L'associazione persegue finalità di solidarietà sociale, civile e culturale, con l’obiettivo di informare e tutelare i cittadini delle zone incluse nel cratere sismico del 6-4-2009, per ottenere il pieno riconoscimento dei nostri diritti di procedere alla ricostruzione e riqualificazione partecipata delle zone danneggiate, secondo i criteri della massima trasparenza e della maggior efficacia, scongiurando il rischio di smembramento e dissoluzione socio-culturale delle popolazioni colpite.

TESTO INTEGRALE DELLO STATUTO

IL NUOVO SITO INFORMATIVO




ULTIMO AGGIORNAMENTO 10 Gennaio 2011



METODO AUGUSTUS

Il ”Metodo Augustus” è un metodo di approccio ai problemi della pianificazione di emergenza in protezione civile secondo criteri di massima semplificazione delle procedure.

E'una sorta di protocollo metodologico ormai acquisito a tutti i livelli per affrontare le problematiche dell'organizzazione delle risposte di protezione civile ovvero la gestione dell’emergenza, l’informazione in situazioni di crisi e l’assistenza alloggiativa in emergenza. Si tratta di percorsi collaudati per la prima volta in occasione dell'alluvione della Versilia nel 1996, durante la crisi sismica in Umbria e Marche del 1997, e a Sarno nel 1998. Sulla base del Metodo Augustus, un Piano di emergenza viene schematizzato essenzialmente in tre parti: la prima è quella della raccolta di informazioni (Dati da Base), la seconda quella dell'individuazione degli obiettivi di salvaguardia da conseguire (Lineamenti della Pianificazione) e finalmente, la terza, quella della realizzazione di un modello vero e proprio di intervento operativo.
di Elvezio Galanti
L’abc della Protezione Civile
”Metodo Augustus”, ovvero la gestione dell’emergenza, l’informazione in situazioni di crisi e
l’assistenza alloggiativa in emergenza: tre percorsi affatto virtuali che abbiamo cercato di
illustrare con chiarezza e semplicità. Perchè da questi percorsi chi opera nella protezione civile
può acquisire una conoscenza di base dei problemi che, puntualmente, si verificano prima, durante
e dopo un evento calamitoso.
Si tratta di percorsi purtroppo collaudati più volte in questi ultimi anni (Versilia, crisi sismica in
Umbria e Marche, Sarno, tanto per ricordare i principali avvenimenti verificatisi dal 1997 ad oggi)
e che, grazie anche alla riflessione sugli errori del passato, si sono affinati in maniera sempre più
rispondente alle esigenze operative a vario livello.
E la rispondenza a questo nostro lavoro (confortato sempre da un costante coordinamento tra
centro e periferia) l’abbiamo avuta proprio da chi, in emergenza, deve operare in fretta e bene: le
edizioni precedenti sono andate più volte esaurite e la richiesta continua ad essere costante. Per
questo abbiamo deciso di riunire in un unico numero di “DPC Informa” le monografie dedicate
alla gestione dell’emergenza e dell’informazione e all’assistenza alloggiativa, a disposizione di
tutti coloro che, a qualsiasi titolo, operano nel campo della prevenzione e dell’emergenza.
Per quanto riguarda in particolare il “Metodo Augustus” si segnalano alcune significative
variazioni derivanti dalle novità legislative, (ad esempio le nuove competenze di protezione civile
delle Regioni, delle Provincie e degli Enti Locali).
INDICE
IL METODO AUGUSTUS
Il metodo Augustus
di Elvezio Galanti
Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione Civile
Caratteristiche di base per la pianificazione di emergenza
definizione di un piano - successo di una operazione di protezione civile - struttura di un piano
Analisi comparata fra attività di programmazione e di pianificazione
Criteri di massima per la pianificazione provinciale di emergenza
Criteri di massima per la pianificazione comunale di emergenza
Vitalità di un piano
aggiornamento periodico - attuazione di esercitazioni - informazione alla popolazione
COMUNICAZIONE E CRISI
Comunicare in tempo di crisi
di Paolo Farneti
L'informazione in situazioni di emergenza
di Franco Barberi
Informazione, il cane da guardia del cittadino
di Paolo Giuntella
La comunicazione nell'emergenza
Comunicazione in stato di crisi
Organizzazione preventiva in funzione di comunicazione in stato di crisi
Gestione della comunicazione in stato di crisi
ASSISTENZA ALLOGGIATIVA IN EMERGENZA
Insediamenti abitativi di emergenza
di Mario Massimo Simonelli
Aree di ammassamento
Aree di accoglienza
Aree di attesa
Urbanizzazione di un sito per insediamento di moduli abitativi e servizi: San Felicissimo
IL METODO AUGUSTUS
Il metodo Augustus
di Elvezio Galanti
“Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose”. Così duemila
anni fa, con una frase che raccoglieva una visione del mondo unitaria fra il percorso della natura e
la gestione della cosa pubblica, l’imperatore Ottaviano Augusto coglieva pienamente l’essenza dei
concetti che oggi indirizzano la moderna pianificazione di emergenza che si impernia proprio su
concetti come semplicità e flessibilità.
In sostanza: non si può pianificare nei minini particolari, perchè l’evento - per quanto previsto sulla
carta - al suo “esplodere” è sempre diverso. Il metodo Augustus nasce da un bisogno di unitarietà
negli indirizzi della pianificazione di emergenza che, purtroppo, fino ad oggi ha visto una miriade di
proposte spesso in contraddizione fra loro perchè formulate dalle varie amministrazioni locali e
centrali in maniera tale da far emergere solamente il proprio “particolare”. Tale tendenza ha
ritardato di molto il progetto per rendere più efficaci i soccorsi che si muovono in un sistema
complesso tipico di un paese come il nostro.
Esigenza questa assunta come “primaria attività” da perseguire nel campo della protezione civile
del Sottosegretario di Stato Franco Barberi che, ricoprendo anche la responsabilità della Direzione
Generale della protezione civile e dei servizi antincendio, ha potuto incaricare un gruppo di lavoro
specifico per l’elaborazione di una unica linea guida per la pianificazione di emergenza.
