A SETTE MESI DAL SISMA
Per una scelta ideologica di saltare la fase intermedia, passando direttamente dalle tende a case vere, evitando inizialmente i M.A.P. per L’Aquila e per le sue frazioni, nonché qualsiasi forma di modulo removibile, una gran parte della popolazione aquilana continua ad essere sottoposta ad un pendolarismo difficile e pieno di disagi, che rende quasi impossibile una presenza attiva per far ripartire la città. Lo shock subito e la condizione precaria in cui versa gran parte della popolazione ha favorito un totale affidamento alle istituzioni e ha limitato di molto le capacità critiche e di analisi di quanto accadeva. La rabbia e l'orgoglio sono dolorosamente comprensibili e condivisibili di coloro che si vedono costretti ad allontanarsi dal proprio territorio, oppure ad utilizzare case non sicure pur di non perdere il posto di lavoro. Si accresce quando si viene a conoscenza di tanti anziani, costretti a stare lontani dai figli e dai nipoti, nonostante aver già subito il dolore nel vedere i sacrifici di una vita distrutti in pochi minuti. La vita della città non può ripartire senza il suo tessuto sociale e i giovani che si ammassano, senza i necessari controlli, lungo la statale 80 o nello spazio dell’Aquilone ci spingono a considerare l’importanza degli spazi sociali, che in questa apparente ricostruzione sono stati finora dimenticati.
Chi ha cercato di riaprire le proprie attività commerciali è stato sottoposto spesso a cifre eccessive per gli affitti del terreno e non ha avuto quasi nessuna facilitazione dallo stato.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento