, le loro facce sembravano congelate, nessuno spazio per lo scambio di idee che non andasse al di là dell'argomento terremoto. Il gruppo Raccontiamoci è stato accolto e fondato sulle risorse personali di fronteggiamento delle perdite ed ha avuto valore catartico; nel secondo incontro (3 a settimana) ci son stati 15 presenti, sono state trattate varie tematiche come la morte, il senso di precarietà, il tempo, i traumi preesistenti al terremoto.

IL TEMPO VERSO LA RIELABORAZIONE DEL TRAUMA
Le situazioni eterogenee presentate dalle persone provenienti da vari residence ed alberghi della zona esprimevano un vissuto esistenziale del tempo sentito in modo alterato: troppo veloce o troppo dilatato, che opprimeva creando ansia ed impotenza . Si è sentito attraverso l’espressione dei vissuti che la destrutturazione del tempo aveva creato molti problemi ai terremotati che li portava a sentirsi dei sopravvissuti. Reazioni che avrebbero potuto stabilizzarsi e perdurare per molto tempo, oltretutto aggravate dalla permanente condizione di incertezza verso l'immediato futuro e della condizione di deportati. Inoltre in quanto sfollati sulla costa, verbalizzavano di non avere più contatto con la realtà della propria terra, di sentirsi dei dispersi: non c’era spazio per la progettualità in un luogo in prestito e in un tempo in sospensione.
Anche a distanza di 2 mesi era per loro difficile programmare un futuro, tutti vivevanono la precarietà del tempo dell’attesa, visto che la terra tremava ancora e non si aveva una visione chiara di dove si sarebbero trovati anche dopo 1 settimana.
Le comunicazioni sono state profonde e stimolanti, il gruppo fungeva da contenitore di emozioni anche per la partecipazione intergenerazionale. Durante il terzo incontro un signore di 40 anni, molto dinamico titolare di un supermercato, padre di 4 figli con una nipotina nata durante il terremoto, con al seguito tutta la famiglia allargata di zii, nipoti e nonni, ha informato i partecipanti sulle modalità e i finanziamenti per la ricostruzione delle abitazioni,” la valutazione del danno dev'essere fatta dal perito di fiducia che si assume la responsabilità e firma la perizia”.
In seguito ha parlato di come ha vissuto lui i momenti del terremoto ma ha posto anche l'accento sulla grande fiducia che riponeva nella ricostruzione. Un bello stimolo a non arrendersi. Restituiamo le considerazioni sull’ identità aquilana orgogliosa, fiera e tenace.
Il gruppo si aggiorna e i racconti si orientano su come trovare la forza della ricostruzione nell’affrontare le paure che si rinnovano e sulla costruzione di oggetti interni che facilitano il passaggio verso il superamento delle perdite e dei lutti. Qualcuno ha inoltre ha proposto di visitare L’Aquila di avvicinarsi gradualmente, magari pensando di coltivare l’orto nel giardino o di ripulire la casa per valutare i danni “perchè la terra distrugge ma dà e si rinnova” ha affermato la sig.ra Concetta.
La settimana seguente si ritrovavano persone soprattutto anziani che poi continuavano il confronto, sistemavano le sedie anche da sole la nostra direzione come gruppo di auto- aiuto. Gli anziani( in particolare la sig.ra Lina di 65 anni) hanno recepito l’importanza del gruppo e si sono attivati dando forza ai più giovani. La modalità dell’incontro seduti a circolo favoriva infatti un sereno confronto che ricordava le relazioni del buon vicinato dei paesi rurali abruzzesi, quando non esisteva la TV, quando gli incontri stimolavano il confronto promuovendo la collaborazione e la coesione sociale.
I racconti scaturiti dalle discussioni guidate nel gruppo hanno permesso di creare legami e di vivere un momento di passaggio verso l’elaborazione corale del dolore e la riparazione dal trauma.
Essere in grado di comunicare attraverso un racconto aumenta infatti la consapevolezza di una libertà interiore. L’intento è stato quello di imparare a riconoscere le proprie condizioni e le difficoltà. Nel cambiamento si è scoperto un rito di passaggio che ha permesso di ricostruire la propria realtà, i propri oggetti interni, di intravedere quelle dighe interne e quelle difese che con il trauma si sono rotte riformulando i nuovi modi di vivere.
Nell’interpretazione della psicologia oggettuale di D. Winnicott si tratta di una costruzione di area intermedia. Si è dato spazio soprattutto alla valorizzazione dei rapporti umani nella forma partecipativa, riprendendosi la propria dignità e la possibilità di scelta. L’elaborazione attraverso lo scambio alla pari ha fatto emergere gli affetti e le emozioni-Tutti hanno bisogno di un codice affettivo tanto più chi lo ha perso-
Si è trattato di un’occasione privilegiata di condivisione in un contenitore di gruppo in cui ricomporre la propria progettualità, obbligando ciascuno ad integrare i vari aspetti frantumati della realtà interiore, alla luce della realtà sociale.
Si è inoltre replicato un gruppo anche al resort Bafforosso ed al camping Eucaliptus.
Alcuni residenti del camping hanno deciso il trasferimento alla tendopoli di Collemaggio.Insieme ad
Annamaria e a Rosanna che avevano al loro attivo esperienze di teatro programmiamo di allestire un cantiere teatrale. Per esigenze di lavoro Annamaria (roulotte) si è poi trasferita alla tendopoli di Collemaggio, di fronte alla basilica e sarebbe stata ben disposta ad incontrarci periodicamente e collaborare per la realizzazione di un progetto di teatro creativo ed itinerante con un tendone che potrebbe essere spostato di volta in volta.
Il Progetto di Laboratorio teatrale è stata un’esperienza di Psicoteatro e si è concretizzata con la creazione del laboratorio basato su un testo scritto Anna Maria ed Enza, per i residenti nel campo di Collemaggio. Il progetto ha svolto compiti di supporto psicologico nel seguire le persone sfollate dapprima presso il Camping Eucaliptus di Alba Adriatica e si è poi trasferita alla tendopoli di Collemaggio. I contenuti narrativi del testo teatrale sono costituiti dalle esperienze di vita di ciascuno in dialetto aquilano condotti prevalentemente in forma autogestita dai residenti sotto la direzione di Annamaria ed Enza con la mia supervisione periodica settimanale.
E’ da sottolineare la presenza di famiglie straniere e di migranti che risiedevano nella città duarante il terremoto, ora nel camping di Collemaggio sono state coinvolte nelle iniziative di allestimento e delle prove teatrali del gruppo, condividevano la stessa condizione e ben integrati si sentivano solidali agli altri sfollati. L’esperienza è andata avanti dalla fine di Maggio a Ottobre.
Oggi a distanza posso verificare con la nuova situazione che leggiamo anche sui giornali e sui network che la popolazione aquilana è stata soccorsa ed assistita con grande generosità ma che in seguito questa forma di assistenzialismo ha frenato la ricostruzione contribuendo ad espropriare le persone degli strumenti che potevano aiutare ad autodeterminarsi nella gestione. 5.000 aquilani hanno chiesto il cambio di residenza altrove ed il dato comune è la dispersione della popolazione
Abbiamo conosciuto tante persone fragili che sono morte dopo il terremoto avendo il trauma rinforzato situazioni patologiche preesistenti soprattutto fra gli anziani in un numero quasi superiore alle vittime perite sotto le macerie del 6 aprile del 2009, in seguito alcuni giovani nello sconforto del futuro sono morti con atti suicidari. Altri più numerosi,sentendosi dispersi hanno preferito lottare con forza non solo per sopravvivere ma partecipare alle iniziative civiche di richiamo all’unità perchè L’Aquila possa risorgere in condizioni migliori. Sono felice che tra le persone più attive, con le quali sono in perenne contatto, nei Comitati Cittadini nel cosidetto “ Popolo delle carriole” e nelle organizzazioni “Riprendiamoci la città” ci siano molte fra quelle stesse con cui noi collaboravamo nel difficile cammino della ricostruzione.
Certo, l'esperienza non deve essere conclusa. Si sono gettate le basi per ricominciare a porsi veramente come parte attiva nell'attività di ricostruzione e recuperare la propria dignità di uomini. Bisogna stare attenti a non fermarsi però al solo fenomeno mediatico. Quello può servire come spinta iniziale, ma se non correttamente gestito, può servire solo come abbaglio, per avere l'illusione di sentirsi protagonisti. Serve una mobilitazione concreta, reale, determinata,che trovi le strade giuste, anche se non sono in piena luce, anche se sono diverse dai percorsi che ci si aspetterebbe di seguire o che è consuetudine seguire. Dal proprio sconforto interiore è possibile risalire trovando strade veramente creative? Credo di sì purchè si operi consapevolmente, si capisca come stanno effettivamente le cose. Prima dentro se stessi, e poi fuori. Non ci si illuda di uscirne fuori solo con l'aiuto esterno. Adesso bisogna proseguire con costanza, per far germogliare i semi che abbiamo gettato, anche in termini di studio e osservazione scientifica..