Altre carenze erano state evidenziate dal Sottosegretario nel campo della pianificazione di
emergenza: la genericità della legge 225/92 per l’attività di pianificazione di emergenza; la carenza
procedurale ed effettiva, nella circolare n.2 del 1994 riguardante la pianificazione di emergenza del
Dipartimento della Protezione Civile, sia per il mancato riferimento dei piani di emergenza per il
rischio idrogeologico alla suddivisione del territorio per i bacini idrografici (previsti dalla legge
183/89 difesa del suolo), sia per l’assenza di un riferimento sul modello di intervento all’interno
delle pianificazioni di emergenza.
Il gruppo di lavoro incaricato di elaborare le linee guida “Augustus” (composto da funzionari del
Dipartimento della Protezione Civile e del Ministero dell’Interno), tenendo conto di queste
indicazioni, ha prodotto un lavoro che rappresenta una sintesi coordinata degli indirizzi per la
pianificazione, per la prima volta raccolti in un unico documento operativo.
L’importanza delle linee guida del metodo Augustus, oltre a fornire un indirizzo per la
pianificazione di emergenza, flessibile secondo i rischi presenti nel territorio, delinea con chiarezza
un metodo di lavoro semplificato nell’individuazione e nell’attivazione delle procedure per
coordinare con efficacia la risposta di protezione civile. Nel nostro paese non mancano (o,
comunque, non mancano sempre) i materiali ed i mezzi: mancano soprattutto gli indirizzi sul come
attivare queste risorse in modo sinergico.
Il metodo Augustus vuole abbattere il vecchio approccio di fare i piani di emergenza basati sulla
concezione burocratica del solo censimento di mezzi utili agli interventi di protezione civile e
introdurre con forza il concetto della disponibilità delle risorse; per realizzare questo obiettivo
occorre che nei piani di emergenza siano introdotte le funzioni di supporto con dei responsabili in
modo da tenere “vivo” il piano, anche attraverso periodiche esercitazioni ed aggiornamenti.
Nel metodo Augustus sono ben sviluppati questi concetti per le competenze degli Enti territoriali
proposte alla pianificazione (per gli eventi di tipo a) e b) art. 2 L.225/92), ove viene evidenziato che
attraverso l’istituzione delle funzioni di supporto nelle rispettive sale operative (9 funzioni per i
comuni e 14 per le provincie e regioni) si raggiungono due obiettivi primari per rendere efficace ed
efficiente il piano di emergenza:
a) avere per ogni funzione di supporto la disponibilità delle risorse fornite da tutte le
amministrazioni pubbliche e private che vi concorrono;
b) affidare ad un responsabile della funzione di supporto sia il controllo della specifica operatività,
sia l’aggiornamento di questi dati nell’ambito del piano di emergenza. Inoltre far lavorare in “tempo
di pace” i vari responsabili delle funzioni di supporto per l’aggiornamento del piano di emergenza
fornisce l’attitudine alla collaborazione in situazioni di emergenza, dando immediatezza alle
risposte di protezione civile che vengono coordinate nelle Sale Operative.
Si chiarisce con il metodo Augustus la diversità dei ruoli nel modello di intervento Provinciale con
la distinzione dei ruoli del CCS (Centro Coordinamento Soccorsi) e della Sala Operativa. Il CCS si
configura come l’organo di coordinamento Provinciale ove si individuano delle strategie generali di
intervento, mentre nella Sala Operativa Provinciale si raccolgono le esigenze di soccorso e si
risponde secondo le indicazioni provenienti dal CCS. Questi due organi debbono necessariamente
operare in distinti locali, ma sotto un’unica autorità.
Il COM è invece la struttura decentrata del coordinamento Provinciale per meglio svolgere la
direzione unitaria dei servizi di emergenza coordinandoli a livello provinciale con gli interventi dei
Sindaci dei Comuni afferenti al COM stesso.
Le funzioni di supporto, da attuare nei comumi, non debbono essere necessariamente 14 ma
dovranno essere istituite a ragion veduta, in maniera flessibile o in base a una pianificazione di
emergenza già predisposta in un determinato territorio per un determinato evento, oppure per far
fronte ad immediate esigenze operative dei comuni durante o prima di un evento calamitoso.
Il Sindaco a sua volta non possiede un organo di supporto per le strategie, ma organizza la risposta
di protezione civile sul proprio territorio attraverso la costituzione di una Sala Operativa comunale.
Questo metodo di lavoro, dunque, è valido certamente per i Sindaci (che sono la prima autorità di
protezione civile) e per i responsabili di protezione civile degli enti territoriali, che il DLGS 112 del
31/3/98, più noto come «Decreto Bassanini» conferisce loro dirette funzioni sia di pianificazioni
che di attuazione di interventi urgenti in caso di crisi per eventi classificati «a» e «b» (art. 2, L.
225/92) avvalendosi anche del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Il metodo Augustus rappresenta comunque un punto di riferimento per tutti gli operatori di
protezione civile che, con competenze diverse, sono impegnati quotidianamente ad affrontare le
emergenze spesso configurate impropriamente come “eventi naturali”, con una loro specifica
ciclicità.
E’ ormai noto a tutti che terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche, frane, si manifestano quasi
sempre, nei territori dove in passato tali eventi hanno causato sistematiche distruzioni e disagi di
ogni tipo alla popolazione. Negli ultimi anni la distruzione dei beni e i danni alla popolazione sono
aumentati per un uso dissennato del territorio e delle risorse che hanno elevato in maniera critica il
valore esposto e, quindi, l’entità del rischio in aree notoriamente pericolose. Se la ciclicità è un
fattore costante per un fenomeno calamitoso, l’entità del danno e il tipo di soccorsi sono parametri
variabili; per questo si dice che le emergenze non sono mai uguali fra loro a parità di intensità
dell’evento che si manifesta. Quindi, proprio per questo, gli operatori di protezione civile debbono
essere pronti a gestire “l’incertezza”, intesa come l’insieme di quelle variabili che di volta in volta
caratterizzano gli effetti reali dell’evento.
