L'associazione persegue finalità di solidarietà sociale, civile e culturale, con l’obiettivo di informare e tutelare i cittadini delle zone incluse nel cratere sismico del 6-4-2009, per ottenere il pieno riconoscimento dei nostri diritti di procedere alla ricostruzione e riqualificazione partecipata delle zone danneggiate, secondo i criteri della massima trasparenza e della maggior efficacia, scongiurando il rischio di smembramento e dissoluzione socio-culturale delle popolazioni colpite.

TESTO INTEGRALE DELLO STATUTO

IL NUOVO SITO INFORMATIVO




ULTIMO AGGIORNAMENTO 10 Gennaio 2011



LA VERITA' SI FA SPAZIO

NO PROTEZIONE CIVILE SpA
Dal 18 Dicembre abbiamo iniziato a preoccuparci di quanto stava accadendo aprendo una petizione online successivamente ci sono stati convegni, è stato aperto un Osservatorio Civile e si è svolta una manifestazione a Roma.(per saperne di più)

L'articolo 16 che la istituiva è stato bloccato
INTERVISTA A SCALFARI


Oggetto: Trasparenza in merito all’ammontare e all’utilizzo dei fondi
per l”emergenza sisma “ da parte del Dipartimento di Protezione Civile
dal 6 Aprile al 15 febbraio 2010-02-15 Mozione urgente
Il Consiglio Comunale dell’Aquila

Dopo Fabio Masi del Blob di rai 3 un'altra giornalista Marialuisa Busi si offre come portavoce delle realtà celate dietro l'efficentismo

PROBLEMA ECONOMICO E RICOSTRUZIONE IN RITARDO


ECCESSIVA ASSISTENZA E CITTADINANZA CHE MANIFESTA I DISAGI


Rai 3 Blob del 1 gennaio: eccezionale presenza a capodanno sui media nazionali di voci controcorrente dall’Aquila. Per una seria presa di coscienza che i problemi veri non si risolvono con la televisione, né con i miracoli




BUON NATALE SFOLLATI

La gestione dell’informazione post-terremoto è oggi, per tutti noi, la questione principale.
Se ce ne fosse ulteriore bisogno, lo dimostra, ultima in ordine di tempo, la puntata di “Radio anch’io” andata in onda questa mattina, ospiti il Sindaco dell’Aquila, il dottor Bertolaso e il nuovo Arcivescovo.
Ne diamo una piccola cronaca a memoria; a cura di Marcello Gallucci

UNA CITTA' PRIVATA DELLA SUA ANIMA

Una città italiana privata della sua identità culturale
Io tradurrei in questo modo "An Italian City Shaken to Its Cultural Core" che è il titolo dell'articolo di Michael Kimmelman pubblicato il 23 dicembre scorso sul New York Times : un 'analisi della situazione aquilana oggi, dei rischi che incombono e qualche proposta di soluzioni possibili, un punto di vista esterno che può aiutare.
Le versioni che circolano nella stampa e nei blog aquilani omettono la traduzione del titolo che sostituiscono con "LEADERSHIP FORTE".


In effetti il giornalista ritiene che, stante l'assenza di una leadership forte della classse dirigente, di una pianificazione urbanistica severa, oppure di "public forums where citizens might seriously grapple with a future L’Aquila", la situazione non appare rosea.
Da noi è assente una leadership forte, è assente la pianificazione, ed è assente purtroppo l'unica alternativa possibile,"forum pubblici dove i cittadini possano seriamente confrontarsi con il futuro de L'Aquila", ossia la partecipazione, quella chiesta per tempo , e a gran voce, dai Comitati Cittadini, e snobbata dalla Stampa e dalle Istituzioni locali.
Dai vari commentatori locali non viene presa in alcuna considerazione la possibilità della partecipazione, un processo che, se condotto bene, anche a L'Aquila potrebbe creare una leadership consapevole e quindi forte.
Un esempio di leadership forte è certamente quella di Bertolaso, ma con leggi speciali ed in emergenza, e con quanti problemi...
Difficile capire a quale leadership forte si faccia riferimento: un pettegolezzo come tanti altri, in questo periodo di apparenza televisiva.
Se la stampa si limita al pettegolezzo quando potrebbe innescare , essa stessa, il processo di partecipazione.... siamo lontani anche dalla ricetta Kimmelman: "Non una città perfetta, ma reale, vivibile che potrebbe diventare modello per un nuovo tipo di centro storico del 21 secolo in Italia."

Davvero molto lontani.. meno male che il 2009 ormai...
  • ... Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero? 
  • Speriamo.


Il Decreto Minist. Sanità del 5 luglio 1975 ART.3  recita:  "l’alloggio monostanza, per una persona,deve avere una superficie minima, comprensiva dei servizi, non inferiore a mq 28, 
 e non inferiore a mq 38, se per due persone"

Il Guerriero di Capestrano: doverose precisazioni

Alcuni giorni or sono, poco prima che gli venisse consegnato il “Guerriero di Capestrano” dalla presidente della Provincia, il Dott. Bertolaso ha ricevuto personalmente il nostro volantino e, nel suo intervento finale a ringraziamento dell’omaggio ricevuto, da una parte ha elogiato la nostra tenacia ed il nostro senso critico, dall’altra ci è sembrato che volesse far passare le nostre perplessità come negative per la città.
Avvertiamo, pertanto, la necessità di precisare ai nostri concittadini che il 23 giugno avevamo consegnato personalmente al dott. Bertolaso un documento redatto da noi e da altri 15 comitati cittadini,



nel quale lo invitavamo a procedere immediatamente, come misura prioritaria, alla requisizione delle abitazioni sfitte esistenti e ad una tempestiva integrazione del Piano C.A.S.E. con i M.A.P. e i moduli removibili anche nell’aquilano. Come è noto, l’integrazione è stata fatta solo successivamente ad un censimento (contestato con 5000 lettere) che prevedeva tra le opzioni solo il Piano C.A.S.E. e l’alloggio in affitto. A tutt’oggi la cittadinanza paga questi colpevoli ritardi di gestione ed intelligenza, se è vero – com’è vero – che non si è ancora a capo della questione C.A.S.E. e che NON SI SA se e quante disponibilità esistano per gli affitti, né minimamente si è fatto cenno ai tempi di consegna e ai criteri per l’elaborazione di una graduatoria di quest’ultimi.
Al posto delle requisizioni è stato costituito, in seguito, un fondo immobiliare, che viene citato solo alla data del 1 dicembre nell’ordinanza 1959, e che tuttavia non inserisce neppure al primo posto i nuclei da una o due persone, né chi – fiducioso - è rimasto in camper o in roulotte reperite in proprio, o in altre situazioni fortunosamente o virtualmente di “autonoma sistemazione”.
Per quanto riguarda il mancato allarme e piano di evacuazione, precisiamo che non ci riferivamo alla previsione di Giuliani, come ha sostenuto il dott. Bertolaso, bensì alla necessaria predisposizione di un piano di emergenza ed evacuazione del territorio, o quantomeno alla necessità di evitare un contro-allarmismo altrettanto dannoso per la cittadinanza che, troppo tranquillizzata dalle prese di posizione della Commissione Grandi Rischi (quelle sì “scientifiche ed affidabili”, e si è visto con che effetto!), è restata in totale balia della furia del terremoto. Si auspica un confronto aperto per avere risposte anche su queste tematiche.
Dunque non per preconcetta opposizione alla persona di Bertolaso e al suo operato abbiamo manifestato il nostro dissenso, ma perché siamo ancora convinti – e le sue parole, dott. Bertolaso, non ci hanno per nulla persuasi del contrario – che ancora tanto, troppo ci sia da fare per arrivare ad una visione ragionata ed obiettiva delle responsabilità prima e dopo il sisma. E al proposito ci permettiamo di ripetere ancora una domanda, per noi tutti fondamentale: dopo mesi di attività sismica atipica, di fronte ad una scossa di magnitudo 4,5, siamo proprio sicuri che non fosse il caso di dare l’allarme?
Ci perdoni, dottor Bertolaso, e si tenga caro il suo “Guerriero di Capestrano”: ma affidi a quella preziosa riproduzione anche il compito di ricordarle quel che si doveva fare e non è stato fatto.

RESOCONTO

In occasione della conferenza stampa che oggi si è tenuta presso la sede dellʼANCE alle 15:00, erano presenti la Presidente della Provincia dellʼAquila, Stefania Pezzopane, il Sindaco Massimo Cialente e lʼon.Giovanni Lolli.
In breve tempo, è stato esposto qual è lʼattuale intenzione del governo nazionale in merito alle misure che ci si appresta a varare con un probabile Decreto Legge, entro la fine dellʼanno.

In quella che attualmente appare essere una bozza non definitiva,(nemmeno lʼon.Lolli è riuscito ad entrare in possesso di un documento con maggiore attendibilità), si citano le seguenti misure:
-nessuna sospensione dei tributi per il lavoro dipendente.
-una probabile sospensione per 6-12 mesi per lavoratori autonomi, ma solo con riferimento allʼIRPEF, non allʼIRAp, e comunque sembra ci sia lʼintenzione di limitare questi vantaggi ai lavoratori autonomi con reddito inferiore ai 200.000€.
Ci si troverebbe pertanto di fronte allʼassurdo per cui, mentre il dipendente è tenuto a versare tributi, il suo datore di lavoro ne potrebbe essere esentato.
Nessuna traccia,infine dei 300 milioni di € promessi dal CIPE nella precedente trattativa tenutasi tra amministrazioni locali e governo.
Di fronte allo stato dei fatti, lʼon.Lolli ha prospettato la possibilità di riuscire ad ottenere un qualche miglioramento in occasione della discussione in parlamento quando,entro 60 giorni dalla presentazione di questo ancora ipotetico decreto, sarà necessario votarne in aula la conversione in legge.
Nellʼeventualità che in questa occasione si dovesse fallire, proprio lʼon.Lolli ha paventato lʼipotesi che si possa sollevare obiezione di costituzionalità, dato appunto che allo stato attuale pare si voglia introdurre quale discriminante tra beneficiari della sospensione del versamento tributario un criterio di “distinzione tra classe di lavoratori e non tra fasce di reddito”.