M.Angelica Maoddi


L’esperienza di Psicoteatro ( ispirata dalla mia partecipazione ai gruppi di Teapsy del prof. L.De Marchi) è qui riproposta in collaborazione con le aquilane: Enza Blundo con testo “Ju terremotu nostru” scritto da Annamaria Di Gregorio.Ha inoltre partecipato lo psicologo Massimiliano Di Carlo di Roma Alcune scene sono state documentate dal film Il Terremoto nostro di Federica Iannacci.
Il gruppo Raccontiamoci è stato guidato in collaborazione con la psicoterapeuta Franca Attimonelli di Chieti;
Il teatro per i bambini Le cronache di Tortorella è stato condotto dalla psicologa Elisabetta Vespasiani di Pescara.
Il gruppo EIIEP di Roma diretto dal Prof. A.Loiacono ha operato nella zona costiera nelle fasi iniziali dell’emergenza.

La doppia assenza è il titolo del saggio che ha il sottotitolo che ne spiega il contesto: "dalle illusioni dell'emigrato alle sofferenze dell'immigrato" di Abdelmalek Sayad, ed.R.Cortina, scrittore di origini algerine. La descrizione della sofferta condizione di inadeguatezza incolmabile segue le suggestioni offerte dal filosofo francese Jacques Derrida che rappresentava la condizione di estraniamento del migrante con la metafora della chiave: elemento esterno al dentro, può al massimo guardare dalla toppa la società in cui vorrebbe introdursi ed essere incluso mentre ha ormai abbandonato lla società di provenienza che lo ha cresciuto. Nella metafora la chiave è anche un ponte, elemento simbolo di raccordo capace di mettere in comunicazione due spazi altrimenti chiusi e non comunicanti.
I concetti transcultura come pensare attraverso, nomadismo di pensiero/azione, contaminazione dell’incontro, sono riflessioni suggerite dal libro : La consulenza tranculturale della famiglia, I confini della cura di Alfredo Ancora ed. F.Angeli.

TAVOLO DI LAVORO SU PETTINO

SECONDO INCONTRO CON GLI ESPERTI E L'ISTITUZIONE PER PRESENTARE I NOSTRI QUESITI SULLA RICOSTRUZIONE


MERCOLEDI' 30 GIUGNO

Il 30 giugno 2010, presso il salone della parrocchia S. Francesco di Pettino, si è svolto l'incontro “Quale ricostruzione a Pettino?”. Nonostante le autorità invitate non siano intervenute, l'iniziativa ha registrato un'ampia partecipazione dei cittadini e si è rivelata molto proficua anche grazie al contributo della dott.ssa Adele Agnelli, vice-presidente dell'Ordine dei Geologi D'Abruzzo, e dell'ing. Mimmo Srour, Ass. provinciale con delega alla Ricostruzione.
In apertura è stato presentato un confronto tra il Piano Regolatore e lo stato attuale di Pettino, per promuovere l'attenzione dei cittadini sulla necessità di riqualificare il quartiere e sorvegliare le aree originariamente destinate a servizi e verde pubblico.
È seguito un approfondito dibattito sui temi della ricostruzione, nel corso del quale le perplessità emerse sui limiti che impediscono una riparazione sicura al 100% sono state confermate dai relatori presenti. Allo stesso modo è stata messa in luce la complessità delle procedure e l'incomprensibilità delle normative, con particolare riferimento all'art. 5 dell'ord. n. 3881/2010.
Su questi punti fondamentali il tavolo di Pettino continua il suo lavoro, per contribuire alla creazione di una comunità unita e attiva nella ricostruzione e nella pianificazione del quartiere.

Report Tavolo di Pettino del 28 giugno 2010
Partecipanti:
Antonio Perrotti, Loretana Chicarelli,Enza Blundo,Assunta Riocci,Serena Castellani, Luigi Sgambati, Carmelo Gulizia.

Sintesi:
Nel corso dell'incontro sono stati definiti meglio i quesiti da presentare alle istituzioni:

Dopo il monitoraggio interventi di Riga e Di Stefano: che idee avete riguardo alla pianificazione di Pettino? Che intendete fare delle aree libere? Posto che il piano per le emergenze del 2004 è non stato applicato, una delle incombenze più urgenti riguarda la revisione del Piano secondo le esigenze attuali e la predisposizione di apposite aree attrezzate. Che cosa intendete fare?

Domande geologiche
1) Intendete precisare una zona di rispetto per la faglia (20, 50 o 100 m)? Sindaco, Ing. Bonanni, Fontana
2) Intendete far ricostruire a Pettino quello che viene demolito, oppure delocalizzarlo? Sindaco, Fontana, Ing. Bonanni
3) Proposta di creare un archivio delle perizie private per integrare la micro-zonazione sismica di Pettino; proposta di aggiornare la legge sulla prevenzione sismica e istituire il servizio geologico e sismico per la Regione Abruzzo. Che ne pensate? Chiodi, Fontana, Sindaco
4) Per l'adeguamento sismico ci sono due limiti: quello per la spesa massima di 400/600 euro al mq; e quello del livello di sicurezza all'80%. Non credete che sia assurdo che non possa essere finanziato un adeguamento che raggiunga un livello di sicurezza oltre l'80%, anche dove possibile? Non credete che nell'aquilano in generale, ma soprattutto in un quartiere come Pettino, caratterizzato da specifici e rilevanti rischi sismici e sul quale in teoria non si sarebbe dovuto edificare nel modo in cui lo si è fatto, si debba garantire il 100%? Copertura al 100% per una casa sicura al 100%. Chiodi, Fontana, Bonanni, Cialente.
5) Non credete che i fondi per l'adeguamento sismico debbano essere assicurati anche alle case classificate B e C? Chi si assume la responsabilità dei rischi che corrono le persone che rientreranno in una casa non adeguata sismicamente? Chiodi, Cialente, Bonanni, Fontana
7) Non credete sia il caso di rendere più snelle le procedure per i contributi? In particolare, non è il caso di unificare lo sportello per la presentazione delle domande e permettere l'autocertificazione laddove possibile? Inoltre, non è il caso di ampliare l'orario di apertura dello sportello? Cialente, Chiodi, Bonanni
8)Qual è il piano finanziario per la ricostruzione? Anche se non ci sono i soldi il piano deve esserci. Quali sono le priorità? Chiodi, Cialente, Di Stefano


Domande sull'art. 5 della ordinanza 3881 del 2010. Rappresentante della P.C., Cialente, Chiodi, Fontana, Bonanni.
1) Cosa si intende per “adottare la soluzione della sostituzione edilizia”? (Coincide con la soluzione della demolizione+ricostruzione, oppure implica l'acquisto di una nuova casa?)
2) Nel caso in cui la sostituzione edilizia significhi acquisto di una nuova casa, che fine fanno le case danneggiate e abbandonate? Non c'è il rischio di trasformare Pettino in un quartiere fantasma?
3) Non è forse un modo per aggirare gli oneri della demolizione-ricostruzione? (In particolare lo smaltimento delle macerie?) Non è forse un modo surrettizio per incentivare il mercato di nuovi edifici con i soldi statali dei contributi?
4) Al comma 2 si parla del limite di 500 euro al mq nel caso di edifici con danni non strutturali e del limite di 750 mq nel caso di edifici con danni strutturali. I limiti di 500 mq per e 750 mq si sommano oppure sono alternativi?
5) Comma 4: Inserisce un limite al contributo per la riparazione oppure al contributo per la ricostruzione? Oppure obbliga ad optare per la soluzione della ricostruzione qualora il contributo per la riparazione superi quello per la sostituzione edilizia?
leggi e spiega.