La “gestione dell’incertezza” si affronta con le stesse regole con cui la scienza medica affronta il
pericolo o il rischio di contagi nelle malattie: applicando, cioè, il principio della massima
prevenzione attraverso il ricorso alla vaccinazione di massa. Nell’attività preparatoria della
protezione civile questo principio corrisponde a gestire in maniera corretta il territorio ad
organizzare una corretta informazione alla popolazione sui rischi e all’adozione, nel piano locale di
protezione civile di linguaggi e procedure unificate fra le componenti e le strutture operative che
intervengono nei soccorsi. Di fondamentale rilevanza è anche l’organizzazione di periodiche
esercitazioni di protezione civile con la popolazione e i soccorritori per passare dalla “cultura del
manuale” alla “cultura dell’addestramento”.
Insomma si tratta di coordinare un sistema complesso nelle sue molteplici specificità e competenze:
“Augustus” è la base su cui improntare le attività di pianificazione a tutti i livelli di responsabilità
che sono individuate dalle attuali norme di protezione civile. E’ un metodo di lavoro di base che,
comunque, rimane oggettivamente valido al di là delle diverse assunzioni di responsabilità che
nuove norme potranno assegnare a soggetti diversi dall’attuale ordinamento. Siamo oggi in grado,
per quanto concerne la pianificazione di emergenza, di uniformare le procedure delle pianificazioni
nazionali a quelle regionali, provinciali e comunali.
Queste pagine non comprendono gli indirizzi della pianificazione nazionale ma quelle concernenti
le risposte di protezione civile sul territorio attraverso i piani provinciali e comunali.
Il Piano deve contenere:
-Coordinamento ed indirizzo per tutte le fasi di risposta previste dal Piano;
-Procedure semplici e non particolareggiate;
-Individuazione delle singole responsabilità nel modello di intervento;
-Flessibilità operativa nell’ambito delle funzioni di supporto.
Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione Civile
COORDINAMENTO E INDIRIZZO
La legge 24 febbraio 1992, n. 225, istitutiva del Servizio Nazionale di Protezione Civile, consente
per la prima volta l’attuazione della pianificazione di emergenza.
Il coordinamento e indirizzo per le attività di Previsione, Prevenzione e Soccorso nell’ambito del
Servizio Nazionale riguarda:
• Le tipologie degli eventi secondo quanto previsto dall’art. 2;
• Il decentramento con specifiche competenze alle autonomie locali per le attività di Previsione,
Prevenzione e Soccorso;
• Gli ambiti di competenza delle Componenti e delle Strutture Operative;
• Il Comitato Operativo della P.C., art. 10;
• La Commissione Grandi Rischi.
Per lo svolgimento di tali attività sono individuati dalla L.225/92 e dal D.LGS. 112/98 differenti
Enti e/o Amministrazioni, sia a livello centrale che a livello periferico.
Caratteristiche di base per la pianificazione di emergenza
DEFINIZIONE DI PIANO
Il progetto di tutte le attività coordinate e delle procedure di Protezione Civile per fronteggiare un
qualsiasi evento calamitoso atteso in un determinato territorio è il PIANO DI EMERGENZA.
Il Piano di emergenza deve recepire:
1. Programmi di Previsione e Prevenzione;
2. Informazioni relative a:
a. processi fisici che causano le condizioni di rischio e relative valutazioni,
b. precursori,
c. eventi,
d. scenari,
e. risorse disponibili.
Di conseguenza occorre rappresentare cartograficamente le indicazioni utili alla caratterizzazione
dei possibili scenari di rischio per l’attuazione delle strategie di intervento per il soccorso e il
superamento dell’emergenza, razionalizzando e mirando l’impiego di uomini e mezzi.
SUCCESSO DI UNA OPERAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE
Al successo di un’operazione di protezione civile concorrono le seguenti condizioni:
• Direzione unitaria
La direzione unitaria delle operazioni di emergenza si esplica attraverso il coordinamento di un
sistema complesso e non in una visione settoriale dell’intervento.
• Comunicazione
Costante scambio di informazioni fra il sistema centrale e periferico nell’ambito del SNPC
• Risorse
Utilizzo razionale e tempestivo delle risorse realmente disponibili e della reperibilità degli uomini e
dei mezzi adatti all’intervento.
STRUTTURA DI UN PIANO
Il piano deve essere strutturato in tre parti fondamentali:
1. Parte generale
2. Lineamenti della Pianificazione
3. Modello di intervento
1. Parte generale:
Si raccolgono tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, alle reti di monitoraggio
presenti, alla elaborazione degli scenari di rischio.
2. Lineamenti della pianificazione:
Si individuano gli obiettivi da conseguire, per dare una adeguata risposta di P.C. ad una qualsiasi
emergenza.
3. Modello di intervento:
Si assegnano le responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle
emergenze di P.C.; si realizza il costante scambio di informazioni nel sistema centrale e periferico
di P.C.; si utilizzano le risorse in maniera razionale.
Questi criteri sono applicabili alla pianificazione di emergenza a livello Nazionale, Regionale,
Provinciale e Comunale. In queste pagine si affrontano esclusivamente i due ultimi livelli.
Criteri di massima per la pianificazione provinciale di emergenza
(eventi calamitosi di cui all’art. 2, comma 1, lettera b, della legge 225/92)
È una pianificazione elaborata per fronteggiare, nel territorio provinciale, gli eventi con dimensioni
superiori alla risposta organizzata dal Sindaco (eventi di tipo b).
Il Piano Provinciale di emergenza si compone di:
A - Parte generale
B - Lineamenti della pianificazione
C - Modello di intervento
A - Parte generale
A.1- Dati di base
A.2- Scenario degli eventi attesi
A.3- Indicatori di evento e risposte del Sistema provinciale di protezione civile
A.1 Dati di base
Cartografia
occorre reperire la seguente cartografia, già realizzata da enti ed amministrazioni:
• carta di delimitazione del territorio, regionale, provinciale e comunale, scala 1:200.000 o
1:150.000;
• carta idrografica, scala 1:100.000;
• carta dell’uso del suolo, scala 1:50.000;
• carta dei bacini idrografici con l’ubicazione degli invasi e degli strumenti di misura: pluviometri
e idrometri, scala 1:150.000 o 1:200.000;
• carta geologica, scala 1:100.000;
• carta geomorfologica, scala 1:25.000;
• carta della rete viaria e ferroviaria, dei porti, aeroporti ed eliporti, scala 1:100.000;
• cartografia delle attività produttive (industriali, artigianali, agricole, turistiche);
• cartografia della pericolosità dei vari eventi nel territorio provinciale;
• cartografia del rischio sul territorio provinciale.