Per quanto concerne le posizioni del Sindaco e della Presidente della Provincia, questi si sono limitati ad osservare che le promesse fatte dal Governo, e ribadite più volte dal sottosegretario Bertolaso, non sembrano (ad oggi)essere state minimamente rispettate,è stato più volte chiesto un trattamento per LʼAquila al pari di quanto assicurato per altre popolazioni in occasione di calamità,nonostante non potevano essere considerate, come lo stesso Bertolaso ha più volte affermato,“la più grave calamità degli ultimi 100 anni”.
Da quì ad invocare la mobilitazione popolare, il passo è stato breve.
Alcuni hanno anche sollevato lʼipotesi di un blocco forzoso delle autostrade, e di altre plateali misure di opposizione alle misure che stanno per essere prese a Roma; il nostro triunvirato ha però spesso fatto notare la scarsa partecipazione della cittadinanza nelle precedenti occasioni di protesta, invitando i presenti a fare di più, auspicando che la buona presenza di cittadini alla conferenza stampa in corso fosse un segnale positivo in tal senso.
A questo punto, è stata sollevata da Federico DʼOrazio, per lʼassociazione Cittadini per i Cittadini, una serie di obiezioni: prima tra tutte, lʼincomprensibile condotta degli amministratori locali, che si sono alternati tra fasi di stringente richiamo del Governo al rispetto delle promesse fatte, a fasi di innegabile sudditanza e complicità, come testimoniato dalla premiazione di Guido Bertolaso col premio “Guerriero di Capestrano 2009, per la dedizione ed amore verso LʼAquila”, conferitagli solo una settimana fa dalla Provincia dellʼAquila e per la quale ci siamo pronunciati.
Allo stesso modo, anche il Sindaco, si è a nostro giudizio reso partecipe di un colpevole ringraziamento al Presidente del Consiglio per le misure garantite a vantaggio della popolazione aquilana, giunto del tutto prematuramente, e soprattutto a scatola chiusa, se ancora oggi il testo non gode di alcuna ufficialità.
Molto consenso tra i cittadini hanno ottenuto queste affermazioni,alle quali gli interessati hanno risposto semplicemente smentendo la gravità di tali azioni a nostro giudizio senza neppure troppa convinzione, ed invitando tutti a non dividersi, per combatteresu un fronte comune.

METODO AUGUSTUS

Il ”Metodo Augustus” è un metodo di approccio ai problemi della pianificazione di emergenza in protezione civile secondo criteri di massima semplificazione delle procedure.

E'una sorta di protocollo metodologico ormai acquisito a tutti i livelli per affrontare le problematiche dell'organizzazione delle risposte di protezione civile ovvero la gestione dell’emergenza, l’informazione in situazioni di crisi e l’assistenza alloggiativa in emergenza. Si tratta di percorsi collaudati per la prima volta in occasione dell'alluvione della Versilia nel 1996, durante la crisi sismica in Umbria e Marche del 1997, e a Sarno nel 1998. Sulla base del Metodo Augustus, un Piano di emergenza viene schematizzato essenzialmente in tre parti: la prima è quella della raccolta di informazioni (Dati da Base), la seconda quella dell'individuazione degli obiettivi di salvaguardia da conseguire (Lineamenti della Pianificazione) e finalmente, la terza, quella della realizzazione di un modello vero e proprio di intervento operativo.
di Elvezio Galanti
L’abc della Protezione Civile
”Metodo Augustus”, ovvero la gestione dell’emergenza, l’informazione in situazioni di crisi e
l’assistenza alloggiativa in emergenza: tre percorsi affatto virtuali che abbiamo cercato di
illustrare con chiarezza e semplicità. Perchè da questi percorsi chi opera nella protezione civile
può acquisire una conoscenza di base dei problemi che, puntualmente, si verificano prima, durante
e dopo un evento calamitoso.
Si tratta di percorsi purtroppo collaudati più volte in questi ultimi anni (Versilia, crisi sismica in
Umbria e Marche, Sarno, tanto per ricordare i principali avvenimenti verificatisi dal 1997 ad oggi)
e che, grazie anche alla riflessione sugli errori del passato, si sono affinati in maniera sempre più
rispondente alle esigenze operative a vario livello.
E la rispondenza a questo nostro lavoro (confortato sempre da un costante coordinamento tra
centro e periferia) l’abbiamo avuta proprio da chi, in emergenza, deve operare in fretta e bene: le
edizioni precedenti sono andate più volte esaurite e la richiesta continua ad essere costante. Per
questo abbiamo deciso di riunire in un unico numero di “DPC Informa” le monografie dedicate
alla gestione dell’emergenza e dell’informazione e all’assistenza alloggiativa, a disposizione di
tutti coloro che, a qualsiasi titolo, operano nel campo della prevenzione e dell’emergenza.
Per quanto riguarda in particolare il “Metodo Augustus” si segnalano alcune significative
variazioni derivanti dalle novità legislative, (ad esempio le nuove competenze di protezione civile
delle Regioni, delle Provincie e degli Enti Locali).
INDICE
IL METODO AUGUSTUS
Il metodo Augustus
di Elvezio Galanti
Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione Civile
Caratteristiche di base per la pianificazione di emergenza
definizione di un piano - successo di una operazione di protezione civile - struttura di un piano
Analisi comparata fra attività di programmazione e di pianificazione
Criteri di massima per la pianificazione provinciale di emergenza
Criteri di massima per la pianificazione comunale di emergenza
Vitalità di un piano
aggiornamento periodico - attuazione di esercitazioni - informazione alla popolazione
COMUNICAZIONE E CRISI
Comunicare in tempo di crisi
di Paolo Farneti
L'informazione in situazioni di emergenza
di Franco Barberi
Informazione, il cane da guardia del cittadino
di Paolo Giuntella
La comunicazione nell'emergenza
Comunicazione in stato di crisi
Organizzazione preventiva in funzione di comunicazione in stato di crisi
Gestione della comunicazione in stato di crisi
ASSISTENZA ALLOGGIATIVA IN EMERGENZA
Insediamenti abitativi di emergenza
di Mario Massimo Simonelli
Aree di ammassamento
Aree di accoglienza
Aree di attesa
Urbanizzazione di un sito per insediamento di moduli abitativi e servizi: San Felicissimo
IL METODO AUGUSTUS
Il metodo Augustus
di Elvezio Galanti
“Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose”. Così duemila
anni fa, con una frase che raccoglieva una visione del mondo unitaria fra il percorso della natura e
la gestione della cosa pubblica, l’imperatore Ottaviano Augusto coglieva pienamente l’essenza dei
concetti che oggi indirizzano la moderna pianificazione di emergenza che si impernia proprio su
concetti come semplicità e flessibilità.
In sostanza: non si può pianificare nei minini particolari, perchè l’evento - per quanto previsto sulla
carta - al suo “esplodere” è sempre diverso. Il metodo Augustus nasce da un bisogno di unitarietà
negli indirizzi della pianificazione di emergenza che, purtroppo, fino ad oggi ha visto una miriade di
proposte spesso in contraddizione fra loro perchè formulate dalle varie amministrazioni locali e
centrali in maniera tale da far emergere solamente il proprio “particolare”. Tale tendenza ha
ritardato di molto il progetto per rendere più efficaci i soccorsi che si muovono in un sistema
complesso tipico di un paese come il nostro.
Esigenza questa assunta come “primaria attività” da perseguire nel campo della protezione civile
del Sottosegretario di Stato Franco Barberi che, ricoprendo anche la responsabilità della Direzione
Generale della protezione civile e dei servizi antincendio, ha potuto incaricare un gruppo di lavoro
specifico per l’elaborazione di una unica linea guida per la pianificazione di emergenza.
Altre carenze erano state evidenziate dal Sottosegretario nel campo della pianificazione di
emergenza: la genericità della legge 225/92 per l’attività di pianificazione di emergenza; la carenza
procedurale ed effettiva, nella circolare n.2 del 1994 riguardante la pianificazione di emergenza del
Dipartimento della Protezione Civile, sia per il mancato riferimento dei piani di emergenza per il
rischio idrogeologico alla suddivisione del territorio per i bacini idrografici (previsti dalla legge
183/89 difesa del suolo), sia per l’assenza di un riferimento sul modello di intervento all’interno
delle pianificazioni di emergenza.
Il gruppo di lavoro incaricato di elaborare le linee guida “Augustus” (composto da funzionari del
Dipartimento della Protezione Civile e del Ministero dell’Interno), tenendo conto di queste
indicazioni, ha prodotto un lavoro che rappresenta una sintesi coordinata degli indirizzi per la
pianificazione, per la prima volta raccolti in un unico documento operativo.
L’importanza delle linee guida del metodo Augustus, oltre a fornire un indirizzo per la
pianificazione di emergenza, flessibile secondo i rischi presenti nel territorio, delinea con chiarezza
un metodo di lavoro semplificato nell’individuazione e nell’attivazione delle procedure per
coordinare con efficacia la risposta di protezione civile. Nel nostro paese non mancano (o,
comunque, non mancano sempre) i materiali ed i mezzi: mancano soprattutto gli indirizzi sul come
attivare queste risorse in modo sinergico.
Il metodo Augustus vuole abbattere il vecchio approccio di fare i piani di emergenza basati sulla
concezione burocratica del solo censimento di mezzi utili agli interventi di protezione civile e
introdurre con forza il concetto della disponibilità delle risorse; per realizzare questo obiettivo
occorre che nei piani di emergenza siano introdotte le funzioni di supporto con dei responsabili in
modo da tenere “vivo” il piano, anche attraverso periodiche esercitazioni ed aggiornamenti.
Nel metodo Augustus sono ben sviluppati questi concetti per le competenze degli Enti territoriali
proposte alla pianificazione (per gli eventi di tipo a) e b) art. 2 L.225/92), ove viene evidenziato che
attraverso l’istituzione delle funzioni di supporto nelle rispettive sale operative (9 funzioni per i
comuni e 14 per le provincie e regioni) si raggiungono due obiettivi primari per rendere efficace ed
efficiente il piano di emergenza:
a) avere per ogni funzione di supporto la disponibilità delle risorse fornite da tutte le
amministrazioni pubbliche e private che vi concorrono;
b) affidare ad un responsabile della funzione di supporto sia il controllo della specifica operatività,
sia l’aggiornamento di questi dati nell’ambito del piano di emergenza. Inoltre far lavorare in “tempo
di pace” i vari responsabili delle funzioni di supporto per l’aggiornamento del piano di emergenza
fornisce l’attitudine alla collaborazione in situazioni di emergenza, dando immediatezza alle
risposte di protezione civile che vengono coordinate nelle Sale Operative.
Si chiarisce con il metodo Augustus la diversità dei ruoli nel modello di intervento Provinciale con
la distinzione dei ruoli del CCS (Centro Coordinamento Soccorsi) e della Sala Operativa. Il CCS si
configura come l’organo di coordinamento Provinciale ove si individuano delle strategie generali di
intervento, mentre nella Sala Operativa Provinciale si raccolgono le esigenze di soccorso e si
risponde secondo le indicazioni provenienti dal CCS. Questi due organi debbono necessariamente
operare in distinti locali, ma sotto un’unica autorità.
Il COM è invece la struttura decentrata del coordinamento Provinciale per meglio svolgere la
direzione unitaria dei servizi di emergenza coordinandoli a livello provinciale con gli interventi dei
Sindaci dei Comuni afferenti al COM stesso.
Le funzioni di supporto, da attuare nei comumi, non debbono essere necessariamente 14 ma
dovranno essere istituite a ragion veduta, in maniera flessibile o in base a una pianificazione di
emergenza già predisposta in un determinato territorio per un determinato evento, oppure per far
fronte ad immediate esigenze operative dei comuni durante o prima di un evento calamitoso.
Il Sindaco a sua volta non possiede un organo di supporto per le strategie, ma organizza la risposta
di protezione civile sul proprio territorio attraverso la costituzione di una Sala Operativa comunale.
Questo metodo di lavoro, dunque, è valido certamente per i Sindaci (che sono la prima autorità di
protezione civile) e per i responsabili di protezione civile degli enti territoriali, che il DLGS 112 del
31/3/98, più noto come «Decreto Bassanini» conferisce loro dirette funzioni sia di pianificazioni
che di attuazione di interventi urgenti in caso di crisi per eventi classificati «a» e «b» (art. 2, L.
225/92) avvalendosi anche del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Il metodo Augustus rappresenta comunque un punto di riferimento per tutti gli operatori di
protezione civile che, con competenze diverse, sono impegnati quotidianamente ad affrontare le
emergenze spesso configurate impropriamente come “eventi naturali”, con una loro specifica
ciclicità.
E’ ormai noto a tutti che terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche, frane, si manifestano quasi
sempre, nei territori dove in passato tali eventi hanno causato sistematiche distruzioni e disagi di
ogni tipo alla popolazione. Negli ultimi anni la distruzione dei beni e i danni alla popolazione sono
aumentati per un uso dissennato del territorio e delle risorse che hanno elevato in maniera critica il
valore esposto e, quindi, l’entità del rischio in aree notoriamente pericolose. Se la ciclicità è un
fattore costante per un fenomeno calamitoso, l’entità del danno e il tipo di soccorsi sono parametri
variabili; per questo si dice che le emergenze non sono mai uguali fra loro a parità di intensità
dell’evento che si manifesta. Quindi, proprio per questo, gli operatori di protezione civile debbono
essere pronti a gestire “l’incertezza”, intesa come l’insieme di quelle variabili che di volta in volta
caratterizzano gli effetti reali dell’evento.
La “gestione dell’incertezza” si affronta con le stesse regole con cui la scienza medica affronta il
pericolo o il rischio di contagi nelle malattie: applicando, cioè, il principio della massima
prevenzione attraverso il ricorso alla vaccinazione di massa. Nell’attività preparatoria della
protezione civile questo principio corrisponde a gestire in maniera corretta il territorio ad
organizzare una corretta informazione alla popolazione sui rischi e all’adozione, nel piano locale di
protezione civile di linguaggi e procedure unificate fra le componenti e le strutture operative che
intervengono nei soccorsi. Di fondamentale rilevanza è anche l’organizzazione di periodiche
esercitazioni di protezione civile con la popolazione e i soccorritori per passare dalla “cultura del
manuale” alla “cultura dell’addestramento”.
Insomma si tratta di coordinare un sistema complesso nelle sue molteplici specificità e competenze:
“Augustus” è la base su cui improntare le attività di pianificazione a tutti i livelli di responsabilità
che sono individuate dalle attuali norme di protezione civile. E’ un metodo di lavoro di base che,
comunque, rimane oggettivamente valido al di là delle diverse assunzioni di responsabilità che
nuove norme potranno assegnare a soggetti diversi dall’attuale ordinamento. Siamo oggi in grado,
per quanto concerne la pianificazione di emergenza, di uniformare le procedure delle pianificazioni
nazionali a quelle regionali, provinciali e comunali.
Queste pagine non comprendono gli indirizzi della pianificazione nazionale ma quelle concernenti
le risposte di protezione civile sul territorio attraverso i piani provinciali e comunali.
Il Piano deve contenere:
-Coordinamento ed indirizzo per tutte le fasi di risposta previste dal Piano;
-Procedure semplici e non particolareggiate;
-Individuazione delle singole responsabilità nel modello di intervento;
-Flessibilità operativa nell’ambito delle funzioni di supporto.
Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione Civile
COORDINAMENTO E INDIRIZZO
La legge 24 febbraio 1992, n. 225, istitutiva del Servizio Nazionale di Protezione Civile, consente
per la prima volta l’attuazione della pianificazione di emergenza.
Il coordinamento e indirizzo per le attività di Previsione, Prevenzione e Soccorso nell’ambito del
Servizio Nazionale riguarda:
• Le tipologie degli eventi secondo quanto previsto dall’art. 2;
• Il decentramento con specifiche competenze alle autonomie locali per le attività di Previsione,
Prevenzione e Soccorso;
• Gli ambiti di competenza delle Componenti e delle Strutture Operative;
• Il Comitato Operativo della P.C., art. 10;
• La Commissione Grandi Rischi.
Per lo svolgimento di tali attività sono individuati dalla L.225/92 e dal D.LGS. 112/98 differenti
Enti e/o Amministrazioni, sia a livello centrale che a livello periferico.
Caratteristiche di base per la pianificazione di emergenza
DEFINIZIONE DI PIANO
Il progetto di tutte le attività coordinate e delle procedure di Protezione Civile per fronteggiare un
qualsiasi evento calamitoso atteso in un determinato territorio è il PIANO DI EMERGENZA.
Il Piano di emergenza deve recepire:
1. Programmi di Previsione e Prevenzione;
2. Informazioni relative a:
a. processi fisici che causano le condizioni di rischio e relative valutazioni,
b. precursori,
c. eventi,
d. scenari,
e. risorse disponibili.
Di conseguenza occorre rappresentare cartograficamente le indicazioni utili alla caratterizzazione
dei possibili scenari di rischio per l’attuazione delle strategie di intervento per il soccorso e il
superamento dell’emergenza, razionalizzando e mirando l’impiego di uomini e mezzi.
SUCCESSO DI UNA OPERAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE
Al successo di un’operazione di protezione civile concorrono le seguenti condizioni:
• Direzione unitaria
La direzione unitaria delle operazioni di emergenza si esplica attraverso il coordinamento di un
sistema complesso e non in una visione settoriale dell’intervento.
• Comunicazione
Costante scambio di informazioni fra il sistema centrale e periferico nell’ambito del SNPC
• Risorse
Utilizzo razionale e tempestivo delle risorse realmente disponibili e della reperibilità degli uomini e
dei mezzi adatti all’intervento.
STRUTTURA DI UN PIANO
Il piano deve essere strutturato in tre parti fondamentali:
1. Parte generale
2. Lineamenti della Pianificazione
3. Modello di intervento
1. Parte generale:
Si raccolgono tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, alle reti di monitoraggio
presenti, alla elaborazione degli scenari di rischio.
2. Lineamenti della pianificazione:
Si individuano gli obiettivi da conseguire, per dare una adeguata risposta di P.C. ad una qualsiasi
