L'associazione persegue finalità di solidarietà sociale, civile e culturale, con l’obiettivo di informare e tutelare i cittadini delle zone incluse nel cratere sismico del 6-4-2009, per ottenere il pieno riconoscimento dei nostri diritti di procedere alla ricostruzione e riqualificazione partecipata delle zone danneggiate, secondo i criteri della massima trasparenza e della maggior efficacia, scongiurando il rischio di smembramento e dissoluzione socio-culturale delle popolazioni colpite.

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ULTIMO AGGIORNAMENTO 10 Gennaio 2011



IL POPOLO DELLE CARRIOLE

L'Aquila rinasce dalle sue macerie



LO SGUARDO ESTERNO DI AFFETTUOSA IRONIA







DALLA VOCE DEI CITTADINI CHE VI HANNO PARTECIPATO

"Anche se questo è soltanto un insignificante inizio,la speranza che custodivo segretamente nel mio cuore diventa coraggio.Raccolgo e raduno i frammenti dei miei sogni"

La rimozione delle macerie può e deve essere l'occasione per ricostruire quel tessuto sociale che si è sfilacciato e in certi casi lacerato dopo il terremoto.
Impiegare il nostro tempo libero per stare insieme ma, anche e soprattutto, per riappropriarsi della città - non in modo passivo, ovvero con le rattristanti passeggiate sotto i ponteggi che hanno sostituito quelle sotto i portici, ma prendendo parte attivamente alla "rimessa in opera" del centro storico.

Selezionare e rimuovere le macerie ha anche un importante valore psicologico e catartico: ritrovare e radunare i frammenti delle proprie ed altrui vite, del proprio passato e di quello dell'Aquila, sapendo che potranno servire come base per la rinascita della città e quindi dei suoi abitanti, significa porsi in posizione attiva nei confronti della catastrofe che abbiamo condiviso il 6 Aprile, e questo aiuta a superare il peggiore e più disintegrante dei vissuti: quello di impotenza.

Una sensazione che non può essere superata se altri decidono per noi, se altri si pongono come depositari del "sapere cosa è meglio per noi".

Perfino la rabbia e l'aggressività repressa in questi mesi potrà trovare sfogo in modo costruttivo, venendo sublimata nel lavoro manuale di rimozione dei detriti.

Un lavoro non scevro da momenti di riflessione e di commozione, perché ognuno di quei frammenti porta con sé il carico emotivo della sua storia, a volte vecchia di centinaia di anni, a volte recentissima, in un mescolarsi di oggetti antichi e moderni, preziosi come un pezzetto di intonaco affrescato o simboli della effimera civiltà dell'usa e getta, come un bicchiere di plastica.

Chi ha dipinto con pazienza certosina quell'affresco 500 anni fa? chi ha bevuto da quel bicchiere nella serata del 5 Aprile 2009? domande apparentemente diversissime, come è diversa l'emozione che le accompagna, ma che fanno parte di una esperienza unica - è un vero "toccare con mano" il terremoto: una sensazione che molti provano o proveranno per la prima volta.

Quei frammenti di oggetti, pezzi di mobili, libri, pagine di riviste che emergono dai detriti sono briciole di vita affioranti che sembrano dirti che in mezzo a quei mattoni, pietre, calcestruzzo sbriciolato è rimasta intrappolata l'esistenza di una città intera: quando non nel corpo, sicuramente nello spirito.

Per questo, occorre ricordare, a noi stessi e a chi ci rappresenta, che non si tratta di RIFIUTI, ma dei pezzi dell'Aquila e delle esistenze dei suoi abitanti, frammentate proprio come quegli oggetti in mezzo alle macerie, esistenze dove il coraggio, la caparbietà, la dignità sono il puntellamento che cela al suo interno i vissuti di distruzione e sfaldamento, accentuati dalla diaspora che ha seguito il sisma.

Ricomporre quei pezzi e farli tornare parte di un tutto, è ricostruire se stessi.

Ecco perché non si può prescindere dalla differenziazione sul posto.
Se da un lato occorre recuperare gli oggetti, dall'altro occorre recuperare i materiali. Coppi, mattoni, pietre, mattonelle; elementi architettonici di valore storico... non si può pensare di recuperare tutto in seguito. Selezionare e raccogliere i materiali provenienti dai vari edifici, accatastandoli nei pressi della costruzione stessa o comunque contrassegnandoli in modo che ogni stock di materiale recuperato resti collegato all'edificio da cui proviene: un lavoro indispensabile perché la città rinasca dalle sue macerie.

Ovviamente non si tratta di sostituirsi o di intralciare il lavoro di coloro che sono deputati allo smaltimento delle macerie (e che si spera, ora, dopo la smossa data dal Popolo delle Carriole, cominceranno a fare sul serio), l'obiettivo per ora è ripulire Piazza Palazzo, non certo tutti e 4 i milioni di tonnellate di detriti che, da notare, diventeranno molte meno una volta recuperati i materiali da riciclare.

Ben vengano quindi queste "gite con la carriola" in centro storico, certamente più gratificanti di un pomeriggio a vagare come fantasmi spersonalizzati nella galleria dell'Aquilone o a sudare in palestra impegnandosi in esercizi fisici afinalistici!
LiberiAMO la città!

"Anche se questo è soltanto
un insignificante inizio,
Ora la speranza
che custodivo segretamente nel mio cuore
diventa coraggio
Raccolgo e raduno i frammenti dei miei sogni
sparsi in mille pezzi
Un passo, poi un altro
Questa diventerà la risposta."

"Come la Fenice rinasce dalle sue ceneri
L'Aquila deve rinascere dalle sue macerie."
--
©Sara Hay

99 piazze con le chiese,
pure 99 le cannelle;
è ora che levemo 'sse macerie
cumincemo a pijjà le callarelle.

Abbiamo visto la "marcia delle carriole" da Paganica, tutti in fila con le loro pale e callarelle e perfino l'asinello, per contribuire a ripulire L'Aquila.
Bisognerebbe far così da tutti i paesi del cratere...

Sarebbe un pò come rivivere la storia della fondazione della città... "99 rocche messe a morra e l'Aquila aju cielu aprì le scelle".

Ancora una volta gli abitanti dei paesi si riunirebbero, stavolta per RIcostruire L'Aquila, ripartendo dalle Macerie.
(E in seguito non sarebbe male se gli aquilani contribuissero alla rinascita dei paesi, in uno scambio fra intra moenia ed extra moenia esattamente come dopo la fondazione).

[Come molti sanno, la nostra città fu costituita dall'unione di molti villaggi della zona (99, secondo la tradizione), ognuno dei quali costruì un quartiere che rimase legato al villaggio d'origine e fu considerato parte dello stesso per circa un secolo. Nella nuova città demaniale i cittadini dei castelli inurbati dentro le mura (intra moenia) e quelli rimasti nei castra d'origine (extra moenia) mantengono gli stessi diritti civici e nell'uso delle proprietà collettive.]

E così, nel nome di Sallustio (o Sallustru, o San Lustio se preferite):

O gente di L'Aquila,
L'Aquila s'è desta
Dell'elmetto di sicurezza
S'è cinta la testa.
A Piazza Palazzo
Con le carriole
I guanti e le pale
E Sallustio esultò!
SÌ!
a cura di SARA HAY

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