INCHIESTA SULLA COMMISSIONE GRANDI RISCHI
La Commissione grandi rischi, riunita prima del terremoto, si chiuse senza un testo scritto. Il documento fu firmato dopo il sisma. L’accusa del sismologo Enzo Boschi
di Manuele Bonaccorsi
«Ridicolo. In tanti anni non ho mai visto una riunione del genere della Commissione grandi rischi. Chiusa in appena mezz’ora, senza neppure un testo scritto. Il verbale dell’incontro è stato firmato solo il 6 aprile, a terremoto avvenuto». Chi parla è Enzo Boschi, presidente dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e decano della sismologia in Italia.
E l’argomento dell’intervista che Boschi ha rilasciato a left, proprio mentre si parla dell’intenzione di Bertolaso di sottrarre all’istituto la gestione della rete di rilevazione sismica, è a dir poco scottante. Potrebbe interessare, ad esempio, al procuratore della Repubblica de L’Aquila Alfredo Rossini, che cura l’inchiesta sui crolli causati dal sisma del 6 aprile e segue il filone d’indagine dedicato alla riunione della commissione Grandi rischi del 31 marzo. Filone aperto in seguito all’esposto di un avvocato aquilano, Antonio Valentini. Ipotesi di reato: mancato allarme.
Ma andiamo con ordine. Il 31 marzo il capo della Protezione civile Guido Bertolaso indice una riunione della commissione Grandi rischi, che secondo la legge è il massimo «organo consultivo e propositivo del Servizio nazionale della Protezione civile su tutte le attività volte alla previsione e prevenzione delle ipotesi di rischio». L’incontro viene indetto in seguito ai due terremoti del IV grado Richter che colpiscono L’Aquila il 29 e il 30 marzo. «Credevo che avremmo fatto le ore piccole. In questi casi, dinanzi a gravi eventi, in una zona tra le più a rischio d’Italia, la commissione si conclude solo dopo aver preso una decisione all’unanimità, messa nero su bianco in un verbale», racconta Boschi. «In una riunione in genere il verbale viene approvato alla riunione seguente. Ma questo non ha senso per la commissione Grandi rischi. Da sempre, quando l’incontro viene convocato su un preciso evento, il verbale è firmato subito», spiega Boschi. Il motivo è semplice: dalle analisi della commissione può dipendere la sicurezza di intere comunità. Il 31 marzo, invece, l’incontro appare più una riunione di condominio. Manca Guido Bertolaso, che in quel periodo è impegnato nella preparazione del G8 della Maddalena. Sono presenti il vicepresidente della commissione Barberi e il vice di Bertolaso Bernardo De Bernardinis. Sin dalle prime battute si intuisce che l’incontro è stato indetto per tranquillizzare la popolazione. «Sono le 18:45 quando De Bernardinis prende la parola e apre la riunione ma poco prima delle 19.30 la chiude d’un tratto. Senza una delibera, senza un verbale. Rimango stupito, mi sembrava che non si fosse neppure iniziato, la sala era piena di persone che non conoscevo, amministratori locali, credo», racconta Boschi. «Solo in seguito ho saputo che l’interruzione era dovuta alla conferenza stampa a cui non ero stato invitato», precisa il sismologo.
Sette giorni dopo, il terremoto sveglia nella notte tutto il centro Italia. I sismologi partono per L’Aquila per valutare la situazione. I professori Barberi, Calvi, Eva e il direttore dell’ufficio sismico della Protezione civile Mauro Dolce, tutti componenti della commissione, si riuniscono a L’Aquila. Sono le 16.30. «All’inizio della riunione, Dolce mi fa vedere gli appunti dattiloscritti dell’incontro del 31, lo stesso fa con Barberi, che li corregge. E poi tutti firmiamo. Credevo si trattasse di una formalità ma era ridicolo firmare quel foglio a terremoto avvenuto». Subito dopo si svolge una seconda riunione della commissione, che dura molto poco, il tempo di stilare un nuovo verbale nel quale si ribadisce l’«impossibilità di prevedere un singolo evento sismico». Poco dopo «la Protezione civile nazionale rilascia un comunicato, che viene ripreso dall’agenzia Asca: «Terremoto: Bertolaso, da commissione Grandi rischi nessun allarme», il titolo. Il capo della Protezione civile spiega: «Avevo chiesto la riunione perché volevo un momento di confronto. Dopo c’è stata una conferenza stampa in cui il professor Berberi e il professor Boschi hanno esaminato tutte le informazioni e hanno stabilito che non era assolutamente prevedibile alcuna situazione di terremoto più violenta di quelle che erano state registrate».
di Manuele Bonaccorsi
«Ridicolo. In tanti anni non ho mai visto una riunione del genere della Commissione grandi rischi. Chiusa in appena mezz’ora, senza neppure un testo scritto. Il verbale dell’incontro è stato firmato solo il 6 aprile, a terremoto avvenuto». Chi parla è Enzo Boschi, presidente dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e decano della sismologia in Italia.