emergenza.
3. Modello di intervento:
Si assegnano le responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle
emergenze di P.C.; si realizza il costante scambio di informazioni nel sistema centrale e periferico
di P.C.; si utilizzano le risorse in maniera razionale.
Questi criteri sono applicabili alla pianificazione di emergenza a livello Nazionale, Regionale,
Provinciale e Comunale. In queste pagine si affrontano esclusivamente i due ultimi livelli.
Criteri di massima per la pianificazione provinciale di emergenza
(eventi calamitosi di cui all’art. 2, comma 1, lettera b, della legge 225/92)
È una pianificazione elaborata per fronteggiare, nel territorio provinciale, gli eventi con dimensioni
superiori alla risposta organizzata dal Sindaco (eventi di tipo b).
Il Piano Provinciale di emergenza si compone di:
A - Parte generale
B - Lineamenti della pianificazione
C - Modello di intervento
A - Parte generale
A.1- Dati di base
A.2- Scenario degli eventi attesi
A.3- Indicatori di evento e risposte del Sistema provinciale di protezione civile
A.1 Dati di base
Cartografia
occorre reperire la seguente cartografia, già realizzata da enti ed amministrazioni:
• carta di delimitazione del territorio, regionale, provinciale e comunale, scala 1:200.000 o
1:150.000;
• carta idrografica, scala 1:100.000;
• carta dell’uso del suolo, scala 1:50.000;
• carta dei bacini idrografici con l’ubicazione degli invasi e degli strumenti di misura: pluviometri
e idrometri, scala 1:150.000 o 1:200.000;
• carta geologica, scala 1:100.000;
• carta geomorfologica, scala 1:25.000;
• carta della rete viaria e ferroviaria, dei porti, aeroporti ed eliporti, scala 1:100.000;
• cartografia delle attività produttive (industriali, artigianali, agricole, turistiche);
• cartografia della pericolosità dei vari eventi nel territorio provinciale;
• cartografia del rischio sul territorio provinciale.
Popolazione:
• numero abitanti per comune e nuclei familiari;
• carta della densità della popolazione per comune e provincia.
A.2 Scenari degli eventi attesi
Gli scenari si ricavano incrociando le seguenti cartografie tematiche che sono prodotte dalle
Amministrazioni provinciali e regionali (programmi di protezione civile).
A.2.1 Rischio idrogeologico:
Alluvioni
• cartografia delle aree inondabili;
• stima della popolazione coinvolta nelle aree inondabili;
• stima delle attività produttive coinvolte nelle aree inondabili;
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private coinvolte nelle aree inondabili;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
Frane
• cartografia degli abitati instabili;
• stima della popolazione nell’area instabile;
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private nell’area instabile;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio)
Dighe
• tipi di crollo (sifonamento, tracimazione);
• onda di sommersione (da crollo e/o manovra degli scarichi di fondo);
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private ubicate nell’area coinvolta dall’ ipotetica
onda di sommersione;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio.)
A.2.2 Rischio sismico:
• carta della pericolosità sismica;
• rilevamento della vulnerabilità (edifici pubblici e privati;)
• stima dell’esposizione delle infrastrutture e dei servizi essenziali alla comunità;
• censimento della popolazione coinvolta dall’evento atteso;
• classificazione sismica dei comuni.
A.2.3 Rischio industriale:
• censimento delle industrie soggette a notifica e dichiarazione;
• specificazione dei cicli produttivi degli impianti industriali;
• calcolo delle sostanze in deposito e in lavorazione;
• censimento della popolazione nell’area interessata dall’evento;
• calcolo dell’area d’impatto esterna alle industrie.
A.2.4 Rischio vulcanico:
• serie storiche degli eventi vulcanici;
• censimento della popolazione nell’area interessata dall’evento;
• mappe di pericolosità;
• rilevamento della vulnerabilità con riguardo anche all’esposizione delle infrastrutture e dei
servizi pubblici essenziali;.
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
A.2.5 Rischio di incendio boschivo:
• Carta dell’uso del suolo (estensione del patrimonio boschivo);
• Carta climatica del territorio;
• Carta degli incendi storici;
• Carta degli approvvigionamenti idrici.
A.3 Aree di emergenza
• cartografia delle aree per l’ammassamento dei soccorritori e delle risorse, scala 1:25.000;
• cartografia degli edifici strategici e loro eventuale rilevamento della vulnerabilità, scala 1:5.000
o 1:10.000;
A.4 Indicatori di evento e risposte del Sistema provinciale di protezione civile
Gli eventi si dividono in eventi prevedibili (vulcanico, idrogeologico) e non prevedibili (terremoto,
rischio chimico industriale, incendi boschivi).
Qualora in una porzione di territorio si riscontrino eventi prevedibili in un arco di tempo
determinato, sarà fondamentale collegare ad ogni allarme una risposta graduale del sistema
provinciale di protezione civile.
Sarà quindi necessario tramite il responsabile della funzione di supporto n. 1 (vedi pag. 11 e
seguenti) garantire un costante collegamento con tutti quegli enti preposti al monitoraggio
dell’evento considerato nel piano di emergenza.
B - Lineamenti della Pianificazione
I lineamenti sono gli obiettivi che le autorità territoriali devono conseguire per mantenere la
direzione unitaria dei servizi di emergenza a loro delegati.
B.1 - Coordinamento operativo provinciale
Viene assunta la direzione unitaria dei servizi di emergenza da attivare, a livello provinciale, per
meglio supportare gli interventi dei Sindaci dei comuni interessati.
B.2 - Salvaguardia della popolazione
Questa attività è prevalentemente assegnata ai Sindaci.
Le misure di salvaguardia alla popolazione per gli eventi prevedibili sono finalizzate
all’allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo; particolare riguardo deve essere dato
alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini).
Dovranno essere attuati piani particolareggiati per l’assistenza alla popolazione (aree di
accoglienza, etc.)
Per gli eventi che non possono essere preannunciati sarà di fondamentale importanza organizzare il
primo soccorso sanitario entro poche ore dall’evento.
B.3 - Rapporti tra le Istituzioni locali e nazionali per la continuità amministrativa e il supporto
all’attività di emergenza
Si tratta di mantenere la continuità di governo assicurando il collegamento e le attività comunali e
periferiche dello stato:
B.4 - Informazione alla popolazione
E’ fondamentale, che il cittadino residente nelle zone, direttamente o indirettamente interessate
all’evento conosca preventivamente:
• le caratteristiche essenziali di base del rischio che insiste periodicamente sul proprio territorio;
• le predisposizioni del piano di emergenza nell’area in cui risiede;
• come comportarsi, prima, durante e dopo l’evento;
• con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarmi.
B.5 - La salvaguardia del sistema produttivo
Questo intervento di protezione civile si può effettuare o nel periodo immediatamente precedente il
manifestarsi dell’evento (eventi prevedibili), attuando piani di messa in sicurezza dei mezzi di
produzione e dei relativi prodotti stoccati, oppure immediatamente dopo che l’evento abbia
provocato danni (evento imprevedibile) alle persone e alle cose; in questo caso si dovrà prevedere il
ripristino dell’attività produttiva e commerciale nell’area colpita attuando interventi mirati per
raggiungere tale obiettivo nel più breve tempo possibile.
La concorrenza delle aziende produttive nel mercato nazionale e internazionale non permette che la
sospensione della produzione sia superiore ad alcune decine di giorni.
B.6 - Ripristino della viabilità e dei trasporti
Durante il periodo della prima emergenza si dovranno già prevedere interventi per la riattivazione
dei trasporti sia terrestri, aerei, marittimi, fluviali, del trasporto per le materie prime e di quelle
strategiche, l’ottimizzazione dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e l’accesso dei mezzi di
soccorso nell’area colpita.
In ogni piano sarà previsto, per questo specifico settore, una singola funzione di supporto per il
coordinamento di tutte le risorse e gli interventi necessari per rendere piena funzionalità alla rete di
trasporto.
B.7 - Funzionalità delle telecomunicazioni
La riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente garantita per gestire il flusso
delle informazioni degli uffici pubblici e per i centri operativi dislocati nell’area colpita attraverso
l’impiego massiccio di ogni mezzo o sistema TLC.
Si dovrà garantire la funzionalità delle reti telefoniche e radio delle varie strutture operative di
protezione civile per garantire i collegamenti fra i vari centri operativi e al tempo stesso per
diramare comunicati, allarmi etc.
In ogni piano sarà prevista, per questo specifico settore, una singola funzione di supporto che
garantisce il coordinamento di tutte le risorse e gli interventi necessari per ridare piena funzionalità
alle telecomunicazioni per la trasmissione di testi, immagini e dati numerici.
B.8 - Funzionalità dei servizi essenziali
La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali dovrà essere assicurata, al verificarsi
di eventi prevedibili, mediante l’utilizzo di personale addetto secondo specifici piani
particolareggiati elaborati da ciascun ente competente.
La verifica ed il ripristino della funzionalità delle reti dovrà prevedere l’impiego degli addetti agli
impianti di erogazione ed alle linee e/o utenze in modo comunque coordinato (Enel, gas...),
prevedendo per tale settore una specifica funzione di supporto, al fine di garantire le massime
condizioni di sicurezza.
B.9 - Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali
Nel ribadire che il preminente scopo del piano di emergenza è quello di mettere in salvo la
popolazione e garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita “civile”, messo in crisi
da una situazione di grandi disagi sia fisici che psicologici, è comunque da considerare
fondamentale la salvaguardia dei beni culturali ubicati nelle zone a rischio.
Si dovranno perciò organizzare specifici interventi per il censimento e la tutela dei beni culturali,
predisponendo anche specifiche squadre di tecnici specializzati nel settore per la messa in sicurezza
dei reperti, o altri beni artistici, in aree sicure.
B.10 - Modulistica per il censimento dei danni a persone e cose
La raccolta dei dati prevista da tale modulistica è suddivisa secondo le funzioni di supporto previste
per la costituzione di una Sala Operativa.
Con questa modulistica unificata è possibile razionalizzare la raccolta dei dati, che risultano
omogenei e di facile interpretazione.
B.11 - Relazione giornaliera per le Autorità centrali e conferenza stampa
La relazione dovrà contenere le sintesi delle attività giornaliere, ricavando i dati dalla modulistica di
cui al punto precedente.
Si dovranno anche riassumere i dati dei giorni precedenti e si indicheranno, anche attraverso i massmedia
locali, tutte le disposizioni che la popolazione dovrà adottare. I giornalisti accreditati
verranno costantemente aggiornati con una conferenza stampa quotidiana.
Durante la giornata si dovranno inoltre organizzare per i giornalisti supporti logistici per la
realizzazione di servizi di informazione nelle zone di operazione.
B.12 - Struttura dinamica del piano provinciale: aggiornamento dello scenario ed esercitazioni
Il continuo mutamento dell’assetto urbanistico del territorio, la crescita delle associazioni del
volontariato, il rinnovamento tecnologico delle strutture operative e le nuove disposizioni
amministrative comportano un continuo aggiornamento del piano sia per lo scenario dell’evento
atteso che per le procedure
Le esercitazioni rivestono quindi un ruolo fondamentale al fine di verificare la reale efficacia del
piano di emergenza.
Esse devono essere svolte periodicamente a tutti i livelli secondo le competenze attribuite alle
strutture operative previste dal piano stesso; sarà quindi necessario ottimizzare linguaggi e
procedure e rodare il piano di emergenza redatto, sullo specifico scenario di un evento atteso, in una
determinata porzione di territorio.
Per far assumere al piano le migliori caratteristiche di un documento vissuto e continuamente
aggiornato sarà fondamentale organizzare le esercitazioni secondo diverse tipologie:
• esercitazioni senza preavviso per le strutture operative previste nel piano;
• esercitazioni congiunte tra strutture operative e popolazione interessata all’evento atteso (la
popolazione deve conoscere e provare attraverso le esercitazioni tutte le azioni da compiere in caso
di calamità).
• esercitazioni periodiche del solo sistema di comando e controllo, anche queste senza preavviso,
per una puntuale verifica della reperibilità dei singoli responsabili delle funzioni di supporto e per
testare l’efficienza dei collegamenti.
C - Modello di intervento
“Rappresenta il coordinamento di tutti i centri operativi (DICOMAC, CCS, COM, COC) dislocati
sul territorio”.
C.1 Sistema di comando e controllo
È il sistema per esercitare la direzione unitaria dei servizi di emergenza a livello provinciale e si
caratterizza con tre strutture operative:
• Centro Coordinamento Soccorsi (CCS);
• Sala Operativa provinciale con 14 funzioni di supporto;
• Centri Operativi Misti (COM).
Il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS)
Può configurarsi nel Comitato Provinciale della Protezione Civile ed è il massimo organo di
coordinamento delle attività di Protezione Civile a livello provinciale. Sarà composto dai massimi
responsabili di tutte le componenti e strutture operative presenti nel territorio provinciale. Dovrà
individuare le strategie di intervento per il superamento dell’emergenza razionalizzando le risorse
disponibili nella Provincia e al tempo stesso garantire il coordinamento degli interventi del governo
regionale o del governo nazionale a seconda della natura dell’evento calamitoso.
Decide inoltre la dislocazione nel territorio dei COM in accordo con il Comitato Operativo
Nazionale in caso di evento di tipo “C”.
Manterrà stretti collegamenti con le autorità preposte all’ordine pubblico.
La Sala Operativa è organizzata per 14 funzioni di supporto; esse rappresentano le singole risposte
operative che occorre organizzare in qualsiasi tipo di emergenza a carattere provinciale.
Ogni singola funzione avrà un proprio responsabile che in “tempo di pace” aggiornerà i dati relativi
alla propria funzione e in caso di emergenza provinciale sarà l’esperto che attiverà le funzioni di
soccorso.
L’ubicazione della Sala Operativa dovrà essere individuata in sedi non vulnerabili e facilmente
accessibili.
Le 14 funzioni sono così configurate:
1 - TECNICA E DI PIANIFICAZIONE
Questa funzione comprende i Gruppi Nazionali di ricerca ed i Servizi Tecnici nazionali e locali.
Il referente sarà il rappresentante del Servizio Tecnico del comune o del Genio Civile o del Servizio
Tecnico Nazionale, prescelto già in fase di pianificazione; dovrà mantenere e coordinare tutti i
rapporti tra le varie componenti scientifiche e tecniche per l’interpretazione fisica del fenomeno e
dei dati relativi alle reti di monitoraggio.
2 - SANITÀ’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA
Saranno presenti i responsabili del Servizio Sanitario locale, la C.R.I., le Organizzazioni di
volontariato che operano nel settore sanitario.
In linea di massima il referente sarà il rappresentante del Servizio Sanitario Locale.
3 - MASS-MEDIA ED INFORMAZIONE
La sala stampa dovrà essere realizzata in un locale diverso dalla Sala Operativa.
Sarà cura dell’addetto stampa stabilire il programma e le modalità degli incontri con i giornalisti.
Per quanto concerne l’informazione al pubblico sarà cura dell’addetto stampa, coordinandosi con i
sindaci interessati, procedere alla divulgazione della notizia per mezzo dei mass-media.
Scopi principali sono:
• informare e sensibilizzare la popolazione;
• far conoscere le attività;