Report Tavolo di Pettino del 21 giugno 2010


Partecipanti:
Paolo Della Ventura, Cinzia Aquilio, Loretana Chicarelli, Lorenzo Ferretti, Luigi Sgambati, Antonio Perrotti, De Sanctis Franca, Enza Blundo, Bettina Catena, Maria Ciampicacigli, Graziella Cucchiarelli, Serena Castellani, Assunta Riocci.

Decisioni:
L'incontro con le istituzioni si svolgerà il 30 giugno, alle ore 16:00, presso i locali della parrocchia S. Francesco in Pettino. Si articolerà in due momenti fondamentali: presentazione dei risultati del monitoraggio effettuato sul quartiere; proposizione di quesiti ai rappresentanti delle istituzioni presenti, sulle problematiche inerenti ai tempi, modi e costi della ricostruzione sicura nel quartiere.

Sintesi:
Nel corso dell'incontro sono stati definiti meglio i quesiti da presentare alle istituzioni:

Intendete precisare una zona di rispetto per la faglia (20, 50 o 100 m)?
Intendete far ricostruire a Pettino quello che viene demolito, oppure delocalizzarlo?
Proposta di creare un archivio delle perizie private per integrare la micro-zonazione sismica di pettino; proposta di aggiornare la legge sulla prevenzione sismica e istituire il servizio geologico e sismico per la Regione Abruzzo. Che ne pensate?

Posto il duplice limite di 400/600 euro mq, e del livello di sicurezza all'80%; non credete che sia assurdo che non possa essere finanziato un adeguamento che raggiunga un livello di sicurezza oltre l'80%, anche dove possibile? Non credete che nell'aquilano in generale, ma soprattutto in un quartiere come Pettino, caratterizzato da specifici e rilevanti rischi sismici e sul quale in teoria non si sarebbe dovuto edificare nel modo in cui lo si è fatto, si debba garantire il 100%? Copertura al 100% per una casa sicura al 100%.

Non credete che i fondi per l'adeguamento sismico debbano essere assicurati anche alle case classificate B e C? Chi si assume la responsabilità dei rischi che corrono le persone che rientreranno in una casa non adeguata sismicamente?

Domanda sull'art. 5 della nuova ordinanza. Permette di ricostruire in loco? Non si tratta forse di una normativa per aggirare il problema della demolizione?
Non è forse una facilitazione per la delocalizzazione e una nuova edificazione del territorio, con l'abbandono del patrimonio edilizio esistente?

Qual è il piano finanziario per la ricostruzione?

Non credete sia il caso di rendere più snelle le procedure per i contributi? In particolare, non è il caso di unificare lo sportello per la presentazione delle domande e permettere l'autocertificazione laddove possibile? Inoltre, non è il caso di ampliare l'orario di apertura dello sportello?

Prima domande alle istituzioni, poi repliche dei tecnici (Salvatori, Agnelli, Venieri).
Introduzione, Federico; monitoraggio Luigi; domande Serena.


Report tavolo di Pettino del 14 Giugno 2010

Partecipanti: Antonio Perrotti, Maria Ciampicacigli, Luigi Sgambati, Lorenzo Ferretti,Enza Blundo, Antonio Buzzelli, Bettina Catena, Don Dante.

Decisioni: L'1 o il 2 luglio si terrà l'incontro con le istituzioni; la prima parte verterà sul monitoraggio del quartiere: relazioneremo all'assemblea quanto appreso dallo studio sul PRG; nella seconda parte si aprirà un dibattito guidato con le istituzioni sulla ricostruzione.

Sintesi:
Devono esserci 24 mq per abitante di servizi e verde, fare il calcolo in base agli abitanti di pettino; aree attrezzate per accogliere la gente in situazioni di emergenza, con i servizi essenziali.
Servizi: centri polivalenti, asili, scuole; bar, locali possono stare sia in servizi che nel verde; i negozi vanno in attrezzature generali.
Percorso pedonale-ciclabile pedemontano ai monti di S. Giuliano.
Bisogna migliorare il piano per le emergenze (le aree attuali sono insufficienti), fare delle prove e applicarlo.
L'1 o il 2 luglio si terrà l'incontro con le istituzioni, la prima parte verterà sul monitoraggio del quartiere: relazioneremo all'assemblea quanto appreso dallo studio sul PRG. Alla conclusione saranno invitate le istituzioni a valorizzare le aree ancora non edificate secondo le esigenze del quartiere per renderlo vivibile, nonché a rivedere il piano per le emergenze, predisponendo le aree di raccolta.
Seguirà una breve introduzione sul rischio sismico a pettino: microzonazione, faglia, terreno che amplifica ad un fattore 2 in media.
Domande alle istituzioni:
Intendete precisare una zona di rispetto per la faglia (20, 50 o 100 m)?
Intendete far ricostruire a Pettino quello che si viene demolito, oppure delocalizzarlo?
Proposta di creare un archivio delle perizie private per integrare la micro-zonazione sismica di pettino; proposta di aggiornare la legge sulla prevenzione sismica e istituire il servizio geologico e sismico per la Regione Abruzzo. Che ne pensate?
Quali sono le tecniche di riparazione e adeguamento disponibili per le case?
Non credete che sia assurdo che non possa essere finanziato un adeguamento che raggiunga un livello di sicurezza oltre l'80%, anche dove possibile? Non credete che nell'aquilano in generale, ma soprattutto in un quartiere come Pettino, caratterizzato da specifici e rilevanti rischi sismici e sul quale in teoria non si sarebbe dovuto edificare nel modo in cui lo si è fatto, si debba garantire il 100%? Copertura al 100% per una casa sicura al 100%.
Non credete che i fondi per l'adeguamento sismico debbano essere assicurati anche alle case classificate B?
Girano voci e prassi informali riguardo a presunti limiti del contributo al mq (400-600 euro) per l'adeguamento. È un limite effettivamente vigente? Se sì, quale fonte lo prevede? A quanto ammonta? È necessaria una normativa esplicita che faccia chiarezza sul punto. In ogni caso è il caso di eliminarlo, non siete d'accordo? Il contributo deve coprire in ogni caso l'adeguamento, almeno, all'80%.
Perché tante lungaggini normative e burocratiche?
Qual è il piano finanziario per la ricostruzione? (Ci sono i soldi?)

Da decidere se lasciare il dibattito aperto o chiuso.

Titolo: Quale ricostruzione a Pettino? Oppure: La Ricostruzione a Pettino.

Da chiamare: Chiodi, Fontana, Cialente, Ing. Bonanni tecnico Genio Civile, Dolce tecnici P.C..

Report tavolo su Pettino del 07.06.2010

Partecipanti: Antonio Perrotti, Maria Ciampicacilli, Adele Agnelli, Luigi Sgambati, Bisti Emanuele, Pelliccione Domenico, Bettina Catena, Serena Castellani, Assunta Riocci, Graziella Cucchiarelli, Lorenzo Ferretti, Franca De Sanctis, Parsanese Luigi, Federico Bisti.

Decisioni:
Il tavolo si impegna entro al massimo due settimane ad ultimare il monitoraggio; dal prossimo incontro si comincerà ad elaborare le modalità e i quesiti da porre in un incontro di confronto con le istituzioni da fare, possibilmente, entro fine giugno.

Sintesi:
Relaziona la vice-presidente dell'ordine dei geologi dell'Abruzzo, Adele Agnelli.
Le metodologie d'indagine, prese in considerazione singolarmente, non sono molto significative; il tromino che misura la frequenza al suolo non è l'unico strumento; il sondaggio è comunque essenziale. Il discorso geo-tecnico è parimenti importante rispetto al discorso sismico.
C'è una circolare della P.C. che mette un tetto al contributo per le indagini geologiche, il che introduce dei limiti.
Se si dovesse muovere la faglia di Pettino si avrebbe un terremoto più o meno della stessa intensità, al max 6.5 gradi Richter. Non abbiamo avuto cedimenti nella zona di Pettino, non ci sono classificazioni del suolo pari a D; in generale non ci sono grossi problemi a livello geo-tecnico.
La micro-zonazione è comunque stata realizzata dalla P.C. in tempi molto stretti, il che ne limita l'affidabilità.
L'ordine ha contestato la fretta nel fare la micro-zonazione, quando si potevano attendere i dati risultanti dalle perizie private. Tutt'ora manca un coordinamento delle perizie private.
Si potrebbe portare avanti la proposta di creare una banca dati contenenti le perizie private e coordinare la lettura delle rispettive risultanze. Inoltre è necessario istituire il servizio geologico e sismico per la Regione Abruzzo, che permette ai professionisti di disporre dei dati geo-sismici necessari a progettare le strutture nella regione.
Le linee giude per la micro-zonazione sismica prevedono in Italia fasce di rispetto di 15-20 metri; le stesse sono state previste sulla micro-zonazione sismica realizzata a L'Aquila. La fascia di rispetto è prevista non in vista dell'intensità del terremoto (che non è più forte sulla faglia), ma in vista dei peculiari effetti superficiali collegati all'attivazione di una faglia in prossimità della stessa.
Quando è uscita la micro-zonazione sismica, è stata presentata come uno strumento utile per la pianificazione urbanistica, non per l'attività costruttiva; è quindi necessario in ogni caso compiere gli opportuni sondaggi.
Non è detto che una faglia ben visibile in superficie sia la causa di un forte terremoto, ma potrebbe avvenire che una faglia ignota o comunque non superficiale dia luogo al sisma.
Il problema principale è costruire bene conoscendo bene il terreno.
La relazione geologica è del professionista, che ha i diritti di autore sulla relazione; il proprietario può utilizzarla solo per il fine per cui è stata commissionata.
La micro-zonazione potrebbe essere integrata con le risultanze delle singole perizie private.

Non esiste normativa sull'invecchiamento dei materiali; è un problema rilevante, anche perché il terremoto ha accelerato il processo di invecchiamento sul patrimonio edilizio esistente.

Report tavolo di Pettino del 24 maggio 2010

Partecipanti: Serena Castellani, Antonio Perrotti, Nino Vespa, Maria Ciampicacigli, Federico Bisti, Enza Blundo, Graziella Cucchiarelli, Assunta Riocci, Dino Nardecchia, Fernando Cordeschi, Bettina Catena, Ermando Castellani.

Sintesi:
Durante l'incontro è stato esaminato il Piano Regolatore Generale relativo al quartiere di Pettino, individuando le c.d. aree bianche, ossia le aree destinate a verde e servizi i cui vincoli sono decaduti.

Decisioni:
In attesa dell'uscita delle linee guida per le E, il tavolo si impegna ad approfondire le tematiche relative al problema geologico; inoltre, i partecipanti si sono impegnati ad iniziare il monitoraggio del quartiere, per verificare lo stato attuale delle aree destinate a servizi e verde attrezzato.

Discussione
Antonio Perrotti:
L'aspetto geologico si sta assestando sulle risultanze della microzonazione.
Sta risultando dalle perizie che la gran parte del patrimonio edilizio non può raggiungere il 60% minimo; inoltre, in molti casi costa di più la riparazione che la demolizione. Bisogna aspettare l'uscita delle linee guida per confrontarsi nuovamente con i tecnici sul merito.
In attesa, approfondire l'aspetto geologico.
Poi c'è la terza questione, quella urbanistica: bisogna costituire dei gruppi per la conoscenza del territorio alla conoscenza del territorio.

Serena Castellani:
Per andare avanti sul discorso geologico, ho i contatti di Adele Agnelli, la vice-presidente dell'ordine dei geologi, Paolo Galli, che sta facendo gli studi su Pettino, Galatini.

Antonio Perrotti:
È necessario capire le modificazioni del territorio e monitorare le aree bianche.
Ognuno deve vedere se le aree destinate a servizio, verde pubblico attrezzato e attrezzature generali sono ancora libere; se no, riportare foto e ogni informazione utile sul fabbricato, segnalandolo sulla planimetria.
L'altra questione riguarda il piano per l'emergenza; lo porto la prossima volta.

Impegni:
Bettina prova a procurarsi le vedute aeree di Pettino.

Per il monitoraggio del quartiere:
a Graziella ed Enza è assegnata la zona dalle casermette, fino a via Castel Vecchio;
a Luigi e Federico da Via Castel Vecchio alla via che scende all'ospedale;
a Serena e Antonio, dalla scuola elementare fino alla coop;
a Dino, da Piazza D'Armi al convento di S. Giuliano.

Report del tavolo su Pettino del 17 maggio 2010

Partecipanti: Lorenzo Ferretti, Nino Vespa, Antonio Buzzelli, Luigi Sgambati, Assunta Rioccia, Tiziana Adeante, Enza Blundo, Graziella Cucchiarelli, Dino Nardecchia, Enrico Di Pillo, Serena Castellani, Giovanna Moloni, Maria Bisti, Loretana Chicarelli, Carmelo Gulizia, Catena Bettina, Tonino Clementini.

Sintesi: Il tavolo ha discusso delle impressioni riguardo alla conferenza tenuta il 14 maggio; in secondo luogo ha affrontato il quesito riguardo alle finalità perseguite; infine si è interrogato su come procedere nella sua attività.

Decisioni: Il tavolo ha la finalità di massima di massima di stimolare un dibattito costruttivo e propositivo sul quartiere; il confronto con le istituzioni, di conseguenza, è strettamente funzionale ad ottenere risposte riguardo alle esigenze rilevate e alle proposte elaborate, non a delegittimare una certa parte politica. Si è deciso di proseguire nel percorso formativo e nel dibattito relativo al rischio sismico ed alla ricostruzione sicura a Pettino; nel prossimo incontro si analizzerà il piano regolatore, per conoscere meglio la configurazione urbanistica del quartiere e affrontare il problema delle c.d. aree bianche.

Discussione

1) Impressioni ed eventuali criticità rilevate nella conferenza del 14 maggio

Lorenzo Ferretti: Nessuna critica all'evento; bisogna continuare il discorso, trarne le dovute conseguenze sul piano pratico.

Tiziana Adeante: Finalmente si parla di Pettino; ritiene importante creare un comitato a Pettino, per interrogarsi sui problemi del quartiere in relazione alla ricostruzione; anche per informarsi riguardo alla sicurezza in merito alle scelte operate dai singoli tecnici per la riparazione.

Enza Blundo: Il seminario è andato bene, è importante creare un comitato a Pettino soprattutto in vista di una relazione con le autorità preposte. Alla luce di quanto emerso dal convegno si dovrebbe elaborare un documento di richieste e proposte da presentare per chiedere un confronto, diversamente non ci sarebbero ricadute concrete

Assunta Rioccia: È andata benissimo, sono stati esaustivi ed esaurienti; inoltre il discorso è stato abbastanza chiaro e comprensibile.

Serena Castellani: Mi è dispiaciuto che il presidente dell'ordine degli ingegneri non sia venuto e abbia mandato all'ultimo minuto un consigliere, il quale non poteva essere preparato.

Nino Vespa: Sarebbe stato meglio invitare anche il presidente dell'Ordine degli Architetti. Ritiene necessario divulgare le carte dalle quali risulta l'effettiva ubicazione delle faglie.

Antonio Buzzelli: Non mi è piaciuto l'atteggiamento di chi è intervenuto: troppi discorsi in prima persona. Si è dato poco spazio ai problemi specifici di Pettino. Credo che la prossima volta dovremmo cercare di evitare di chiamare troppi personaggi. Il linguaggio dovrebbe essere più semplice.

Dino Nardecchia: Ho notato che i relatori, pur essendo bravissimi, sono un po' autoreferenziali, finiscono per preparare un palcoscenico per la propria tesi. Ho notato che i cittadini chiedono le risposte e ce ne sono alcuni che riescono ad informarsi, ma ce ne sono altri che trovano più difficoltà a cercare le informazioni ed a comprenderle. Ben venga se in questa sede si dà più chiarezza e informazioni ai cittadini. Mi preme che sia un comitato dei cittadini per i cittadini; sono rimasto deluso dall'esperienza sui comitati; i comitati si sono lasciati strumentalizzare, non mi è stato possibile negli altri comitati dialogare, credo che qui invece ci sia l'occasione di creare le condizioni per un maggiore dialogo.

