L'associazione persegue finalità di solidarietà sociale, civile e culturale, con l’obiettivo di informare e tutelare i cittadini delle zone incluse nel cratere sismico del 6-4-2009, per ottenere il pieno riconoscimento dei nostri diritti di procedere alla ricostruzione e riqualificazione partecipata delle zone danneggiate, secondo i criteri della massima trasparenza e della maggior efficacia, scongiurando il rischio di smembramento e dissoluzione socio-culturale delle popolazioni colpite.

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ULTIMO AGGIORNAMENTO 10 Gennaio 2011



MARCHE E UMBRIA / ABRUZZO

Un continuo paragone tra le due strategie di ricostruzione, UN VOLANTINO per pubblicizzare l'efficentismo ma...

Un paragone chiaro ed efficace richiede però un’attenta analisi dei dati di fatto, dei numeri, della realtà dei due programmi e degli effetti previsti e verificati.

67.500 i cittadini abruzzesi evacuati dalle proprie abitazioni nelle ore successive al sisma del 6 aprile. Poco più di 22mila gli sfollati umbri e marchigiani nel 1997. Precisamente un terzo di quelli aquilani.


In relazione a ciò, i fondi programmati e stanziati dal governo italiano e dalla regione Umbria (attraverso diversi mutui contratti dall’ente regionale al preciso scopo della ricostruzione) ammontavano complessivamente a 15mila miliardi di lire. 7,75 miliardi di euro.

Per il dramma aquilano, con proporzioni di devastazioni triplici, lo stato italiano stanzia appena 5,8 miliardi di euro, cui vanno aggiunti i 4 miliardi programmati dal CIPE e sottratti dalla quota di fondi previsti per lo sviluppo nel Mezzogiorno e i 470 milioni stanziati dall’Unione Europea.

10,2 miliardi complessivi, comprensivi di risorse finalizzate allo sviluppo economico, alle esenzioni fiscali, ai sistemi contributivi e ai lavori di messa in sicurezza, per una porzione di paese che, invece, secondo i resoconti ufficiali dell’Unione Europea per la sola ricostruzione infrastrutturale necessiterebbe di oltre 10 miliardi di euro.

Una comparazione accurata tra i due sistemi di spesa, richiede un’analisi dettagliata per il capitolo di spesa più importante: gli stanziamenti per la ricostruzione privata.

Per Umbria e Marche, a fronte di 27.781 interventi di ricostruzione per edifici privati, vennero stanziati oltre 5 miliardi di euro. In Abruzzo il monte complessivo di fondi per la ricostruzione privata ammonta a 3,1 miliardi di euro, spalmati dal 2010 al 2032, per un numero di abitazioni colpite oltre a 34mila unità escluse le case A

Esclusi eventuali fondi FAS, per i primi 4 anni saranno disponibili 800 milioni di euro. Meno di quanto messo a disposizione nello stesso tempo per Umbria e Marche.

Altro confronto, quello sulla strategia di ricostruzione. In Umbria dopo 3 anni, il 65% delle persone era tornato nella propria casa perfettamente a norma o abitava in una casa di nuova costruzione al posto di quella vecchia. Il restante 35% usufruiva del contributo di autonoma sistemazione o dei moduli abitativi temporanei (l’11%).

Per L’Aquila il piano di ricostruzione ha concentrato l’attenzione sul piano C.A.S.E. piuttosto che sui moduli in legno. L’assenza di un vero piano di realizzazione di case in legno o mobili (con un costo pari ad un terzo di quelle temporanee in cemento armato e prive di problemi di impatto ambientale) ha comporto ancora la presenza, di diverse decine di migliaia di persone assistite dalla Protezione Civile.

Infine, ultimo raffronto: la questione dei tributi. Un raffronto immediato. Sospensione del pagamento delle tasse per due anni e recupero del 40% degli arretrati dopo 12 anni in Umbria. Sospensione del pagamento dei tributi per 16 mesi e recupero del 100% degli arretrati per l’Abruzzo.

1 commento:

Adalberto ha detto...

Per approfondire la conoscenza delle problematiche relative alla ricostruzione soprattutto ai ritardi che hanno portato al'abbandono di una parte del centro storico di Nocera Umbra ho contattato il comitato Res Publica di N. Umbra il sig. Giuseppe Pesciaioli ha dato la disponibilità ad incontrarsi in un assemblea cittadina per illustrare i guasti di una ricostruzione che dopo 13 anni lascia in abbandono una parte del centro storico.