• realizzare spot, creare annunci, fare comunicati;
• organizzare tavole rotonde e conferenze stampa
4 - VOLONTARIATO
I compiti delle Organizzazioni di volontariato, in emergenza, vengono individuati nei piani di
protezione civile in relazione alla tipologia del rischio da affrontare, alla natura ed alla specificità
delle attività esplicate dalle Organizzazioni e dai mezzi a loro disposizione.
Pertanto, in Sala Operativa, prenderà posto il coordinatore indicato nel piano di protezione civile
che avrà il compito di mantenere i rapporti con la consulta provinciale per il volontariato.
Il coordinatore provvederà, in «tempo di pace», ad organizzare esercitazioni congiunte con altre
forze preposte all’emergenza al fine di verificare le capacità organizzative ed operative delle
suddette Organizzazioni.
5 - MATERIALI E MEZZI
La funzione di supporto in questione è essenziale e primaria per fronteggiare una emergenza di
qualunque tipo.
Questa funzione censisce i materiali ed i mezzi in dotazione alle amministrazioni; sono censimenti
che debbono essere aggiornati costantemente per passare così dalla concezione del “censimento”
delle risorse alla concezione di “disponibilità” delle risorse.
Si tratta di avere un quadro delle risorse suddivise per aree di stoccaggio.
Per ogni risorsa si deve prevedere il tipo di trasporto ed il tempo di arrivo nell’area dell’intervento.
Alla gestione di tale funzione concorrono i materiali e mezzi comunque disponibili.
Nel caso in cui la richiesta di materiali e/o mezzi non possa essere fronteggiata a livello locale, il
coordinatore rivolgerà richiesta a livello centrale.
6 - TRASPORTO, CIRCOLAZIONE E VIABILITA’
La funzione riguardante il trasporto è strettamente collegata alla movimentazione dei materiali, al
trasferimento dei mezzi, ad ottimizzare i flussi lungo le vie di fuga ed al funzionamento dei cancelli
di accesso per regolare il flusso dei soccorritori. Questa funzione di supporto deve necessariamente
operare a stretto contatto con il responsabile della funzione 10, “Strutture Operative”.
Per quanto concerne la parte relativa all’attività di circolazione e viabilità il coordinatore è
normalmente il rappresentante della Polstrada o suo sostituto; concorrono per questa attività, oltre
alla Polizia Stradale, i Carabinieri ed i Vigili Urbani: i primi due per il duplice aspetto di Polizia
giudiziaria e di tutori della legge e gli altri per l’indiscussa idoneità nella gestione della funzione in
una emergenza a carattere locale.
Si dovranno prevedere esercitazioni congiunte tra le varie forze al fine di verificare ed ottimizzare
l’esatto andamento dei flussi lungo le varie direttrici.
7 - TELECOMUNICAZIONI
Questa funzione dovrà, di concerto con il responsabile territoriale delle aziende di
telecomunicazioni, con il responsabile provinciale P.T. con il rappresentante dell’associazione di
radioamatori presente sul territorio, organizzare una rete di telecomunicazione alternativa affidabile
anche in caso di evento di notevole gravità.
Il responsabile di questa funzione è normalmente un esperto di telecomunicazioni.
8 - SERVIZI ESSENZIALI
In questa funzione prenderanno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio
coinvolto.
Mediante i Compartimenti Territoriali e le corrispondenti sale operative nazionali o regionali deve
essere mantenuta costantemente aggiornata la situazione circa l’efficienza e gli interventi sulla rete.
L’utilizzazione del personale addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è comunque
coordinata dal rappresentante dell’Ente di gestione presente nella funzione.
9 - CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE
L’effettuazione del censimento dei danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di
fotografare la situazione determinatasi a seguito dell’evento calamitoso per determinare sulla base
dei risultati riassunti in schede riepilogative gli interventi d’emergenza.
Il responsabile della suddetta funzione, al verificarsi dell’evento calamitoso, dovrà effettuare un
censimento dei danni riferito a:
• persone
• edifici pubblici
• edifici privati
• impianti industriali
• servizi essenziali
• attività produttive
• opere di interesse culturale
• infrastrutture pubbliche
• agricoltura e zootecnia
Per il censimento di quanto descritto il coordinatore di questa funzione si avvarrà di funzionari
dell’Ufficio Tecnico del Comune o del Genio Civile e di esperti del settore sanitario, industriale e
commerciale.
E’ ipotizzabile l’impiego di squadre miste di tecnici per le verifiche speditive di stabilità che
dovranno essere effettuate in tempi necessariamente ristretti.
10 - STRUTTURE OPERATIVE S.a.R.
Il responsabile della suddetta funzione, dovrà coordinare le varie strutture operative presenti presso
il CCS e i COM:
• Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
• Forze Armate
• Forze dell’Ordine
• Corpo Forestale dello Stato
• Servizi Tecnici Nazionali
• Gruppi Nazionali di Ricerca Scientifica
• Croce Rossa Italiana
• Strutture del Servizio sanitario nazionale
• Organizzazioni di volontariato
• Corpo Nazionale di soccorso alpino
11 - ENTI LOCALI
In relazione all’evento il responsabile della funzione dovrà essere in possesso della documentazione
riguardante tutti i referenti di ciascun Ente ed Amministrazioni della zona interessata all’evento. Si
dovranno anche organizzare gemellaggi fra le Amministrazioni comunali colpite, le
“municipalizzate” dei comuni o delle regioni che portano soccorso per il ripristino immediato dei
servizi essenziali (riattivazione delle discariche, acquedotto, scuole, servizi vari etc.).
12 - MATERIALI PERICOLOSI
Lo stoccaggio di materiali pericolosi, il censimento delle industrie soggette a notifica e a
dichiarazione o altre attività pericolose che possono innescare ulteriori danni alla popolazione dopo
un evento distruttivo di varia natura, saranno preventivamente censite e per ognuno studiato il
potenziale pericolo che può provocare alla popolazione.
13 - ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
Per fronteggiare le esigenze della popolazione che a seguito dell’evento calamitoso risultano senza
tetto o soggette ad altre difficoltà, si dovranno organizzare in loco delle aree attrezzate per fornire i
servizi necessari.
Dovrà presiedere questa funzione un funzionario dell’Ente amministrativo locale in possesso di
conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo, alla ricettività delle strutture turistiche
(alberghi, campeggi etc.) ed alla ricerca e utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come aree
di ricovero della popolazione.
Per quanto concerne l’aspetto alimentare si dovrà garantire un costante flusso di derrate alimentari,
il loro stoccaggio e la distribuzione alla popolazione assistita.
Si dovranno anche censire a livello nazionale e locale le varie aziende di produzione e/o
distribuzione alimentare.
14 - COORDINAMENTO CENTRI OPERATIVI
Il coordinatore della Sala Operativa che gestisce le 14 funzioni di supporto, sarà anche responsabile
di questa funzione in quanto dovrà conoscere le operatività degli altri centri operativi dislocati sul
territorio al fine di garantire nell’area dell’emergenza il massimo coordinamento delle operazioni di
soccorso razionalizzando risorse di uomini e materiali.
Con l’attivazione delle 14 funzioni di supporto tramite i loro singoli responsabili , si raggiungono
due distinti obiettivi: si individuano a priori i responsabili delle singole funzioni da impiegare in
emergenza e in “tempo di pace”, si garantisce il continuo aggiornamento del piano di emergenza
con l’attività degli stessi responsabili. I responsabili delle 14 funzioni di supporto avranno quindi la
possibilità di tenere sempre efficiente il piano di emergenza.
Questo consente di avere sempre nella propria sala operativa esperti che già si conoscono e
lavorano per il Piano di emergenza. Ciò porterà a una maggiore efficacia operativa fra le
“componenti” e le “strutture operative” (amministrazioni locali, volontariato, FF.AA, Vigili del
Fuoco, etc.).
Il responsabile della funzione 14 assumerà anche il ruolo di coordinatore della Sala Operativa.
Il Centro Operativo Misto (COM) è una struttura operativa decentrata il cui responsabile dipende
dal Centro Coordinamento Soccorsi vi partecipano i rappresentanti dei comuni e delle strutture
operative.
I compiti del COM sono quelli di favorire il coordinamento dei servizi di emergenza organizzati a
livello provinciale con gli interventi dei sindaci appartenenti al COM stesso.
L’ubicazione del COM deve essere baricentrica rispetto ai comuni coordinati e localizzata in locali
non vulnerabili.
Le funzioni di supporto da attuare nel COM non sono obbligatoriamente 14 ma inviduate in base al
tipo e alle caratteristiche dell’emergenza presente o in corso.
C.2 Attivazioni in emergenza
Esse rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno essere attivate dal centro
coordinamento soccorsi.
C.2.1 Reperibilità dei componenti il CCS
Alla segnalazione di possibili pericoli o di eventi calamitosi in atto si dovranno attuare le procedure
previste dal piano di emergenza dislocando immediatamente sul territorio i funzionari addetti alla
gestione dei COM.
C.2.2 Reperibilità dei funzionari della Sala Operativa
La Sala Operativa è composta dai responsabili delle 14 funzioni di supporto i quali saranno
convocati e prenderanno posizione nei locali predisposti.
C.2.3 Delimitazione delle aree a rischio
Tale operazione avviene tramite l’istituzione di posti di blocco, denominati cancelli, sulle reti di
viabilità, ed hanno lo scopo di regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita dall’area a
rischio.
La predisposizione dei cancelli dovrà essere attuata in corrispondenza dei nodi viari onde favorire
manovre e deviazioni.
C.2.4 Aree di ammassamento dei soccorritori nelle Provincie
Le aree di ammassamento dei soccorritori devono essere preventivamente individuate dalle Autorità
competenti (Regione, Provincie, Comuni) al fine di garantire un razionale impiego nelle zone di
operazione dei soccorritori.
Esse rappresentano il primo orientamento e contatto dei soccorritori con la zona colpita dall’evento.
Tali aree debbono essere ubicate nelle vicinanze dei caselli autostradali o comunque facilmente
raggiungibili per strade agevoli anche a mezzi di grande dimensioni; possibilmente lontano dai
centri abitati a rischio.
Le funzioni di supporto
L’organizzazione di base per rendere efficaci e vitali tutte e tre le parti di un Piano (parte generale,
lineamenti e modello di intervento) passa attraverso l’attuazione delle funzioni di supporto.
Le funzioni di supporto, all’interno di un Piano di emergenza, sono l’organizzazione delle risposte
che occorre dare alle diverse esigenze presenti in qualsiasi tipo di evento calamitoso.
Ogni funzione, rispetto alle altre, acquisterà un rilevo differente a seconda degli effetti causati dal
singolo evento calamitoso.
La differenziazione della risposta sarà tanto più efficace quanto più il sistema del Piano sarà
flessibile.
Attraverso l’attivazione delle funzioni di supporto si conseguono quattro distinti obiettivi:
1° obiettivo
Si individuano i responsabili per ogni funzione ed il loro coordinatore
2° obiettivo
I singoli responsabili mantengono vivo, e quindi efficace, il Piano attraverso il quotidiano
aggiornamento dei dati e delle procedure relative alla propria funzione di supporto.
3° obiettivo
In caso di emergenza i singoli responsabili di funzione assumono la veste di operatori specializzati
nell’ambito della propria funzione di supporto.
4° obiettivo
Si struttura la Sala Operativa a seconda del numero di funzioni di supporto attivate.
PIANIFICAZIONE PROVINCIALE DI EMERGENZA
LE FUNZIONI DI SUPPORTO
1 - TECNICA E DI
PIANIFICAZIONE
GRUPPI DI RICERCA
8 - SERVIZI ESSENZIALI
ENEL - SNAM - GAS -
ACQUEDOTTO - AZIENDE
SCIENTIFICA (CNR) -
Istituto Nazionale di
Geofisica - REGIONI -
DIPARTIMENTO PC -
SERVIZI TECNICI
NAZIONALI
MUNICIPALIZZATE -
SISTEMA BANCARIO -
DISTRIBUZIONE
CARBURANTE - ATTIVITA'
SCOLASTICA
2 - SANITA' -
ASSISTENZA
SOCIALE E
VETERINARIA
MINISTERO SANITÀ -
REGIONE/AA.SS.LL -
C.R.I. - VOLONTARIATO
SOCIO-SANITARIO
9 - CENSIMENTO DANNI
A PERSONE E COSE
ATTIVITÀ PRODUTTIVE
(IND., ART., COMM.) -
OPERE PUBBLICHE - BENI
CULTURALI -
INFRASTRUTTURE -
PRIVATI
3 - MASS MEDIA E
INFORMAZIONE
RAI - EMITTENTI
TV/RADIO PRIVATE:
NAZIONALI E LOCALI -
STAMPA
10 - STRUTTURE
OPERATIVE (S.a.R.)
DIPARTIMENTO PC - VV.F.
- FORZE ARMATE - C.R.I. -
C.C. - G.D.F. - FORESTALE
- CAPITANERIE DI PORTO
- P.S. - VOLONTARIATO -
CNSA (CAI)
4 - VOLONTARIATO
DIPARTIMENTO PC -
ASSOCIAZIONI LOCALI,
PROVINCIALI,
REGIONALI, NAZIONALI
11 - ENTI LOCALI
REGIONI - PROVINCIE -
COMUNI - COMUNITÀ
MONTANE
5 - MATERIALI E
MEZZI
C.A.P.I. - MINISTERO
DELL'INTERNO - SIST.
MERCURIO - FF. AA. -
C.R.I. - AZIENDE
PUBBLICHE E PRIVATE -
VOLONTARIATO
12 - MATERIALI
PERICOLOSI
VV.F. - C.N.R. - DEPOSITI E
INDUSTRIE A RISCHIO
6 - TRASPORTI E
CIRCOLAZIONE -
VIABILITA'
FF.SS. - TRASPORTO
GOMMATO, MARITTIMO,
AEREO - ANAS - SOC.
AUTOSTRADE -
PROVINCIE - COMUNI -
ACI
13 - ASSISTENZA ALLA
POPOLAZIONE
FORZE ARMATE -
MINISTERO INTERNO -
C.R.I. - VOLONTARIATO -
REGIONI - PROVINCIE -
COMUNI
7 -
TELECOMUNICAZIONI
ENTE POSTE - MINISERO
DELLE
14 - COORDINAMENTO
CENTRI OPERATIVI
COLLEGAMENTO CON I
CENTRI OPERATIVI MISTI -
TELECOMUNICAZIONE -
ACCONTO DI
TELECOMUNICAZIONI
GESTIONE DELLE
RISORSE - INFORMATICA
Criteri di massima per la pianificazione comunale di emergenza
(eventi calamitosi di cui all’art. 2, comma 1, lettera a, della legge 225/92)
Il Comune può dotarsi o meno di una struttura comunale di protezione civile e di un piano
comunale di emergenza. Tale scelta è sicuramente discrezionale, ma comunque non arbitraria e la
mancata organizzazione di una seppur minima struttura di protezione civile deve essere fondata
sulla motivazione della assoluta mancanza di tale necessità.
Il Piano Comunale di emergenza si articola in:
A - Parte generale
B - Lineamenti della Pianificazione
C - Modello di intervento
A - Parte generale
A.1 - Dati di base
A.2 - Scenario degli eventi attesi
A.3 - Indicatori di evento e risposte del Sistema Comunale di protezione civile
A.1 Dati di base
Cartografia:
• carta di delimitazione del territorio, provinciale e comunale, scala 1:200.000 o 1:150.000;
• carta idrografica, scala 1:100.000;
• carta dell’uso del suolo comunale e provinciale, scala 1:50.000
• carta del bacino idrografico con l’ubicazione degli invasi e gli strumenti di misura (pluviometri e
idrometri), scala 1:150.000 o 1:200.000;
• carta geologica, scala 1:100.000;
• carta geomorfologica, scala 1:25.000;
• carta della rete viaria e ferroviaria, dei porti, aeroporti ed eliporti, scala 1:25.000;
• cartografia delle attività produttive (industriali, artigianali, agricole, turistiche);
• cartografia della pericolosità dei vari eventi nel territorio comunale;
• cartografia del rischio sul territorio comunale.
Popolazione:
• numero abitanti del comune e nuclei familiari;
• carta densità della popolazione comunale.
A.2 Scenari degli eventi attesi
Lo scenario si ricava dai programmi di previsione e prevenzione realizzati dai Gruppi Nazionali e di
Ricerca dei Servizi Tecnici Nazionali delle Provincie e delle Regioni.
A.2.1 Rischio idrogeologico:
Alluvioni
• cartografia delle aree inondabili;
• stima della popolazione coinvolta nelle aree inondabili;
• stima delle attività produttive coinvolte nelle aree inondabili;
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private coinvolte nelle aree inondabili;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
Frane
• cartografia degli abitati instabili;
• stima della popolazione nell’area instabile;
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private nell’area instabile;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
Dighe
• tipi di crollo (sifonamento, tracimazione);
• onda di sommersione (da crollo e/o manovra degli scarichi di fondo);
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private ubicate nell’areacoinvolta dall’ipotetica
onda di sommersione;
• indicatori