Maria Bisti: Ho sentito tante persone dire che a Pettino non andava costruito; il seminario non ha affrontato a sufficienza il problema geologico.

Graziella Cucchiarelli: Ritengo che il convegno sia stato positivo. Avrebbe potuto essere fatto meglio il coordinamento degli interventi; è stato un bene che non si siano tagliati gli interventi, anche se alcuni forse troppo lunghi.
Riflettiamo su due punti: è il caso di andare avanti con altre informazioni? Siccome le interpretazioni non sono univoche, dobbiamo dare credito a quelle che hanno più verosimiglianza.
Io passerei al secondo gradino che è il confronto con le istituzioni e con la politica.

Bettina Catena: Gli interventi erano scollegati, non c'è stato un filo conduttore; il che non aiutava la comprensione. Pettino è diventato un deserto; avremmo potuto rimanere di più sul posto. Vorrei capire come fare a riscattare l'immagine degli Aquilani. La risposta alla domanda se è opportuno rimanere o no a Pettino non l'ho avuta dalla conferenza.
Siamo tutti dispersi, desidero recuperare un'identità di quartiere.

Loretana Chicarelli: Non mi è piaciuto lo scontro tra De Luca e Moretti. L'ing. Salvatori non mi è piaciuto quello che ha detto sulle B e sulle C: alla luce delle criticità che ha individuato, l'ordine avrebbe potuto intervenire; inoltre, ha detto che le B non avranno i soldi per l'adeguamento e alla luce di questo le B preparate non avranno valore. È stato presentato un problema e non sono state presentate risposte soddisfacenti.

Carmelo Gulizia: Tutto ciò che è stato detto nella parte finale, in realtà l'ho già sentito da altre parti. Si è parlato più in generale e si è parlato poco nello specifico di Pettino.

Federico Bisti: Moretti e Salvatori, gli unici che hanno avuto un tono divulgativo; lo schermo era troppo piccolo. Non penso che ci sia modo di controllare il tono espositivo di chi si invita. Si è finito tardi; poco tempo per gli interventi finali. Nel complesso positivo.

2) Finalità

Luigi Sgambati:
Credo sia importante chiarire, a questo punto, le finalità del tavolo: creare una realtà legata al territorio, un'identità di quartiere, e in questa realtà dibattere dei problemi e delle proposte per renderlo un quartiere sicuro e vivibile. Il confronto con le istituzioni non è finalizzato alla delegittimazione di una certa classe o parte politica, ma ad ottenere le scelte necessarie per il territorio.

Carmelo Gulizia:
È importante che il tavolo si occupi di questa finalità in relazione a Pettino. Stringere il dibattito sul territorio.
Sono rimasto scottato dall'esperienza dei comitati; perché non sempre si è apartitici; talvolta c'è solo il fine di attaccare una certa parte politica.
Oltre che a presentare problematiche ad una certa parte politica, parliamo delle soluzioni e presentiamo delle soluzioni positive. Prima di andare al confronto politico è importante parlare della nostra zona. Vediamo come è cambiato il nostro quartiere. Addentriamoci nella realtà del nostro quartiere, quindi elaboriamo su tale base delle iniziative e delle proposte.

3) Come proseguire?

Graziella Cucchiarelli:
Quando abbiamo organizzato il convegno, ci siamo innanzitutto posti una finalità informativa; la seconda parte riguardava il confronto con le istituzioni: sulla base delle tematiche emerse elaboriamo dei quesiti da presentare alle istituzioni. Primo: a Pettino non si doveva costruire; le case E a Pettino vanno demolite e ricostruite in sicurezza. Secondo: anche per le case B e C devono avere degli interventi di adeguamento sismico (posto che ci si trova in zona caratterizzata da maggiore rischio sismico rispetto ad altre). Terzo: che non si costruisca più a Pettino. Quarto: non ci devono essere decisioni che riguardano Pettino prese senza il confronto con il comitato.
Propongo di fare l'incontro con le istituzioni il più presto possibile, appena ricevuto il materiale dai tecnici.
Il discorso degli spazi sociali è successivo.

Antonio Perrotti:
In questa sede non si possono risolvere tutti i problemi individuali.
Propone di creare uno sportello informativo sulle problematiche tecniche della ricostruzione.
Discorso urbanistico e delle zone verdi e destinate al sociale.
Tra quindici giorni possiamo dibattere, quando esce, il regolamento per la ricostruzione.

Luigi Sgambati:
Propone di organizzare una conferenza sulle problematiche urbanistiche del quartiere, in modo da arrivare al confronto con le istituzioni con ulteriori argomenti e richieste.

Serena Castellani:
Bisogna portare avanti l'indagine sul rischio sismico.

Tiziana Adeante:
Prematuro il discorso sull'urbanistica; voglio prima sapere se potrò tornare a vivere in sicurezza a Pettino.

COMUNICATO STAMPA

A oltre un anno dal terremoto si sta finalmente avviando tutta la ricostruzione leggera
mentre permangono seri problemi tecnico-procedurali per gli “edifici E” proprio in relazione alle soglie di stabilità pretese dalle Ordinanze e dalla Normativa.
C’è infatti una grande confusione in quanto :
- dalla microzonazione sismica (tanto decantata !!) sono venute fuori solo vaghe rassicurazioni;
- dai saggi su calcestruzzo,armatura e terreni di fondazione sta derivando una generale inconsistenza di gran parte delle strutture;
- i costi di risanamento statico delle strutture con le “miracolose fibre di carbonio” sono analoghi se non superiori a quelli di demolizione e ricostruzione;
- c’è una generale sfiducia su i risanamenti che si sono visti “puntuali e/o fatti a striscie”;
- si temono lungaggini tecnico-burocratiche nelle procedure di verifica e finanziamento.
Inoltre per Pettino in assenza (ancora !!) di una revisione delle normative regionali soprattutto in relazione alla carta nazionale del rischio sismico e in considerazione della visualizzazione della “faglia attiva” nelle carte della microzonazione vogliamo capire :
1)che tipo di sollecitazioni sismiche avremo, con quale amplificazione?
2)in quali zone sarebbe bene non ricostruire?o comunque ridurre il numero dei piani?
3)quali sono le tecniche e le tecnologie migliori di risanamento statico?
4)e se eventualmente ci sarà un problema di copertura economica?


Report tavolo su Pettino del 10 maggio 2010

Partecipanti:
Antonio Perrotti, Serena Castellani, Enza Blundo, Lorenzo Ferretti, Federico Bisti, Luigi Sgambati.

Sintesi:
Sono state affrontate le ultime questioni organizzative relative al seminario che si terrà il 14 maggio 2010: conferenza stampa, organizzazione dello spazio, struttura del seminario, domande da porre agli esperti.

Decisioni:
Martedì 11 maggio 2010, alle 10:30, si terrà presso il salone della parrocchia S. Francesco in Pettino, Via Canada n. 6, una conferenza stampa per presentare il seminario del 14 maggio 2010 “Rischio Geo-sismico e ricostruzione sicura a Pettino”.


Domande da rivolgere agli esperti:

Problemi geologici e sismici del quartiere di Pettino
È attiva la faglia di Pettino? (Che vuol dire?) È opportuno costruire in prossimità di una faglia attiva? Qual è la fascia di rispetto entro la quale non è il caso di costruire?
È vero che esistono altre faglie a Pettino?
Che tipo di terreno c'è a Pettino? È vero che amplifica i movimenti sismici? In quale misura?
Quali sono i risultati della micro-zonazione sismica? Sono attendibili? È vero che a Pettino si può continuare ad edificare senza remore, oppure ci sono zone sulle quali assolutamente non si può costruire?
(Quali sono gli strumenti per conoscere il rischio sismico?)

Tecniche di pianificazione urbanistica in zona sismica
Quali sono le tecniche attuali di classificazione del rischio sismico sul territorio? L'Aquila com'è classificata attualmente? È vero che è stata declassificata?
E’ attivo un piano per le emergenze nel quartiere di Pettino? È stato applicato? Sono state individuate aree di raccolta per la popolazione in caso di calamità?
(Gli amministratori che hanno permesso la massiccia urbanizzazione di Pettino conoscevano o avevano gli elementi per conoscere le caratteristiche geo-sismiche della zona?)

Tipologie e tecniche costruttive per il risanamento statico degli edifici
Con quali tipologie e tecniche costruttive si dovrebbe edificare su una zona con le caratteristiche geo-sismiche di Pettino?
Esistono tecniche di risanamento in grado di garantire agli edifici danneggiati un alto livello di sicurezza? Quali costi hanno? È vero che a Pettino i costi per la riparazione degli edifici sono più alti che in altre zone? (Ci sono fondi sufficienti?)
Quali sono i tempi della ricostruzione del quartiere?
Come si fa ad appurare se le imprese e i tecnici, che stanno inflazionando il mercato con le loro offerte, hanno le competenze per assolvere a questo tipo di compiti? L'ordine degli ingegneri si è posto questo problema e come intende affrontarlo?
Le scelte tecnologiche di risanamento statico sono imposte dal mercato, o sono ottimali? Per esempio, le fibre di carbonio sono in ogni caso la soluzione ottimale?

Report del tavolo su Pettino del 3-05-2010
Ordine del giorno: organizzazione del seminario sul rischio sismico - quesiti da presentare agli esperti

Partecipanti: Mauro Zaffiri, Antonio Perrotti, Antonio Buzzelli, Federico Bisti, Lorenzo Ferretti, Assunta Riocci, Serena Castellani, Graziella Cucchiarelli, Enza Blundo, Luigi Sgambati, Eugenio Galassi, Alvaro Scimia, Piergiorgio Scimia, Gianfranco Ruggeri, Alessandro Venieri.

Sintesi: il geologo Alessandro Venieri ha relazionato al tavolo sui rischi legati alla costruzione in prossimità di faglie attive; l'ing. Gianfranco Ruggeri ha presentato chiarimenti sulle problematiche relative alla ricostruzione; sono stati enucleati i principali quesiti relativi alle tre macro-tematiche: rischio geo-sismico di Pettino, tecniche di pianificazione urbanistica in zona sismica, tipologie e tecniche costruttive per il risanamento statico degli edifici.

Decisioni: il seminario si terrà nel pomeriggio di venerdì 14 maggio, presso il salone della parrocchia di S. Francesco a pettino; il titolo sarà: “Rischio-geosismico e ricostruzione sicura a Pettino”.
Il prossimo incontro si terrà lunedì 10 maggio alle ore 18:00, nei locali della parrocchia di S. Francesco in Pettino; ordine del giorno: ultime precisazioni in merito all'organizzazione del seminario.


Sintesi degli interventi
Alessandro Venieri: È opportuno sentire chi si è occupato della microzonazione, in particolare il prof. Marco Tanini; in realtà il lavoro relativo alla microzonazione non è completo.
La faglia di Pettino sicuramente è attiva; separa depositi geologici recenti, quindi è interessata da attività recente. L'evento del 1703 è stato generato da questa faglia.
Il problema della faglia attiva è che non esistono, per gli edifici che si trovano in prossimità della faglia, soluzioni strutturali tali da poter eliminare il rischio
La faglia è una compressione della crosta terrestre, quando avviene la rottura, si sprigiona un'energia tale, per cui non c'è soluzione strutturale che possa resistere alla forza di taglio.
Negli Stati Uniti dal '72 è vietata la costruzione in prossimità della faglia, entro una certa fascia di rispetto.
In realtà il concetto di prossimità non è assoluto, in quanto possono esserci zone stabili anche nell'immediata prossimità della faglia.

Gianfranco Ruggeri:
Da alcune documentazioni risultano altre due faglie presunte, che passano in zone urbanizzate a Pettino, tra cui Via Dante Alighieri.

Venieri:
La faglia attiva è definita secondo movimenti avvenuti negli ultimi 40.000 anni. Bisogna vedere se queste due faglie ulteriori sono attive, anche se è sicuramente significativa la vicinanza ad una faglia attiva (quella nota di Pettino).
Nel momento in cui una faglia come quella di Pettino si attiva, scatena nell'immediata prossimità un'energia tale che non ci sono soluzioni strutturali sufficienti a garantire la sicurezza degli edifici.
È paradossale che ci siano tante disquisizioni sull'opportunità o meno di costruire nei pressi della faglia di Pettino, quando un principio di precauzione imporrebbe prudenza.
Va capito se le due faglie presunte sono in qualche modo sono collegate alla faglia attiva. Ci sono dei metodi per studiare più approfonditamente la faglia (trincee paleosismologiche). Anche perché la prossimità delle rotture fa presumere si tratti di una faglia unica.
Importante osservare come la carta di microzonazione verrà recepita dagli strumenti urbanistici.
Bisogna, tuttavia, tenere conto, insieme al fattore della prossimità alla faglia, del fattore dell'amplificazione sismica.

Antonio Perrotti:
Vogliamo sapere se effettivamente ci sono soluzioni strutturali praticabili per affrontare il rischio sismico legato alla conformazione geologica di Pettino. Vogliamo sapere se la microzonazione è effettivamente rassicurante oppure no.

Venieri:
Possibile che nei convegni sul tema svolti prima del sisma, non ci sono interventi su L'Aquila; c'è stato un silenzio abbastanza incomprensibile.
Sulle faglie attive, va distinto il discorso della prossimità alla faglia attiva, dal discorso delle zone di amplificazione; sono fattori che vanno considerati autonomamente e non vanno assolutizzati.
La nota del SSN del 2004, inviata alla Regione Abruzzo, che dettava criteri per la costruzione in zona sismico non ha avuto seguito; la stessa nota, inviata alla Regione Veneto, ha portato ad una delocalizzazione di strutture sensibili da zone prossime ad una faglia attiva.

Alvaro Scimia:
Vuole sapere se bisogna insistere nella ricostruzione a Pettino, oppure se è il caso di attendere e capire se è opportuno farlo.

Venieri:
Pettino è caratterizzato da un fattore di accelerazione al suolo altissimo, in media 0,68 g, e da un fattore di amplificazione pari a 2; si tratta di elementi preoccupanti che vanno tenuti in considerazione dai progettisti.

Gianfranco Ruggeri:
La possibilità di raggiungere un grado di sicurezza sufficiente dipende dall'edificio sul quale si interviene, dai materiali e dalle strutture originarie.
Oggi mancano gli strumenti (anche normativi – linee guida) per elaborare i progetti.
Le tecniche per riparare ci sono; il problema è vedere la storia del fabbricato e capire se non è piuttosto il caso di demolire.

Venieri:
Bisogna precisare che la faglia di Pettino non si è attivata; per cui non è significativo che ci siano case in prossimità della faglia integre.
Consiglia un articolo di Paolo Galli sugli eventi sismici '700 in Abruzzo.
Bisogna anche valutare il rischio di episodi di risonanza. Le basse frequenze sono più pericolose per gli edifici.
Problematica a Pettino la conformazione della faglia, della quale non è ben definibile la localizzazione, ai fini dell'individuazione di una fascia di rispetto.
Le probabilità che si verificasse un sisma di tale intensità dopo la scossa del 30 marzo erano del 2%.

Luigi Sgambati:
Cerchiamo di enucleare i quesiti nei quali articolare le tematiche che affronteremo nel seminario.

Venieri:
Chiedere a Moretti (che ha rilevato la faglia), se la conformazione della faglia di Pettino che risulta dalla microzonazione corrisponde a quella rilevata o se c'è una ramificazione che in realtà si inoltra nell'abitato.

Serena Castellani:
Chiarimenti sulle faglie presunte.

Federico Bisti:
Prioritario chiedere chiarimenti sulla microzonazione.
Chiedere come si dovrebbe costruire in queste zone, in ipotesi da zero. Come si costruisce un terreno di questo tipo.

Venieri:
Sopra una faglia attiva in nessun caso si deve costruire.

Luigi Sgambati:
Venieri potrebbe trattare in particolare dei rischi relativi alla costruzione su una faglia attiva.

Alvaro Scimia:
Se, come e in quali tempi è possibile ricostruire a Pettino.

Antonio Buzzelli:
Conoscere i problemi relativi al terreno. (De Luca e Moretti)
Chi si occupa della mia sicurezza?