Popolazione:
• numero abitanti per comune e nuclei familiari;
• carta della densità della popolazione per comune e provincia.
A.2 Scenari degli eventi attesi
Gli scenari si ricavano incrociando le seguenti cartografie tematiche che sono prodotte dalle
Amministrazioni provinciali e regionali (programmi di protezione civile).
A.2.1 Rischio idrogeologico:
Alluvioni
• cartografia delle aree inondabili;
• stima della popolazione coinvolta nelle aree inondabili;
• stima delle attività produttive coinvolte nelle aree inondabili;
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private coinvolte nelle aree inondabili;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
Frane
• cartografia degli abitati instabili;
• stima della popolazione nell’area instabile;
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private nell’area instabile;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio)
Dighe
• tipi di crollo (sifonamento, tracimazione);
• onda di sommersione (da crollo e/o manovra degli scarichi di fondo);
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private ubicate nell’area coinvolta dall’ ipotetica
onda di sommersione;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio.)
A.2.2 Rischio sismico:
• carta della pericolosità sismica;
• rilevamento della vulnerabilità (edifici pubblici e privati;)
• stima dell’esposizione delle infrastrutture e dei servizi essenziali alla comunità;
• censimento della popolazione coinvolta dall’evento atteso;
• classificazione sismica dei comuni.
A.2.3 Rischio industriale:
• censimento delle industrie soggette a notifica e dichiarazione;
• specificazione dei cicli produttivi degli impianti industriali;
• calcolo delle sostanze in deposito e in lavorazione;
• censimento della popolazione nell’area interessata dall’evento;
• calcolo dell’area d’impatto esterna alle industrie.
A.2.4 Rischio vulcanico:
• serie storiche degli eventi vulcanici;
• censimento della popolazione nell’area interessata dall’evento;
• mappe di pericolosità;
• rilevamento della vulnerabilità con riguardo anche all’esposizione delle infrastrutture e dei
servizi pubblici essenziali;.
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
A.2.5 Rischio di incendio boschivo:
• Carta dell’uso del suolo (estensione del patrimonio boschivo);
• Carta climatica del territorio;
• Carta degli incendi storici;
• Carta degli approvvigionamenti idrici.
A.3 Aree di emergenza
• cartografia delle aree per l’ammassamento dei soccorritori e delle risorse, scala 1:25.000;
• cartografia degli edifici strategici e loro eventuale rilevamento della vulnerabilità, scala 1:5.000
o 1:10.000;
A.4 Indicatori di evento e risposte del Sistema provinciale di protezione civile
Gli eventi si dividono in eventi prevedibili (vulcanico, idrogeologico) e non prevedibili (terremoto,
rischio chimico industriale, incendi boschivi).
Qualora in una porzione di territorio si riscontrino eventi prevedibili in un arco di tempo
determinato, sarà fondamentale collegare ad ogni allarme una risposta graduale del sistema
provinciale di protezione civile.
Sarà quindi necessario tramite il responsabile della funzione di supporto n. 1 (vedi pag. 11 e
seguenti) garantire un costante collegamento con tutti quegli enti preposti al monitoraggio
dell’evento considerato nel piano di emergenza.
B - Lineamenti della Pianificazione
I lineamenti sono gli obiettivi che le autorità territoriali devono conseguire per mantenere la
direzione unitaria dei servizi di emergenza a loro delegati.
B.1 - Coordinamento operativo provinciale
Viene assunta la direzione unitaria dei servizi di emergenza da attivare, a livello provinciale, per
meglio supportare gli interventi dei Sindaci dei comuni interessati.
B.2 - Salvaguardia della popolazione
Questa attività è prevalentemente assegnata ai Sindaci.
Le misure di salvaguardia alla popolazione per gli eventi prevedibili sono finalizzate
all’allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo; particolare riguardo deve essere dato
alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini).
Dovranno essere attuati piani particolareggiati per l’assistenza alla popolazione (aree di
accoglienza, etc.)
Per gli eventi che non possono essere preannunciati sarà di fondamentale importanza organizzare il
primo soccorso sanitario entro poche ore dall’evento.
B.3 - Rapporti tra le Istituzioni locali e nazionali per la continuità amministrativa e il supporto
all’attività di emergenza
Si tratta di mantenere la continuità di governo assicurando il collegamento e le attività comunali e
periferiche dello stato:
B.4 - Informazione alla popolazione
E’ fondamentale, che il cittadino residente nelle zone, direttamente o indirettamente interessate
all’evento conosca preventivamente:
• le caratteristiche essenziali di base del rischio che insiste periodicamente sul proprio territorio;
• le predisposizioni del piano di emergenza nell’area in cui risiede;
• come comportarsi, prima, durante e dopo l’evento;
• con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarmi.
B.5 - La salvaguardia del sistema produttivo
Questo intervento di protezione civile si può effettuare o nel periodo immediatamente precedente il
manifestarsi dell’evento (eventi prevedibili), attuando piani di messa in sicurezza dei mezzi di
produzione e dei relativi prodotti stoccati, oppure immediatamente dopo che l’evento abbia
provocato danni (evento imprevedibile) alle persone e alle cose; in questo caso si dovrà prevedere il
ripristino dell’attività produttiva e commerciale nell’area colpita attuando interventi mirati per
raggiungere tale obiettivo nel più breve tempo possibile.
La concorrenza delle aziende produttive nel mercato nazionale e internazionale non permette che la
sospensione della produzione sia superiore ad alcune decine di giorni.
B.6 - Ripristino della viabilità e dei trasporti
Durante il periodo della prima emergenza si dovranno già prevedere interventi per la riattivazione
dei trasporti sia terrestri, aerei, marittimi, fluviali, del trasporto per le materie prime e di quelle
strategiche, l’ottimizzazione dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e l’accesso dei mezzi di
soccorso nell’area colpita.
In ogni piano sarà previsto, per questo specifico settore, una singola funzione di supporto per il
coordinamento di tutte le risorse e gli interventi necessari per rendere piena funzionalità alla rete di
trasporto.