INCHIESTA SULLA COMMISSIONE GRANDI RISCHI

La Commissione grandi rischi, riunita prima del terremoto, si chiuse senza un testo scritto. Il documento fu firmato dopo il sisma. L’accusa del sismologo Enzo Boschi
di Manuele Bonaccorsi
«Ridicolo. In tanti anni non ho mai visto una riunione del genere della Commissione grandi rischi. Chiusa in appena mezz’ora, senza neppure un testo scritto. Il verbale dell’incontro è stato firmato solo il 6 aprile, a terremoto avvenuto». Chi parla è Enzo Boschi, presidente dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e decano della sismologia in Italia.

E l’argomento dell’intervista che Boschi ha rilasciato a left, proprio mentre si parla dell’intenzione di Bertolaso di sottrarre all’istituto la gestione della rete di rilevazione sismica, è a dir poco scottante. Potrebbe interessare, ad esempio, al procuratore della Repubblica de L’Aquila Alfredo Rossini, che cura l’inchiesta sui crolli causati dal sisma del 6 aprile e segue il filone d’indagine dedicato alla riunione della commissione Grandi rischi del 31 marzo. Filone aperto in seguito all’esposto di un avvocato aquilano, Antonio Valentini. Ipotesi di reato: mancato allarme.

Ma andiamo con ordine. Il 31 marzo il capo della Protezione civile Guido Bertolaso indice una riunione della commissione Grandi rischi, che secondo la legge è il massimo «organo consultivo e propositivo del Servizio nazionale della Protezione civile su tutte le attività volte alla previsione e prevenzione delle ipotesi di rischio». L’incontro viene indetto in seguito ai due terremoti del IV grado Richter che colpiscono L’Aquila il 29 e il 30 marzo. «Credevo che avremmo fatto le ore piccole. In questi casi, dinanzi a gravi eventi, in una zona tra le più a rischio d’Italia, la commissione si conclude solo dopo aver preso una decisione all’unanimità, messa nero su bianco in un verbale», racconta Boschi. «In una riunione in genere il verbale viene approvato alla riunione seguente. Ma questo non ha senso per la commissione Grandi rischi. Da sempre, quando l’incontro viene convocato su un preciso evento, il verbale è firmato subito», spiega Boschi. Il motivo è semplice: dalle analisi della commissione può dipendere la sicurezza di intere comunità. Il 31 marzo, invece, l’incontro appare più una riunione di condominio. Manca Guido Bertolaso, che in quel periodo è impegnato nella preparazione del G8 della Maddalena. Sono presenti il vicepresidente della commissione Barberi e il vice di Bertolaso Bernardo De Bernardinis. Sin dalle prime battute si intuisce che l’incontro è stato indetto per tranquillizzare la popolazione. «Sono le 18:45 quando De Bernardinis prende la parola e apre la riunione ma poco prima delle 19.30 la chiude d’un tratto. Senza una delibera, senza un verbale. Rimango stupito, mi sembrava che non si fosse neppure iniziato, la sala era piena di persone che non conoscevo, amministratori locali, credo», racconta Boschi. «Solo in seguito ho saputo che l’interruzione era dovuta alla conferenza stampa a cui non ero stato invitato», precisa il sismologo.

