L'associazione persegue finalità di solidarietà sociale, civile e culturale, con l’obiettivo di informare e tutelare i cittadini delle zone incluse nel cratere sismico del 6-4-2009, per ottenere il pieno riconoscimento dei nostri diritti di procedere alla ricostruzione e riqualificazione partecipata delle zone danneggiate, secondo i criteri della massima trasparenza e della maggior efficacia, scongiurando il rischio di smembramento e dissoluzione socio-culturale delle popolazioni colpite.

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ULTIMO AGGIORNAMENTO 10 Gennaio 2011



CRISI

a cura di Ezio Bianchi

E’ crisi di crescita: fors’anche una possibilità di risveglio per qualche spirito pigro ancora in sonno, che vede solo nel tempo il miglior medico, o per altri occasione di abbandonare definitivamente i vecchi pregiudizi e rendersi conto che stavolta è diverso: il terremoto ha costretto al cambiamento ciascuno di noi ed obbliga alla massima trasparenza; di conseguenza è bene rapportarsi agli altri presumendo la buona fede., e non vergognandosi di chiedere conto o di rendere conto.
Vorremmo poter avere un po’ di fiducia anche nei confronti dei nostri amministratori se accettassero il dialogo: insistono nel vecchio modo di porsi , e non hanno capito che la trasparenza è d’obbligo, ora. Come la fiducia.
Lo è perché prerequisito alla partecipazione, senza la quale nessun futuro è possibile. Qualcosa è cambiato, a L’Aquila, quel 6 di Aprile dello scorso anno.
La trasparenza ci serve per conoscere lo stato delle cose, gli atti, le intenzioni, la partecipazione per progettare noi il nostro futuro.
Ma dobbiamo essere in tanti a partecipare, non certo solo i 6000 delle carriole.
Le carriole sono solo un simbolo della nostra presa di coscienza : possiamo farlo!
Siamo all’inizio di un movimento, ancora deve cominciare un’azione di contrasto che possa dirsi tale: e non la si organizza solo con le carriole o la resistenza.
Avremo la fase della proposizione e dell’azione in cui sarà possibile ad ognuno esprimere il meglio ma sarà la crescita della consapevolezza globale e la capacità di fronteggiare realmente le nuove sfide come movimento che permetterà la selezione della nuova classe dirigente. Le mezze misure non servirebbero a nessuno, nell’Aquila del futuro: o sarà molto meglio di prima, oppure L’Aquila non sarà, perché gli altri paesi non staranno sempre a guardare e non possono comunque permettersi un centro direzionale non eccellente, vecchio e frenante.
Un pit-stop necessario a individuare il percorso più adatto al momento presente: guai a pensare d’aver vinto la partita prima ancora che l’avversario mostri d’aver guardato le carte.
E gli avversari sono tanti: commissari, vice commissari, governatore, sindaci, consiglieri, amministratori, non solo di condominio ma anche, consiglieri e presidenti vari, la burocrazia, anche quella minuta, la piccola borghesia aquilana che rivendica il ruolo di parassita, le imprese di un certo tipo, quelli che ridevano, quelli degli affitti triplicati, quelli che facevano scorte di tutto oltre il necessario, quelli che stanno sfruttando il terremoto per mettere qualche soldo da parte, clero, partiti e istituzioni che dormono , e , buon ultimo arrivato, il partito dell’amore che vince sull’odio.
Ma uno sguardo ego centrato, pur necessario per sopravvivere, non aiuta ad individuare obiettivi ambiziosi di medio e lungo periodo, nè un progetto ampiamente condiviso.
Poi c’è la fretta, la stanchezza, l’immaturità che, per fortuna, si compensa con l’integrità morale, la forza, la passione.
Gli errori possono derivare dalla provocazione, dalla virulenza oscena di avversari in cerca di consenso elettorale, ma tranquilli, non sono quelli i nostri termini di confronto.
Qualche passo indietro è inevitabile, ma siamo solo nella fase del risveglio: un po’ d’acqua fresca sulla faccia, e via con nuova energia e con la voglia netta di recuperare, di mettere a punto il meccanismo, nella comune convinzione che vanno messi da parte egoismi e piccole questioni, che la lotta è comune, è di tutti, è una lotta per l’acquisizione della consapevolezza che se non riusciremo a rifare una città migliore di come era prima meglio sarebbe stato far le valige subito: meno stress per tutti.
Nelle prime fasi di un movimento è abbastanza ovvio che chi ha più forza la mette, non significa certo ipotecare futuri equilibri, è lo stato collettivo di necessità che porta il capace del momento a esprimere con maggior forza il messaggio. Altri momenti richiederanno altre persone “capaci” che vanno incoraggiate ad assumere, in trasparenza, responsabilità, non bloccate: ne va dell’interesse collettivo. L’importante è riuscire ad individuare un metodo di confronto interno improntato a valori di trasparenza, propositività, coerenza, fiducia, riscontro, possibilità di controllo, un metodo che ci consenta di rapportarci al mondo esterno con la velocità che tale mondo ha, senza rallentamenti o blocchi. Un metodo diverso da quelli che abbiamo utilizzato fino ad ora, che ci vede protagonisti tesi a realizzare il proprio credo a scapito dei compagni di cordata, che tenga conto della comune esperienza vissuta, e delle crisi vissute nel dopo terremoto, che superi la paura, paura di perdersi, di perdere, di essere sconfitto, o , peggio, ed è il vero problema dell’Aquila, che l’altro si avvantaggi!
Fiducia reciproca, trasparenza, esplicitazione degli obiettivi, coerenza sono da assumere a parametro valoriale di un modo di rapportarci, di essere individui proattivi a L’Aquila oggi, in questa fase di transizione.
Consapevoli che solo trasformando la sofferenza che ci ha accomunato in umiltà, tolleranza, attenzione all’altro può svilupparsi un modo di vivere più adatto al futuro de L’Aquila: potrebbe essere questo il vero tesoro, l’aver capito la lezione del terremoto.

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