E l’argomento dell’intervista che Boschi ha rilasciato a left, proprio mentre si parla dell’intenzione di Bertolaso di sottrarre all’istituto la gestione della rete di rilevazione sismica, è a dir poco scottante. Potrebbe interessare, ad esempio, al procuratore della Repubblica de L’Aquila Alfredo Rossini, che cura l’inchiesta sui crolli causati dal sisma del 6 aprile e segue il filone d’indagine dedicato alla riunione della commissione Grandi rischi del 31 marzo. Filone aperto in seguito all’esposto di un avvocato aquilano, Antonio Valentini. Ipotesi di reato: mancato allarme.
Ma andiamo con ordine. Il 31 marzo il capo della Protezione civile Guido Bertolaso indice una riunione della commissione Grandi rischi, che secondo la legge è il massimo «organo consultivo e propositivo del Servizio nazionale della Protezione civile su tutte le attività volte alla previsione e prevenzione delle ipotesi di rischio». L’incontro viene indetto in seguito ai due terremoti del IV grado Richter che colpiscono L’Aquila il 29 e il 30 marzo. «Credevo che avremmo fatto le ore piccole. In questi casi, dinanzi a gravi eventi, in una zona tra le più a rischio d’Italia, la commissione si conclude solo dopo aver preso una decisione all’unanimità, messa nero su bianco in un verbale», racconta Boschi. «In una riunione in genere il verbale viene approvato alla riunione seguente. Ma questo non ha senso per la commissione Grandi rischi. Da sempre, quando l’incontro viene convocato su un preciso evento, il verbale è firmato subito», spiega Boschi. Il motivo è semplice: dalle analisi della commissione può dipendere la sicurezza di intere comunità. Il 31 marzo, invece, l’incontro appare più una riunione di condominio. Manca Guido Bertolaso, che in quel periodo è impegnato nella preparazione del G8 della Maddalena. Sono presenti il vicepresidente della commissione Barberi e il vice di Bertolaso Bernardo De Bernardinis. Sin dalle prime battute si intuisce che l’incontro è stato indetto per tranquillizzare la popolazione. «Sono le 18:45 quando De Bernardinis prende la parola e apre la riunione ma poco prima delle 19.30 la chiude d’un tratto. Senza una delibera, senza un verbale. Rimango stupito, mi sembrava che non si fosse neppure iniziato, la sala era piena di persone che non conoscevo, amministratori locali, credo», racconta Boschi. «Solo in seguito ho saputo che l’interruzione era dovuta alla conferenza stampa a cui non ero stato invitato», precisa il sismologo.
Sette giorni dopo, il terremoto sveglia nella notte tutto il centro Italia. I sismologi partono per L’Aquila per valutare la situazione. I professori Barberi, Calvi, Eva e il direttore dell’ufficio sismico della Protezione civile Mauro Dolce, tutti componenti della commissione, si riuniscono a L’Aquila. Sono le 16.30. «All’inizio della riunione, Dolce mi fa vedere gli appunti dattiloscritti dell’incontro del 31, lo stesso fa con Barberi, che li corregge. E poi tutti firmiamo. Credevo si trattasse di una formalità ma era ridicolo firmare quel foglio a terremoto avvenuto». Subito dopo si svolge una seconda riunione della commissione, che dura molto poco, il tempo di stilare un nuovo verbale nel quale si ribadisce l’«impossibilità di prevedere un singolo evento sismico». Poco dopo «la Protezione civile nazionale rilascia un comunicato, che viene ripreso dall’agenzia Asca: «Terremoto: Bertolaso, da commissione Grandi rischi nessun allarme», il titolo. Il capo della Protezione civile spiega: «Avevo chiesto la riunione perché volevo un momento di confronto. Dopo c’è stata una conferenza stampa in cui il professor Berberi e il professor Boschi hanno esaminato tutte le informazioni e hanno stabilito che non era assolutamente prevedibile alcuna situazione di terremoto più violenta di quelle che erano state registrate».
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