Sette giorni dopo, il terremoto sveglia nella notte tutto il centro Italia. I sismologi partono per L’Aquila per valutare la situazione. I professori Barberi, Calvi, Eva e il direttore dell’ufficio sismico della Protezione civile Mauro Dolce, tutti componenti della commissione, si riuniscono a L’Aquila. Sono le 16.30. «All’inizio della riunione, Dolce mi fa vedere gli appunti dattiloscritti dell’incontro del 31, lo stesso fa con Barberi, che li corregge. E poi tutti firmiamo. Credevo si trattasse di una formalità ma era ridicolo firmare quel foglio a terremoto avvenuto». Subito dopo si svolge una seconda riunione della commissione, che dura molto poco, il tempo di stilare un nuovo verbale nel quale si ribadisce l’«impossibilità di prevedere un singolo evento sismico». Poco dopo «la Protezione civile nazionale rilascia un comunicato, che viene ripreso dall’agenzia Asca: «Terremoto: Bertolaso, da commissione Grandi rischi nessun allarme», il titolo. Il capo della Protezione civile spiega: «Avevo chiesto la riunione perché volevo un momento di confronto. Dopo c’è stata una conferenza stampa in cui il professor Berberi e il professor Boschi hanno esaminato tutte le informazioni e hanno stabilito che non era assolutamente prevedibile alcuna situazione di terremoto più violenta di quelle che erano state registrate».

ARTICOLI DI ANGELO VENTI SULLA MAFIA E ALTRO

2009-12-13 L’AQUILA, il far west dei subappalti e la trasparenza negata
2009-12-11 Roberto Morrione (Direttore di Liberainformazione),
Terremoto - L’informazione che sfida il potere


2009-12-11 Angelo Venti, Il terremoto e la B2 - L’Aquila, il far west
dei subappalti, "Left"






2009-12-07 Solidarietà al giornalista Angelo Venti - Comunicato di
Libera e Libera Informazione


2009-12-07 Terremoto Abruzzo: botta e risposta tra Prefettura ed Angelo Venti


2009-12-04 L’Aquila: subappalti sospetti e poca trasparenza. La
Protezione Civile blocca tutto con un’ordinanza.


2009-12-04 Angelo Venti, Prefettura di L’Aquila, dalle conferenze
stampa irrituali ai comunicati stampa irrituali


2009-12-04 Terremoto, Costantini (Idv): prefetto renda noto gestione soldi


2009-12-04 Precisazioni della Prefettura su articoli apparsi su altre testate

2009-12-02 Angelo Venti, Subappalti non autorizzati, la gestione opaca
di Bertolaso


2009-11-29 Angelo Venti, Le mani del Pdl sul progetto Case. Grazie
alla legalità stile Bertolaso, “Terra”


2009-11-27 Serious Risk of Mafia Infiltration in Europe [Gravi rischi
di infiltrazione della mafia in Europa]


2009-11-27 Giancarlo Falconi, La Mafia “tentacola” Gianni Chiodi


2009-11-27 La ricostruzione in Abruzzo tra mafia, corruzione e disinteresse


2009-11-27 Angelo Venti, Terremoto - A chi il subappalto? A Piccone!


2009-11-26 Arresti in Abruzzo - Mileti, D’Alesio, Venturoni…

2009-11-26 La mafia bianca della ricostruzione alle nostre spalle


2009-10-22 Terremoto: Prefetto l'Aquila, Contro Mafia Ogni Aiuto Ben Accetto


2009-10-22 Terremoto: Maroni Insedia Due Organismi 'Speciali' Contro Mafia


2009-10-21 Mafia in calcestruzzo

2009-10-20 Angelo Venti, Gli occhi dell’antimafia sugli appalti
sospetti del progetto Case


2009-10-19 La mafia veut sa part du gâteau après le séisme des
Abruzzes [La mafia vuole la sua parte nel dopo terremoto abruzzese]


2009-10-17 Angelo Venti, Ricostruzione, ancora alto il rischio di
infiltrazioni mafiose


2009-10-17 Abruzzo: subappalti in mano alla mafia


2009-10-17 GIiampiero Giancarli, A Bazzano ditta legata alla mafia.
Progetto Case, la Igc di Gela ha avuto un subappalto dalla Edimal, "Il
Centro"


2009-10-16 Philip Pullella, Mafia seeks piece of Italy quake
reconstruction pie [Ricostruzione dal terremoto in Italia: la mafia
vuole il suo pezzo di torta]


2009-10-16 Il governo era stato informato il 28 luglio 2009: mafia all'Aquila

2009-10-09 Giancarlo Masciarelli e infiltrazioni mafiose nella
ricostruzione post terremoto?

2009-09-17 Giancarlo Masciarelli "promosso" consulente nella
ricostruzione post terremoto

2009-09-08 Prefetto revoca due certificati antimafia per "Indizi di
possibili infiltrazioni mafiose" - Precisazioni del Procuratore
Rossini e del Prefetto


2009-09-08 Inchiesta terremoto verso la svolta. Rossini: "presto i
primi risultati"


2009-09-07 Terremoto: inchiesta, pm ''non ho revoca dei certificati anti-mafia''


2009-09-07 Angelo Venti, Terremoto e mafia - “Il rischio c’è”, parola
di prefetto


2009-09-06 Mafia: appalti revocati all’Aquila, il Prefetto: “Allarme
infiltrazioni”


2009-09-06 Angelo Venti, Terremoto L’Aquila, prefetto conferma rischio
infiltrazioni mafiose. Franco Gabrielli annuncia la revoca del
certificato antimafia alla “Impresa Di Marco srl”


2009-09-05 Ricostruzione, le istituzioni scacciano la mafia a lavori finiti


2009-09-05 Angelo Venti, Terremoto nello Stato, “Terra”


2009-09-04 Terremoto, provvedimento della Prefettura

2009-08-31 Mafia spitzt auf Wiederaufbau in den Abruzzen [La mafia
drizza le orecchie alla ricostruzione in Abruzzo]


2009-08-31 Simone Albani, Terremoto L’Aquila: l’ombra della mafia
sugli appalti per la ricostruzione


2009-08-31 Attilio Bolzoni, Giuseppe Caporale, L'Aquila, per la
ricostruzione in campo aziende a rischio mafia, "La Repubblica"


2009-08-14 Bas Mesters, L’omerta’ dopo il terremoto, "NRC Handelsblad" (Olanda)


2009-08-03 Empresas conectadas con la mafia participan en las obras de
Los Abruzos [Imprese collegate con la mafia partecipano ai lavori in
Abruzzo]


2009-07-20 Enrico Porsia, Berlu abuse dans les Abruzzes. Les hommes
d’affaires siciliens au secours des Abruzzes [Berlusconi abusa in
Abruzzo. Gli uomini d'affari siciliani arrivano in soccorso]


2009-07-09 Terremoto - Interrogazione parlamentare sulla trasparenza
nei lavori di ricostruzione


2009-07-07 Kein Wiederaufbau ohne Mafia [Niente ricostruzione senza mafia]


2009-06-30 Angelo Venti, Il prefetto non chiarisce e svela che i
controlli non sono completi, “Terra”


2009-06-30 Giorgio Alessandri, Appalti e mafia «rischio azzerato», "Il Tempo"


2009-06-30 Imprese mafiose? Accertamenti del Prefetto


2009-06-29 L'articolo di Repubblica irrita le istituzioni. Insidie
mafiose dietro ricostruzione. Prefetto smentisce e rilancia


2009-06-29 Attilio Bolzoni, L'Aquila, le amicizie pericolose all'ombra
della prima new town, "La Repubblica"

  
2009-06-26 Angelo Venti, Quelle ditte sospette al lavoro sul piano Case, “Terra”


2009-06-07 L’Aquila - Nasce il presidio della legalità di Libera


2009-05-17 Enrico Porsia, Un naufrage juridique sur fond de
tremblement de terre [Naufragio giuridico su uno sfondo di terremoto]


2009-05-10 L'Aquilla: nach dem Erdbeben kommt die Mafia [L'Aquila:
dopo il terremoto, la mafia], "Die Welt"


2009-05-10 La reconstruction de l'Aquila dans les mains de la mafia
[La ricostruzione di L'Aquila nelle mani della mafia]


2009-05-10 Après le séisme des Abruzzes, l'Italie cherche à éviter une
emprise de la Mafia sur la reconstruction [Dopo il sisma in Abruzzo,
l'Italia cerca di impedire che la mafia metta le mani sulla
ricostruzione], "Le Monde"


2009-04-25 Paul Badde, Nach dem Erdbeben in Italien:
Anti-Mafia-Einheit soll Wiederaufbau überwachen [Il dopo-terremoto in
Italia: una task force anti-mafia vigilerà sulla ricostruzione], "Die
Welt"


2009-04-23 Nicola Tranfaglia, Terremoto e infiltrazioni mafiose


2009-04-23 Prokuratura antiterremoto a L'Aquila


2009-04-22 Stefan Ulrich, Dem Beben folgt die Mafia [Dopo il terremoto la mafia]


2009-04-22 Procuratore L'Aquila: «No alle aziende con le mani "nere"»
- Grasso: ddl sicurezza limita poteri procuratori antimafia


2009-04-21 Frances D'Emilio, Wiederaufbau in Italien: Die Mafia blickt
nach Norden [Ricostruzione dal terremoto in Italia: la mafia guarda
verso il Nord]


2009-04-20 E. Paduano, La mafia e gli appalti in Abruzzo


2009-04-19 Frances D'Emilio (Associated Press), L’Italia teme che la
malavita sia pronta a trarre profitto dal terremoto


2009-04-17 Ariel F. Dumont, La mafia prête envahir les Abruzzes [La
mafia pronta a invadere l'Abruzzo], "France Soir"


2009-04-17 Alessandro Mantovani, La mafia en embuscade après la
tragédie de L’Aquila [La mafia in agguato dopo la tragedia di
L'Aquila], "L'Humanité"


2009-04-16 Marcelle Padovani, Du tremblement de terre à la Mafia...
[Dal terremoto alla mafia...], "Nouvel Observateur"

2009-04-16 Le risposte sono un dovere (Un appello ai dirigenti della sinistra)


2009-04-16 Mafia Seeks To Profit From Italy Quake Reconstruction:
Official [Terremoto in Italia: secondo fonti ufficiali la mafia cerca
profitti dalla ricostruzione] "The Huffington Post"


2009-04-16 Terremoto: una task force antinfiltrazioni a supporto dei
magistrati aquilani


2009-04-15 Tras el terremoto se teme a la mafia [Dopo il terremoto si teme la mafia], "El Mundo"

2009-04-15 Ricostruzione e infiltrazioni mafiose: Chiodi (presidente
della Regione): «è una invenzione dei giornali»



2009-04-15 Meo Ponte, La procura lancia l'allarme mafia: "Qui arriverà
un fiume di soldi", "La Repubblica"


2009-04-14 Roberto Saviano, La ricostruzione a rischio clan: ecco il
partito del terremoto, "La Repubblica"


2009-04-13 Peppe Caridi, Abruzzo: indagini su infiltrazioni mafiose
nell’edilizia


2009-04-13 Italia teme que la mafia se interponga en la reconstrucción
de Los Abruzos [L'Italia teme che la mafia si infiltri nella
ricostruzione dell'Abruzzo]


2009-04-09 Erdbeben in L'Aquila: Wiederaufbau mit der Mafia [Terremoto
a L'Aquila: ricostruzione con la mafia], "Die Zeit"


2009-04-08 Peppe Ruggiero, Abruzzo, Irpinia: i paesi presepi. 29 anni
dopo, ricordare il sisma in Irpinia per non ripetere gli stessi errori


2009-04-07 Italien diskutiert über die Ursachen: war die Mafia schuld
an der Katastrophe? [L’Italia discute sulle cause della catastrofe:
c’è la responsabilità della mafia?]