Galassi Eugenio:
Gli amministratori che hanno permesso la costruzione a Pettino, hanno responsabilità? Conoscevano o avevano gli elementi per conoscere il rischio? Da quale anno
Venieri:
Negli Usa hanno iniziato a parlare di faglie attive nel '72, in Francia nel '92; qui nel 2000. È un problema recente.
La questione dell'amplificazione sismica, invece, è nota dal 1908; nel dopo guerra alcune regioni hanno cominciato a studiare il fenomeno, l'Abruzzo, invece, è rimasto indietro.

Graziella Cucchiarelli:
Quali sono le zone sulle quali assolutamente non si può costruire?

Mauro Zaffiri:
Presenta il problema della prevenzione: punti di raccolta e piani di evacuazione.

Perrotti:
Il piano per L'Aquila di protezione civile non è stato applicato. È mancata attuazione e formazione.

Enza Blundo:
Nel 1982 fu fatta una prova di evacuazione con tutte le scuole, che portò tutti nella zona di Bazzano. Probabilmente nel periodo qualcosa si stava muovendo.
Propone una domanda sui costi della riparazione degli edifici danneggiati e se sono realmente affrontabili con i fondi stanziati.



Serena Castellani:
L'Aquila passerà da zona 2 a zona 1?
Ricostruzione storica delle normative sul rischio sismico vigenti in Abruzzo e se sono state applicate.

Venieri:
Non esiste più la divisione in zone. C'è una valutazione caso per caso secondo i coefficienti di rischio sismico.

Graziella Cucchiarelli:
È vera l'affermazione della Protezione Civile, in merito alla microzonazione, secondo cui a L'Aquila si può edificare in tutte le zone urbanizzate e l'unica zona pericolosa è Castelnuovo?

Lorenzo Ferretti:
Come si affronta la disparità di trattamento tra i cittadini che si trovano in edifici ad alta densità abitativa e quelli che vivono in edifici singoli e insistenza dell'edificio in zone diverse.

REPORT DEL 26 Aprile

Oggetto: Proposte per affrontare il problema del rischio sismico

Partecipanti: Antonio Perrotti, Antonio Buzzelli, Federico Bisti, Lorenzo Ferretti, Serena Castellani, Graziella Cucchiarelli, Enza Blundo, Luigi Sgambati, Raffaella Papola, Valentina Picchioni, Donatella Sano (controlla sulla mail).

Sintesi: i partecipanti concordano sulla priorità di organizzare un seminario con finalità conoscitiva e informativa su Pettino in relazione alle problematiche geologiche, geotecniche e strutturali; in un secondo momento si penseranno i termini e le modalità di un confronto con le istituzioni.

Decisioni: il tavolo ha deciso di organizzare un seminario nel mese di maggio, invitando tecnici dei settori interessati; nel prossimo incontro si definiranno più nel particolare i quesiti da presentare agli esperti.
Sintesi degli interventi

Serena Castellani:
Presenta lo studio del geologo Venieri Alessandro sulla faglia di Pettino (è il geologo che sul sito “6aprile2009.it” risponde a domande);
propone di prendere contatti con Salvatori (portavoce di un altro studio).

Antonio Perrotti:
Mostra la faglia di pettino su una carta geologica regionale; mostra inoltre cartina sulla quale si vedono le c.d. aree bianche destinate a servizi e verde pubblico, mai realizzati;
mostra il piano strutturale strategico urbano del 2000, che conferma la destinazione edificatoria e residenzale di questa zona;
propone che le zone vincolate siano confermate (e non destinarle ad edificazione come proposto da Riga);
propone di fare il più presto possibile un seminario di aggiornamento su problema geologico-sismico, chiamando geologo, geotecnico e strutturista, anche nell'ottica di informarci su come affrontare sulla ricostruzione, di 10-15 gg.; per sapere: interpretare la micro-zonazione sismica (i cui risultati sono stati banalizzati dall'informazione); quali sono le zone che vanno realmente escluse da riedificazione e ristrutturazione; quali sono le tecniche di risanamento da attuare su un edificio a Pettino per essere sicuri; quali i tempi e i costi, chi li copre?; funzione prettamente informativa; sapere da parte istituzionale Chiodi, Fontana ecc... se darà copertura economica.

Lorenzo Ferretti:
Cita la lettera dell'ordine degli ingegneri dell'Aquila, nella quale si critica l'operato delle istituzioni riguardo al prezziario, incerto, lacunoso, cambiato su alcuni punti in itinere;
propone un aggancio con l'ordine degli ingegneri per sapere qual è lo stato dell'arte.
Carenza di competenze sulla ricostruzione con questa normativa.

Serena Castellani:
Propone di chiamare anche tecnici del comune (non politici) all'ipotetico evento;

Luigi Sgambati:
Propone di capire prima qual è il fine perseguito: informarci o incidere sulle scelte istituzionali? Nel secondo caso è necessario più tempo per informarsi ed elaborare le proposte da presentare ai referenti istituzionali; necessario predisporre i “binari” sui quali incardinare il discorso per essere incisivi. Nel primo caso, invece, basta concordare una data con i tecnici da chiamare.

Raffaella Papola:
La cosa che dobbiamo pretendere, non è l'incontro con il politico, ma con i tecnici del comune; persone specializzate.

Antonio Perrotti:
Propone di fare seminari prettamente tecnici e informativi, prettamente sulle tecniche di riparazione e ricostruzione.

Enza Blundo:
Propone prima un tavolo di lavoro informativo; e in seguito elaborare delle proposte e organizzare un incontro con le istituzioni e i tecnici delle istituzioni.

Luigi:
Quindi si propone di dare la priorità all'informazione sul rischio sismico, in relazione alla possibilità e alle tecniche di ricostruzione e di organizzare un evento a finalità informativa; in secondo luogo si elaboreranno le proposte sulla base delle quali interloquire con le istituzioni.

Antonio Buzzelli:
Vuole sapere sulla base di quali criteri e interessi Pettino è stata costruita in questo modo.

Federico Bisti:
C'è la necessità di scegliere i tecnici in modo da sentire “tutte le campane”, in modo da creare un confronto costruttivo tra punti di vista differenti; rischio di sentire solo un punto di vista, smentito da altri, e non avere sufficiente credibilità.

Antonio Perrotti:
Ricorda l'assenza di un piano d'evacuazione: eliminare le aree bianche sarebbe controproducente anche perché eliminerebbe le uniche zone di fuga di Pettino.

Serena Castellani:
Propone di presentare ai referenti istituzionali i risultati delle conferenze prima di porgli le domande; quindi invitarli ad un evento in cui porgli le domande.

Graziella Cucchiarelli:
L'obiezione di Federico è seria; bisogna evitare che il punto di vista tecnico sia parziale: bisogna avere due persone che espongano punti di vista contrapposti, anche se si tratta di proposta difficilmente realizzabile, che inoltre presenta il rischio che le due opinioni si annullino. Importante che abbiano comunque una consistenza teorica importante.
In un secondo tempo dovremo interpretare le relazioni, sulla base delle quali estrapolare le domande da proporre ai politici. Creare un evento in cui i politici devono rispondere alle tue domande.

Luigi Sgambati:
Quello delle scelte strutturali è problema delicato, che va affrontato in generale, perché le soluzioni nel caso concreto dipendono da numerose variabili, la cui analisi spetta al tecnico di fiducia.

Antonio Perrotti:
Per questo è necessario un dibattito nell'ordine che dà conto delle diverse scuole di pensiero e soluzioni; verterebbe principalmente sulle soluzioni praticabili in generale e sui costi.


Graziella Cucchiarelli:
Propone di espungere l'argomento delle scelte tecniche per la ricostruzione; l'importante è il discorso su Pettino in generale, sui rischi e sulla condizione del quartiere; non scendere nel particolare, che dipende dal singolo edificio.

Federico Bisti:
Se non si scende in particolare come si fa a fare domande incisive? Se non si ha una stima sui costi, come si fa a fare le domande.

Enza Blundo:
A Pettino è particolarmente rilevante il problema della possibilità o meno di ricondurre in sicurezza un edificio.

Antonio Perrotti:
Pettino è terreno C; ciò comporterà la necessità di tecniche ancora più dispendiose per la messe in sicurezza.