B.7 - Funzionalità delle telecomunicazioni
La riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente garantita per gestire il flusso
delle informazioni degli uffici pubblici e per i centri operativi dislocati nell’area colpita attraverso
l’impiego massiccio di ogni mezzo o sistema TLC.
Si dovrà garantire la funzionalità delle reti telefoniche e radio delle varie strutture operative di
protezione civile per garantire i collegamenti fra i vari centri operativi e al tempo stesso per
diramare comunicati, allarmi etc.
In ogni piano sarà prevista, per questo specifico settore, una singola funzione di supporto che
garantisce il coordinamento di tutte le risorse e gli interventi necessari per ridare piena funzionalità
alle telecomunicazioni per la trasmissione di testi, immagini e dati numerici.
B.8 - Funzionalità dei servizi essenziali
La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali dovrà essere assicurata, al verificarsi
di eventi prevedibili, mediante l’utilizzo di personale addetto secondo specifici piani
particolareggiati elaborati da ciascun ente competente.
La verifica ed il ripristino della funzionalità delle reti dovrà prevedere l’impiego degli addetti agli
impianti di erogazione ed alle linee e/o utenze in modo comunque coordinato (Enel, gas...),
prevedendo per tale settore una specifica funzione di supporto, al fine di garantire le massime
condizioni di sicurezza.
B.9 - Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali
Nel ribadire che il preminente scopo del piano di emergenza è quello di mettere in salvo la
popolazione e garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita “civile”, messo in crisi
da una situazione di grandi disagi sia fisici che psicologici, è comunque da considerare
fondamentale la salvaguardia dei beni culturali ubicati nelle zone a rischio.
Si dovranno perciò organizzare specifici interventi per il censimento e la tutela dei beni culturali,
predisponendo anche specifiche squadre di tecnici specializzati nel settore per la messa in sicurezza
dei reperti, o altri beni artistici, in aree sicure.
B.10 - Modulistica per il censimento dei danni a persone e cose
La raccolta dei dati prevista da tale modulistica è suddivisa secondo le funzioni di supporto previste
per la costituzione di una Sala Operativa.
Con questa modulistica unificata è possibile razionalizzare la raccolta dei dati, che risultano
omogenei e di facile interpretazione.
B.11 - Relazione giornaliera per le Autorità centrali e conferenza stampa
La relazione dovrà contenere le sintesi delle attività giornaliere, ricavando i dati dalla modulistica di
cui al punto precedente.
Si dovranno anche riassumere i dati dei giorni precedenti e si indicheranno, anche attraverso i massmedia
locali, tutte le disposizioni che la popolazione dovrà adottare. I giornalisti accreditati
verranno costantemente aggiornati con una conferenza stampa quotidiana.
Durante la giornata si dovranno inoltre organizzare per i giornalisti supporti logistici per la
realizzazione di servizi di informazione nelle zone di operazione.
B.12 - Struttura dinamica del piano provinciale: aggiornamento dello scenario ed esercitazioni
Il continuo mutamento dell’assetto urbanistico del territorio, la crescita delle associazioni del
volontariato, il rinnovamento tecnologico delle strutture operative e le nuove disposizioni
amministrative comportano un continuo aggiornamento del piano sia per lo scenario dell’evento
atteso che per le procedure
Le esercitazioni rivestono quindi un ruolo fondamentale al fine di verificare la reale efficacia del
piano di emergenza.
Esse devono essere svolte periodicamente a tutti i livelli secondo le competenze attribuite alle
strutture operative previste dal piano stesso; sarà quindi necessario ottimizzare linguaggi e
procedure e rodare il piano di emergenza redatto, sullo specifico scenario di un evento atteso, in una
determinata porzione di territorio.
Per far assumere al piano le migliori caratteristiche di un documento vissuto e continuamente
aggiornato sarà fondamentale organizzare le esercitazioni secondo diverse tipologie:
• esercitazioni senza preavviso per le strutture operative previste nel piano;
• esercitazioni congiunte tra strutture operative e popolazione interessata all’evento atteso (la
popolazione deve conoscere e provare attraverso le esercitazioni tutte le azioni da compiere in caso
di calamità).
• esercitazioni periodiche del solo sistema di comando e controllo, anche queste senza preavviso,
per una puntuale verifica della reperibilità dei singoli responsabili delle funzioni di supporto e per
testare l’efficienza dei collegamenti.
C - Modello di intervento
“Rappresenta il coordinamento di tutti i centri operativi (DICOMAC, CCS, COM, COC) dislocati
sul territorio”.
C.1 Sistema di comando e controllo
È il sistema per esercitare la direzione unitaria dei servizi di emergenza a livello provinciale e si
caratterizza con tre strutture operative:
• Centro Coordinamento Soccorsi (CCS);
• Sala Operativa provinciale con 14 funzioni di supporto;
• Centri Operativi Misti (COM).
Il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS)
Può configurarsi nel Comitato Provinciale della Protezione Civile ed è il massimo organo di
coordinamento delle attività di Protezione Civile a livello provinciale. Sarà composto dai massimi
responsabili di tutte le componenti e strutture operative presenti nel territorio provinciale. Dovrà
individuare le strategie di intervento per il superamento dell’emergenza razionalizzando le risorse
disponibili nella Provincia e al tempo stesso garantire il coordinamento degli interventi del governo
regionale o del governo nazionale a seconda della natura dell’evento calamitoso.
Decide inoltre la dislocazione nel territorio dei COM in accordo con il Comitato Operativo
Nazionale in caso di evento di tipo “C”.
Manterrà stretti collegamenti con le autorità preposte all’ordine pubblico.
La Sala Operativa è organizzata per 14 funzioni di supporto; esse rappresentano le singole risposte
operative che occorre organizzare in qualsiasi tipo di emergenza a carattere provinciale.
Ogni singola funzione avrà un proprio responsabile che in “tempo di pace” aggiornerà i dati relativi
alla propria funzione e in caso di emergenza provinciale sarà l’esperto che attiverà le funzioni di
soccorso.
L’ubicazione della Sala Operativa dovrà essere individuata in sedi non vulnerabili e facilmente
accessibili.
Le 14 funzioni sono così configurate:
1 - TECNICA E DI PIANIFICAZIONE
Questa funzione comprende i Gruppi Nazionali di ricerca ed i Servizi Tecnici nazionali e locali.