2009-04-07 Luca Spinelli, Terremoto in Abruzzo: l’ombra di mafia e camorra

2007-12-01 Angelo Venti, Le mani sull'Abruzzo interno

Diritto assegnazione alloggio progetto C.A.S.E.

Nel Consiglio Comunale è stata discussa una mozione relativa alla problematica che sta sorgendo in relazione alla perdita del diritto all’assegnazione dell’alloggio del progetto C.A.S.E. per tutti coloro che, avendo partecipato al fabbisogno alloggiativo perché in zona rossa o in F (pericolo esterno), si ritrovano oggi, a seguito della eliminazione della zona rossa ovvero della eliminazione del pericolo esterno, con le proprie abitazioni classificate in A , B o C.
I consiglieri comunali hanno impegnato il Sindaco con un documento volto a definire modalità e tempi di perdita effettiva dei requisiti per beneficiare del progetto C.A.S.E. A sua volta il Sindaco, ribadendo che a decidere su questa materia è la Protezione Civile, ha rimandato il tutto all’ennesima ordinanza.


Mi sembra che, alla luce di quanto stabilito dai criteri per partecipare al fabbisogno alloggiativo, dall’ordinanza 3806, e di quanto stabilito dalle linee guida dello stesso Comune, non vi siano dubbi: coloro che non avevano e non hanno i requisiti previsti, non possono essere assegnatari dell’alloggio C.A.S.E. e si auspica che l’eventuale ordinanza vada in questa direzione.
Il vero problema è che le soluzioni alloggiative non sono sufficienti, per errori di valutazione che in questa sede non interessano. La Protezione Civile deve proteggere tutti coloro che ne hanno necessità ed il Comune deve tutelare tutti i suoi cittadini, senza andare contro le stesse norme che entrambi si sono dati per gestire il problema abitativo.
I criteri stabiliti da Protezione Civile e Comune sono chiari e non hanno bisogno di “cambiamenti” in corso d’opera.All’attualità già si è fuori dalle norme in quanto cittadini con casa A, B o C, sia proprietari che affittuari, hanno sottoscritto il comodato d’uso dell’alloggio al quale non avrebbero più diritto:è il caso di rimuovere una tale illegittimità che, al contrario, si vuole reiterare nel momento in cui si chiede che, a coloro già in un alloggio, si vadano ad aggiungere anche tutti coloro che, pur assegnatari, hanno case classificate B o C, invocando la garanzia di un tempo ragionevole per la perdita del requisito.
E’ alquanto bizzarro invocare una ragionevolezza in presenza di una violazione di norme: al contrario, Protezione Civile e Comune dovrebbero preoccuparsi di assicurare a tutti coloro che hanno l’abitazione principale in E e senza altre alternative, una sistemazione alloggiativa.
La questione sembra essere stata risolta dall’ordinanza n. 3827 del 27 novembre 2009, che all’articolo 13 statuisce che i nuclei familiari con abitazione principale classificata con esito B e C in zona rossa, come i nuclei con abitazioni E e F, mantengono il titolo a permanere negli alloggi del progetto C.A.S.E. anche se le loro abitazioni non risultano più comprese nella zona rossa.
Non a caso abbiamo usato il termine sembra: infatti, l’ordinanza non spiega il motivo per cui questo titolo permane; inoltre, abbiamo notizia che non a tutti, durante il colloquio, viene confermato il titolo all’assegnazione dell’alloggio e le notizie di questa mattina sulla stampa danno conto del malcontento di alcuni assegnatari.

BANCA D’ITALIA: L’ENIGMA

L’Aquila, 14 dicembre 2009
In questi giorni gli organi di stampa danno notizia delle proteste degli inquilini del quartiere Banca d’Italia, in quali accusano che si sono consumati favoritismi ed ingiustizie. Brevemente i fatti, per come se ha conoscenza dalla stampa.
Alcuni edifici della Banca d’Italia, sottratti alla zona rossa a seguito della riperimetrazione, sono ora classificati B e C; ci si è chiesto se, coloro che avevano partecipato al fabbisogno alloggiativo del 1°/10 agosto e ricadenti in questa fattispecie, avessero diritto o meno all’alloggio C.A.S.E.

Ribadendo che, per tutti coloro con abitazioni classificate B e C delle ex zone rosse, dovevano essere trovate le soluzioni alle quali si sono attenuti tutti gli altri cittadini con case ugualmente classificate, e cioè alberghi, autonoma sistemazione o affitto concordato, ci preme evidenziare quello che abbiamo definito “Enigma Banca d’Italia”. Risulterebbe che, su un’area del progetto C.A.S.E., sono stati costruiti edifici riservati a dipendenti e pensionati della Banca d’Italia, per un totale di 90 appartamenti, di cui 60 nella piena disponibilità della Banca e 30 inseriti nel sistema Gioiello. Sul sito della protezione Civile, nella sezione “Dettaglio donazioni in corso finalizzate al progetto C.A.S.E.” risulta che la Banca d’Italia ha donato 8.100.000,00 euro. Ci chiediamo: gli 8 milioni di euro sono stati “donati” o sono serviti per costruire edifici per la gestione privata della Banca d’Italia? Comunque, ci sembra alquanto bizzarro che ad una Banca sia stato consentito costruire “per sé” appartamenti su un’area requisita per gli alloggi ai terremotati. Il dubbio sorge spontaneo: se questi appartamenti sono stati assegnati a coloro che magari erano affittuari nel quartiere Banca d’Italia, e lì resteranno, come verranno utilizzati gli appartamenti ora “sfitti”?
Questa confusione che si è creata intorno alle abitazioni della Banca d’Italia riteniamo che necessiti di un chiarimento.
L’associazione “Cittadini per i cittadini” sin da ora chiede che tutti gli edifici del progetto C.A.S.E. entrino nella piena disponibilità del Comune, così come recitano tutte le ordinanze. E’ inaccettabile che sulle aree del progetto C.A.S.E. vengano portate avanti operazioni di tipo immobiliare perché la Banca d’Italia, desiderosa di dare un aiuto ai propri dipendenti e pensionati, poteva individuare un altro sito.
Concludiamo riformulando le domande: gli 8 milioni di euro sono una donazione? Quanti sono gli edifici, e gli appartamenti, che sono stati costruiti con questa donazione? Quanti sono gli appartamenti nella piena disponibilità della Banca d’Italia? Quanti ne sono stati occupati sino ad oggi? Quanto ha pagato la Banca d’Italia per ogni edificio, per il terreno, per gli oneri di urbanizzazione e per tutte le spese che gravano sull’area?
Associazione Cittadini per i Cittadini

MENO MALE CHE L'EUROPA C'E'

MENO MALE CHE L’EUROPA C’E’
L'Aquila 24 Novembre 2009
Il Centro di sabato 21 novembre riportava la notizia della firma a Bruxelles dell’accordo del sottosegretario Bertolaso con il commissario europeo: con questa firma è stata confermata la concessione di aiuti pari a 493,7 milioni di euro.
Come è noto, la somma, esattamente pari a 493.771.159 euro, è stata mobilitata dal Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea, istituito nel 2002 con l’obiettivo di permettere alla Comunità di affrontare situazioni di emergenza in maniera rapida, efficace e flessibile.

La somma è stata così impegnata:
50 milioni di euro per emergenza, ricerca e salvataggio;
350 milioni di euro per il progetto C.A.S.E.;
93, 7 milioni di euro per 2.000 alloggi temporanei per gli abitanti dei 53 Comuni, nonché 34 edifici scolastici temporanei.

Il costo del progetto C.A.S.E., come pubblicato sul sito della Protezione Civile con aggiornamento al 3 novembre , è il seguente:
819.320.194 euro il costo complessivo del Piano C.A.S.E.
700 milioni stanziati dal decreto Abruzzo di cui 400 per il 2009 e 300 per il 2010;
40 milioni provenienti dalle donazioni

Per i MAP ed i MUSP l’accordo dell’Unione Europea prevede l’utilizzazione dei restanti 93,7 milioni di euro.

Il piano MAP, sempre in base ai dati della Protezione Civile, prevede 2.300 MAP, di cui 277 già sono stati donati, per un costo di 85.096.000.

Dei 93,7 milioni dell’Unione Europea “avanzano” 8 milioni…che saranno utilizzati per i MUSP.

I conti non sembrano tornare: infatti, analizzando i costi del Piano C.A.S.E., si evince che:
316 milioni sono relativi agli esiti di gara per le C.A.S.E;
44,380 milioni agli arredi
14,5 milioni al verde
9,6 milioni agli ascensori
per un totale di 384,48 milioni di euro.

Non è chiaro perché sul sito della Protezione Civile è riportata la somma di 819 milioni di euro.
Sembra essere, al contrario, abbastanza chiaro che i soldi impegnati fino ad adesso sono soltanto quelli dell’Unione Europea, unitamente a quelli provenienti dalle donazioni degli italiani. Il Governo ancora non tira fuori un euro!
Quanti sono i soldi dell’Unione Europea e come sono stati spesi è di dominio…europeo! La trasparenza esige che siano resi noti i soldi veri che il Governo ha speso fino ad oggi!
Per adesso non resta che dire: meno male che l’Europa c’è!
di Antonio Congeduti