Luigi Sgambati:
posto che organizzeremo un evento a finalità principalmente informativa, chi chiamare e quando farlo?

Antonio Perrotti:
Sente il Moretti (geologo) Università dell'Aquila, De Luca (fisico), Salvatore (ingegnere); Paolo De Santis (presidente ordine degli ingegneri) e Conti (presidente ordine degli architetti);

Enza Blundo:
Sente De Luca.

Serena Castellani:
Sente Venieri (geologo);
necessario presentare prima ai tecnici le nostre domande.

Antonio Perrotti:
propone come date il 14-15 o 21-22 di maggio (venerdì, sabato) o al massimo 15 e 23 (domenica);

Lorenzo Ferretti:
si pone il problema della nostra rappresentatività;
propone di preparare una locandina da affiggere alle scuole.

Luigi Sgambati:
Ritiene che la rappresentatività non sia un problema nostro, ma dei rappresentanti istituzionali: noi siamo liberi cittadini che si interrogano sui problemi del proprio territorio; non dobbiamo preoccuparci dei numeri, ma dare continuità al dibattito.
Altra cosa è il problema della pubblicizzazione degli eventi organizzati, che vanno pensate volta per volta.

LE CARRIOLE SI RIEMPIONO DI DOMANDE

COMUNICATO STAMPA
Domenica 2 maggio le carriole si danno appuntamento alle 9.30 alla Fontana Luminosa, da dove partirà una “processione di domande” lungo il centro storico della città.

Tutti i cittadini sono invitati a partecipare, scrivendo le loro domande più urgenti, pressanti, dolenti, quelle che pensano di condividere con i loro concittadini, su dei cartelli, che le carriole si incaricheranno di portare fino al Presidio di piazza Duomo, ormai centro e ritrovo degli aquilani che non vogliono essere ricostruiti, ma vogliono ricostruirsi a partire dai loro bisogni.



Dopo il corte e l’arrivo in piazza Duomo, il lavoro della mattinata proseguirà con lo sgombero delle macerie in piazzetta di S. Biagio.



Il problema dello sgombero delle macerie è infatti tutt’altro che risolto. E non solo nel centro storico.

A tutt’oggi non esiste un piano demolizione partecipato e pubblico e non ci è dato sapere se esiste un piano organico di rimozione e ricollocazione delle macerie nel comprensorio.

Non sappiamo quante macerie sono state rimosse finora, dove sono state collocate, se sono state riciclate, vendute o altro.

Non è ancora chiaro su quali siti si stia lavorando. Per quel che si sa, l’unico sito preso a tutt’oggi in considerazione, pur se in maniera informale e forse poco trasparente, è quello della cava ex Teges.

Se finora abbiamo ottenuto l’avvio di una forma di smaltimento delle macerie in sito con militari e vigili del fuoco e alcune irrilevanti modifiche all’Ordinanza Fontana, riteniamo di dover insistere:

- per l’affidamento della selezione e la riconversione delle macerie a giovani ed imprese locali;

- per la selezione delle macerie con particolare attenzione al recupero di tutti gli elementi nobili (coppi,pietrame e legname lavorato, mattoni e pianelle in cotto,ecc.) e alla loro conservazione in sito;

-per l’integrazione del l’Ordinanza magari con un più organico Provvedimento regionale.



Dopo il lavoro, la mattinata si concluderà con la riunione dell’Assemblea cittadina nel tendone del Presidio di Piazza Duomo.

AD HOC :CARRIOLE DI DOMANDE



Dopo le carriole delle macerie ,le carriole dei libri, e ora le carriole delle domande. Tornano le carriole malgrado “quelle” delle macerie siano state sequestrate e portano un fardello di domande . Chiedono la chiarezza che non si è fatta ancora. Trasportano domande pesanti ridotte anche loro a macerie perché ormai si sono logorate lungo tutto un anno, durante il quale hanno sbattuto contro ogni cosa e contro muri rotti e …. di gomma . Povere parole, frasi che occupano ininterrottamente la mente e il cuore degli aquilani da quel sei aprile. Stanno lì a ripetere i loro ritornelli come quelli di Domà una doppia canzone in italiano e in”aquilano “ che vuole dire in sostanza , perdonate l’ardire, “ Domà so’ cazzi”. Domande che pretendono di partecipare alla ricostruzione quando e in che modo è cominciata, come continuerà, che obiettivi ha. E domande che interrogano il quotidiano, le storie di ciascuno e di tutti , la mancanza di lavoro, la cassa integrazione che sta per terminare, le attività di chi non è riuscito ancora a ripartire, l’ingordigia di chi ha guardato interessi di parte , il dolore di chi attende giustizia.
E’ nel blog di Anna Pacifica Colasacco il cui profilo su Facebook è oggi modificato in “Anna Pacifica Colasacco Fan Page” , è nel blog all’indirizzo di Google http://miskappa.blogspot.com/ che si legge e si avverte quello che gli aquilani hanno perso e forse per sempre . Lo dice lei per tutti : “Non ho più la mia libreria ed i miei libri. Non ho più tutti quegli oggetti che amavo e che collezionavo. Le donnine nude di gesso. I vasi antichi. Le mie anfore. Le lampade. I quadri. Il mio terrazzo pieno di fiori.Non ho più la mia cucina tecnologica. Niente più servizi di piatti, né bicchieri. Non ho più le mie foto e tutti i ricordi conservati in un baule. Non ho più la scrittura di mio padre. Né il mio camino, né l'impianto stereo.
Non ho più le mie scarpe.Non ho più il mio grande bagno, con la grande vasca. Non ho più un impianto di riscaldamento a gas metano. Clic, accendi, e tutto va bene. Non ho più quella vestaglia rossa. Non ho più la vetrata dalla quale guardavo i tetti della mia città. E davanti alla quale trascorrevo i miei momenti di riposo. Non ho più quell'abete, davanti la finestra del mio studio, che prosperava in un giardino nascosto. E spuntava da un tetto. E, a primavera, si rimpiva di uccelli.Non ho più il Gran Sasso, dalla finestra della camera da letto. Né la collina di Roio, sull'angolo del terrazzo. Non ho più la piazza del Duomo, sotto casa. “
E altri potrebbero scrivere e dire : Non ho più piazza d’armi dove andavo a correre e passeggiare, non ho più le mie due stanze nelle quali sembrava vivessi in una reggia, non ho più i vicoli dove ogni mattina camminavo con il mio bastone , dove sono nato/a ,dove speravo di morire e dove ogni porta, ogni negozio ogni faccia era un saluto, un incontro, un attimo di quello che è la mia vita. Non ho più la mia libreria dove poter sentire l’odore della carta e sfogliare i libri, parlare con gli amici . Non ho più..”
Rivoglio quella vita sonnacchiosa di una città di provincia a misura dei passi, dei passi persi e dei passi ritrovati di ogni giorno, di cento giorni, di mille giorni di una eternità di giorni.
Rivoglio i luoghi del corpo e dell’anima , i silenzi e i rumori ,l’antico e sempre nuovo respiro della città. Ed è quello che dico anch’io, insieme ad altre cose, in queste note di Facebook e nel mio blog di Google http://osservatoriodiconfine.blogspot.com/
Ed è nelle carriole , dunque nelle domande delle carriole che anche gli aquilani diranno che cosa hanno e che cosa vorranno avere. Lenzuola di domande dunque lungo un percorso reale ,quello del Corso di L’Aquila e un percorso metaforico quello dei problemi della ricostruzione. Lenzuola di testimonianze come le bacheche delle chiavi delle case chiuse . Domande che chiedono risposte. Perché ogni risposta alle domande delle carriole potrà essere un punto fermo, forse minuscolo e insignificante come potranno essere a volte le domande minuscole e insignificanti dinnanzi alla vastità dei problemi, domande che però coinvolgono la vita delle persone singole e delle loro famiglie. Domande che creeranno una ragnatela , una rete di comunanza, di intenti, di sforzi, di partecipazione per una rinascita vera. E ogni domanda sia un rintocco : quello della notte del dolore, quello della perdita della casa, quello della sofferenza delle tendopoli, quello dell’anonimia delle nuove case delle town. E dopo le domeniche delle carriole le domeniche dei rintocchi quelli di ieri e quelli di domani.
Walter Marcone