Il referente sarà il rappresentante del Servizio Tecnico del comune o del Genio Civile o del Servizio
Tecnico Nazionale, prescelto già in fase di pianificazione; dovrà mantenere e coordinare tutti i
rapporti tra le varie componenti scientifiche e tecniche per l’interpretazione fisica del fenomeno e
dei dati relativi alle reti di monitoraggio.
2 - SANITÀ’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA
Saranno presenti i responsabili del Servizio Sanitario locale, la C.R.I., le Organizzazioni di
volontariato che operano nel settore sanitario.
In linea di massima il referente sarà il rappresentante del Servizio Sanitario Locale.
3 - MASS-MEDIA ED INFORMAZIONE
La sala stampa dovrà essere realizzata in un locale diverso dalla Sala Operativa.
Sarà cura dell’addetto stampa stabilire il programma e le modalità degli incontri con i giornalisti.
Per quanto concerne l’informazione al pubblico sarà cura dell’addetto stampa, coordinandosi con i
sindaci interessati, procedere alla divulgazione della notizia per mezzo dei mass-media.
Scopi principali sono:
• informare e sensibilizzare la popolazione;
• far conoscere le attività;
• realizzare spot, creare annunci, fare comunicati;
• organizzare tavole rotonde e conferenze stampa
4 - VOLONTARIATO
I compiti delle Organizzazioni di volontariato, in emergenza, vengono individuati nei piani di
protezione civile in relazione alla tipologia del rischio da affrontare, alla natura ed alla specificità
delle attività esplicate dalle Organizzazioni e dai mezzi a loro disposizione.
Pertanto, in Sala Operativa, prenderà posto il coordinatore indicato nel piano di protezione civile
che avrà il compito di mantenere i rapporti con la consulta provinciale per il volontariato.
Il coordinatore provvederà, in «tempo di pace», ad organizzare esercitazioni congiunte con altre
forze preposte all’emergenza al fine di verificare le capacità organizzative ed operative delle
suddette Organizzazioni.
5 - MATERIALI E MEZZI
La funzione di supporto in questione è essenziale e primaria per fronteggiare una emergenza di
qualunque tipo.
Questa funzione censisce i materiali ed i mezzi in dotazione alle amministrazioni; sono censimenti
che debbono essere aggiornati costantemente per passare così dalla concezione del “censimento”
delle risorse alla concezione di “disponibilità” delle risorse.
Si tratta di avere un quadro delle risorse suddivise per aree di stoccaggio.
Per ogni risorsa si deve prevedere il tipo di trasporto ed il tempo di arrivo nell’area dell’intervento.
Alla gestione di tale funzione concorrono i materiali e mezzi comunque disponibili.
Nel caso in cui la richiesta di materiali e/o mezzi non possa essere fronteggiata a livello locale, il
coordinatore rivolgerà richiesta a livello centrale.
6 - TRASPORTO, CIRCOLAZIONE E VIABILITA’
La funzione riguardante il trasporto è strettamente collegata alla movimentazione dei materiali, al
trasferimento dei mezzi, ad ottimizzare i flussi lungo le vie di fuga ed al funzionamento dei cancelli
di accesso per regolare il flusso dei soccorritori. Questa funzione di supporto deve necessariamente
operare a stretto contatto con il responsabile della funzione 10, “Strutture Operative”.
Per quanto concerne la parte relativa all’attività di circolazione e viabilità il coordinatore è
normalmente il rappresentante della Polstrada o suo sostituto; concorrono per questa attività, oltre
alla Polizia Stradale, i Carabinieri ed i Vigili Urbani: i primi due per il duplice aspetto di Polizia
giudiziaria e di tutori della legge e gli altri per l’indiscussa idoneità nella gestione della funzione in
una emergenza a carattere locale.
Si dovranno prevedere esercitazioni congiunte tra le varie forze al fine di verificare ed ottimizzare
l’esatto andamento dei flussi lungo le varie direttrici.
7 - TELECOMUNICAZIONI
Questa funzione dovrà, di concerto con il responsabile territoriale delle aziende di
telecomunicazioni, con il responsabile provinciale P.T. con il rappresentante dell’associazione di
radioamatori presente sul territorio, organizzare una rete di telecomunicazione alternativa affidabile
anche in caso di evento di notevole gravità.
Il responsabile di questa funzione è normalmente un esperto di telecomunicazioni.
8 - SERVIZI ESSENZIALI
In questa funzione prenderanno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio
coinvolto.
Mediante i Compartimenti Territoriali e le corrispondenti sale operative nazionali o regionali deve
essere mantenuta costantemente aggiornata la situazione circa l’efficienza e gli interventi sulla rete.
L’utilizzazione del personale addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è comunque
coordinata dal rappresentante dell’Ente di gestione presente nella funzione.
9 - CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE
L’effettuazione del censimento dei danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di
fotografare la situazione determinatasi a seguito dell’evento calamitoso per determinare sulla base
dei risultati riassunti in schede riepilogative gli interventi d’emergenza.
Il responsabile della suddetta funzione, al verificarsi dell’evento calamitoso, dovrà effettuare un
censimento dei danni riferito a:
• persone
• edifici pubblici
• edifici privati
• impianti industriali
• servizi essenziali
• attività produttive
• opere di interesse culturale
• infrastrutture pubbliche
• agricoltura e zootecnia
Per il censimento di quanto descritto il coordinatore di questa funzione si avvarrà di funzionari
dell’Ufficio Tecnico del Comune o del Genio Civile e di esperti del settore sanitario, industriale e
commerciale.
E’ ipotizzabile l’impiego di squadre miste di tecnici per le verifiche speditive di stabilità che
dovranno essere effettuate in tempi necessariamente ristretti.
10 - STRUTTURE OPERATIVE S.a.R.
Il responsabile della suddetta funzione, dovrà coordinare le varie strutture operative presenti presso
il CCS e i COM:
• Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
• Forze Armate
• Forze dell’Ordine
• Corpo Forestale dello Stato
• Servizi Tecnici Nazionali
• Gruppi Nazionali di Ricerca Scientifica
• Croce Rossa Italiana
• Strutture del Servizio sanitario nazionale
• Organizzazioni di volontariato
• Corpo Nazionale di soccorso alpino
11 - ENTI LOCALI
In relazione all’evento il responsabile della funzione dovrà essere in possesso della documentazione
riguardante tutti i referenti di ciascun Ente ed Amministrazioni della zona interessata all’evento. Si
dovranno anche organizzare gemellaggi fra le Amministrazioni comunali colpite, le
“municipalizzate” dei comuni o delle regioni che portano soccorso per il ripristino immediato dei
servizi essenziali (riattivazione delle discariche, acquedotto, scuole, servizi vari etc.).
12 - MATERIALI PERICOLOSI
Lo stoccaggio di materiali pericolosi, il censimento delle industrie soggette a notifica e a
dichiarazione o altre attività pericolose che possono innescare ulteriori danni alla popolazione dopo
un evento distruttivo di varia natura, saranno preventivamente censite e per ognuno studiato il
potenziale pericolo che può provocare alla popolazione.
13 - ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
Per fronteggiare le esigenze della popolazione che a seguito dell’evento calamitoso risultano senza
tetto o soggette ad altre difficoltà, si dovranno organizzare in loco delle aree attrezzate per fornire i
servizi necessari.
Dovrà presiedere questa funzione un funzionario dell’Ente amministrativo locale in possesso di
conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo, alla ricettività delle strutture turistiche
(alberghi, campeggi etc.) ed alla ricerca e utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come aree
di ricovero della popolazione.
Per quanto concerne l’aspetto alimentare si dovrà garantire un costante flusso di derrate alimentari,
il loro stoccaggio e la distribuzione alla popolazione assistita.
Si dovranno anche censire a livello nazionale e locale le varie aziende di produzione e/o
distribuzione alimentare.
14 - COORDINAMENTO CENTRI OPERATIVI
Il coordinatore della Sala Operativa che gestisce le 14 funzioni di supporto, sarà anche responsabile
di questa funzione in quanto dovrà conoscere le operatività degli altri centri operativi dislocati sul
territorio al fine di garantire nell’area dell’emergenza il massimo coordinamento delle operazioni di
soccorso razionalizzando risorse di uomini e materiali.
Con l’attivazione delle 14 funzioni di supporto tramite i loro singoli responsabili , si raggiungono
due distinti obiettivi: si individuano a priori i responsabili delle singole funzioni da impiegare in
emergenza e in “tempo di pace”, si garantisce il continuo aggiornamento del piano di emergenza
con l’attività degli stessi responsabili. I responsabili delle 14 funzioni di supporto avranno quindi la
possibilità di tenere sempre efficiente il piano di emergenza.
Questo consente di avere sempre nella propria sala operativa esperti che già si conoscono e
lavorano per il Piano di emergenza. Ciò porterà a una maggiore efficacia operativa fra le
“componenti” e le “strutture operative” (amministrazioni locali, volontariato, FF.AA, Vigili del
Fuoco, etc.).
Il responsabile della funzione 14 assumerà anche il ruolo di coordinatore della Sala Operativa.
Il Centro Operativo Misto (COM) è una struttura operativa decentrata il cui responsabile dipende
dal Centro Coordinamento Soccorsi vi partecipano i rappresentanti dei comuni e delle strutture
operative.
I compiti del COM sono quelli di favorire il coordinamento dei servizi di emergenza organizzati a
livello provinciale con gli interventi dei sindaci appartenenti al COM stesso.
L’ubicazione del COM deve essere baricentrica rispetto ai comuni coordinati e localizzata in locali
non vulnerabili.
Le funzioni di supporto da attuare nel COM non sono obbligatoriamente 14 ma inviduate in base al
tipo e alle caratteristiche dell’emergenza presente o in corso.
C.2 Attivazioni in emergenza
Esse rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno essere attivate dal centro
coordinamento soccorsi.
C.2.1 Reperibilità dei componenti il CCS
Alla segnalazione di possibili pericoli o di eventi calamitosi in atto si dovranno attuare le procedure
previste dal piano di emergenza dislocando immediatamente sul territorio i funzionari addetti alla
gestione dei COM.
C.2.2 Reperibilità dei funzionari della Sala Operativa
La Sala Operativa è composta dai responsabili delle 14 funzioni di supporto i quali saranno
convocati e prenderanno posizione nei locali predisposti.
C.2.3 Delimitazione delle aree a rischio
Tale operazione avviene tramite l’istituzione di posti di blocco, denominati cancelli, sulle reti di
viabilità, ed hanno lo scopo di regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita dall’area a
rischio.
La predisposizione dei cancelli dovrà essere attuata in corrispondenza dei nodi viari onde favorire
manovre e deviazioni.
C.2.4 Aree di ammassamento dei soccorritori nelle Provincie
Le aree di ammassamento dei soccorritori devono essere preventivamente individuate dalle Autorità
competenti (Regione, Provincie, Comuni) al fine di garantire un razionale impiego nelle zone di
operazione dei soccorritori.
Esse rappresentano il primo orientamento e contatto dei soccorritori con la zona colpita dall’evento.
Tali aree debbono essere ubicate nelle vicinanze dei caselli autostradali o comunque facilmente
raggiungibili per strade agevoli anche a mezzi di grande dimensioni; possibilmente lontano dai
centri abitati a rischio.
Le funzioni di supporto
L’organizzazione di base per rendere efficaci e vitali tutte e tre le parti di un Piano (parte generale,
lineamenti e modello di intervento) passa attraverso l’attuazione delle funzioni di supporto.
Le funzioni di supporto, all’interno di un Piano di emergenza, sono l’organizzazione delle risposte
che occorre dare alle diverse esigenze presenti in qualsiasi tipo di evento calamitoso.
Ogni funzione, rispetto alle altre, acquisterà un rilevo differente a seconda degli effetti causati dal
singolo evento calamitoso.
La differenziazione della risposta sarà tanto più efficace quanto più il sistema del Piano sarà
flessibile.
Attraverso l’attivazione delle funzioni di supporto si conseguono quattro distinti obiettivi:
1° obiettivo
Si individuano i responsabili per ogni funzione ed il loro coordinatore
2° obiettivo
I singoli responsabili mantengono vivo, e quindi efficace, il Piano attraverso il quotidiano
aggiornamento dei dati e delle procedure relative alla propria funzione di supporto.
3° obiettivo
In caso di emergenza i singoli responsabili di funzione assumono la veste di operatori specializzati
nell’ambito della propria funzione di supporto.
4° obiettivo
Si struttura la Sala Operativa a seconda del numero di funzioni di supporto attivate.
PIANIFICAZIONE PROVINCIALE DI EMERGENZA
LE FUNZIONI DI SUPPORTO
1 - TECNICA E DI
PIANIFICAZIONE
GRUPPI DI RICERCA
8 - SERVIZI ESSENZIALI
ENEL - SNAM - GAS -
ACQUEDOTTO - AZIENDE
SCIENTIFICA (CNR) -
Istituto Nazionale di
Geofisica - REGIONI -
DIPARTIMENTO PC -
SERVIZI TECNICI
NAZIONALI
MUNICIPALIZZATE -
SISTEMA BANCARIO -
DISTRIBUZIONE
CARBURANTE - ATTIVITA'
SCOLASTICA
2 - SANITA' -
ASSISTENZA
SOCIALE E
VETERINARIA
MINISTERO SANITÀ -
REGIONE/AA.SS.LL -
C.R.I. - VOLONTARIATO
SOCIO-SANITARIO
9 - CENSIMENTO DANNI
A PERSONE E COSE
ATTIVITÀ PRODUTTIVE
(IND., ART., COMM.) -
OPERE PUBBLICHE - BENI
CULTURALI -
INFRASTRUTTURE -
PRIVATI
3 - MASS MEDIA E
INFORMAZIONE
RAI - EMITTENTI
TV/RADIO PRIVATE:
NAZIONALI E LOCALI -
STAMPA
10 - STRUTTURE
OPERATIVE (S.a.R.)
DIPARTIMENTO PC - VV.F.
- FORZE ARMATE - C.R.I. -
C.C. - G.D.F. - FORESTALE
- CAPITANERIE DI PORTO
- P.S. - VOLONTARIATO -
CNSA (CAI)
4 - VOLONTARIATO
DIPARTIMENTO PC -
ASSOCIAZIONI LOCALI,
PROVINCIALI,
REGIONALI, NAZIONALI
11 - ENTI LOCALI
REGIONI - PROVINCIE -
COMUNI - COMUNITÀ
MONTANE
5 - MATERIALI E
MEZZI
C.A.P.I. - MINISTERO
DELL'INTERNO - SIST.
MERCURIO - FF. AA. -
C.R.I. - AZIENDE
PUBBLICHE E PRIVATE -
VOLONTARIATO
12 - MATERIALI
PERICOLOSI
VV.F. - C.N.R. - DEPOSITI E
INDUSTRIE A RISCHIO
6 - TRASPORTI E
CIRCOLAZIONE -
VIABILITA'
FF.SS. - TRASPORTO
GOMMATO, MARITTIMO,
AEREO - ANAS - SOC.
AUTOSTRADE -
PROVINCIE - COMUNI -
ACI
13 - ASSISTENZA ALLA
POPOLAZIONE
FORZE ARMATE -
MINISTERO INTERNO -
C.R.I. - VOLONTARIATO -
REGIONI - PROVINCIE -
COMUNI
7 -
TELECOMUNICAZIONI
ENTE POSTE - MINISERO
DELLE
14 - COORDINAMENTO
CENTRI OPERATIVI
COLLEGAMENTO CON I
CENTRI OPERATIVI MISTI -
TELECOMUNICAZIONE -
ACCONTO DI
TELECOMUNICAZIONI
GESTIONE DELLE
RISORSE - INFORMATICA
Criteri di massima per la pianificazione comunale di emergenza
(eventi calamitosi di cui all’art. 2, comma 1, lettera a, della legge 225/92)
Il Comune può dotarsi o meno di una struttura comunale di protezione civile e di un piano
comunale di emergenza. Tale scelta è sicuramente discrezionale, ma comunque non arbitraria e la
mancata organizzazione di una seppur minima struttura di protezione civile deve essere fondata
sulla motivazione della assoluta mancanza di tale necessità.
Il Piano Comunale di emergenza si articola in:
A - Parte generale
B - Lineamenti della Pianificazione
C - Modello di intervento
A - Parte generale
A.1 - Dati di base
A.2 - Scenario degli eventi attesi
A.3 - Indicatori di evento e risposte del Sistema Comunale di protezione civile
A.1 Dati di base
Cartografia:
• carta di delimitazione del territorio, provinciale e comunale, scala 1:200.000 o 1:150.000;
• carta idrografica, scala 1:100.000;
• carta dell’uso del suolo comunale e provinciale, scala 1:50.000
• carta del bacino idrografico con l’ubicazione degli invasi e gli strumenti di misura (pluviometri e
idrometri), scala 1:150.000 o 1:200.000;
• carta geologica, scala 1:100.000;
• carta geomorfologica, scala 1:25.000;
• carta della rete viaria e ferroviaria, dei porti, aeroporti ed eliporti, scala 1:25.000;
• cartografia delle attività produttive (industriali, artigianali, agricole, turistiche);
• cartografia della pericolosità dei vari eventi nel territorio comunale;
• cartografia del rischio sul territorio comunale.
Popolazione:
• numero abitanti del comune e nuclei familiari;
• carta densità della popolazione comunale.
A.2 Scenari degli eventi attesi
Lo scenario si ricava dai programmi di previsione e prevenzione realizzati dai Gruppi Nazionali e di
Ricerca dei Servizi Tecnici Nazionali delle Provincie e delle Regioni.
A.2.1 Rischio idrogeologico:
Alluvioni
• cartografia delle aree inondabili;
• stima della popolazione coinvolta nelle aree inondabili;
• stima delle attività produttive coinvolte nelle aree inondabili;
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private coinvolte nelle aree inondabili;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
Frane
• cartografia degli abitati instabili;
• stima della popolazione nell’area instabile;
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private nell’area instabile;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
Dighe
• tipi di crollo (sifonamento, tracimazione);
• onda di sommersione (da crollo e/o manovra degli scarichi di fondo);
• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private ubicate nell’areacoinvolta dall’ipotetica
onda di sommersione;
• indicatori

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